Wilde iniziò il suo giro di conferenze in America parlando del "Rinascimento Inglese"; del testo di tale conferenza non ci rimangono che poche parti, ma sappiamo che andava predicando una rinascita dell'Inghilterra, rinascita, naturalmente, sotto l'insegna dell'estetismo. Mobilio, arredo, carte e stoffe dovevano armonizzarsi tra loro, creando un tripudio dell'estetica wildeiana (che non era altro che una rivisitazione delle idee di Ruskin, Pater e Rossetti), effetto molto lontano dai pesanti arredi pseudo-barocchi e stupidamente elaborati interni vittoriani. Le conferenze stesse, e tutto quanto seguì, i racconti, il Dorian Gray, le poesie, le pose, tutto era, a dir la verità, improntato su un 'anti-vittorianesimo' di fondo. Wilde non sopportava l'ipocrisia e la philistia della classe borghese che non ammetteva di conoscere il vizio, predicava l'ipocrisia e il messaggio morale, presente ovunque nella società dell'epoca, era a dir poco nauseante. Ora, Wilde non lo sapeva (lo scoprirà molto più tardi), ma il messaggio che lui lanciava in America e poi in Inghilterra come "Rinascimento Inglese", cirondarsi di begli oggetti estetizzando così la propria vita, era in relatà lo stesso atteggiamento verso l'arte che in Francia, a Parigi, Joris-Karl Huysmans, Maurice Rollinat, Jean Lorraine, Paul Verlaine, Edmond Goncourt, ed altri ancora definivano malato ma estremamente piacevole. In ordine, gli autori citati espressero la propria adesione al decadentismo con: "Controcorrente" (la vera Bibbia dei decadenti), "Les Névroses", una raccolta di poesie fortemente simili a quelle di Baudelaire, "Modernité" apparso in "Le Chat noir" del 1882 e "Bathylle" sulla stessa rivista, "Art poétique", un trattato sulla poesia in cui Verlaine liquidava tutti i versi non musicali e non sfumati come mera letteratura, "La Faustin" e "Manette Salomon" di Goncourt. Tutti questi poeti, scrittori, critici e dandies sostenevano le medesime cose che Wilde aveva pressapoco espresso durante le sue tournée. Inizialmente Wilde si fece trasportare dal turbinìo malato ed incessate dei decadenti, ma presto si risollevò e mutò (di poco, in verità) il suo atteggiamento verso l'estetica, inserendo qua e là del senso pratico, ma rimando pur sempre un decadente, nonostante i suoi sforzi per non apparire tale. L'atteggiamento del decadente verso la vita è lo stesso che può avere un dandy; al contrario, un decadente, come un esteta, può non essere un dandy, come nel caso di Huysmans che, nonostante tutto il suo predicare l'estetismo, finisce comunque per giudicarlo malvagio e pericoloso; Huysmans si farà cattolico, dopo essere passato dal realismo di Zola, al simbolismo dei decadenti con "Controcorrente" o "A ritroso" (1884), a seconda delle traduzioni italiane del testo. Il personaggio principale, anzi, si potrebbe dire l'unico personaggio del romanzo, è Des Esseintes, un dandy oppresso dallo spleen, depresso e desideroso di staccarsi completamente e per sempre dalla volgarità che lo circonda. Huysmans non ha però in simpatia il proprio personaggio: ogni capitolo è una parabola di un piacere consumato, per i libri, i profumi, i gioielli o i piaceri sessuali; ma se ogni sua esplosione di energia si sgonfiava e Huysmans negava la propria simpatia al personaggio, il jusqu'au-boutisme del protagonista ne riscattava quasi l'assurdità e impediva che fosse del tutto screditato. Des Esseintes predispone la sua villa fuori città come un tempio dell'estetismo, considerando i colori, i quadri e gli arredi come visti al buio, essendo intenzionato a vivere principalmente di notte; dà ordini precisi ai domestici, ai quali raccomanda di non mostrarsi mai a lui, se non in casi strettamente necessari; assume per l'ultima volta uno squadrone di sarti, istruiti sulle Huysmans in una foto dell'epoca della sua conversione al cattolicesimo, poco prima di moriresacre leggi del dandismo, incaricati di confezionargli in breve tempo tutto l'elegante guardaroba di cui avrà bisogno. E, finalmente, si chiude in casa. Des Esseintes passa così il tempo diviso tra i ricordi della sua vita passata, tra le sofferenze e i bisogni che una vita di clausura gli impone, a leggere Platone, Orazio, Ovidio, Petronio, Dante, Baudelaire, Poe; ad ammirare i suoi quadri preraffaelliti. I pensieri scorrono tranquilli e rilassati inizialmente, ma si faranno presto malati, spasmodici, da incubo. Des Esseintes inizierà a soffrire, ad ammalarsi, ma sarà sempre più felice di essersi ritirato per sempre dalla vita rozza e volgare che lo circondava; ma peggiorerà, e rischierà la vita, finchè il medico gli ordinerà di tornare immediatamente alla vita cittadina, tra la gente viva e le distrazioni. Des Esseintes, per non morire di spleen, sarà costretto ad accettare. (per il fascino che la figura dello sconfitto esercita sul dandy, vedere le pagine sulla Religione e sulla Politica). A metà del maggio del 1884 uscì il romanzo decadente per antonomasia. Whistler si era precipitato l'indomani stesso a congratularsi con Huysmans per il suo "libro meraviglioso"; Bourget, in quel periodo amico intimo di Huysmans come di Wilde, ne rimase affascinato; Paul Valéry lo definì "la [sua] Bibbia e il [suo] livre de chevet", e tale divenne anche per Oscar Wilde che dichiarò al Morning News: "Quest'ultimo libro di Huysmans è uno dei più belli che io abbia mai letto". Lo si recensiva ovunque come la guida del decadentismo. Il suo eroe, Des Esseintes, era dandy, raffinato, erudito, débauché, i suoi desideri e i suoi piaceri raffinés oltre qualsiai esempio; Des Esseintes "aveva trascorso la vita cercando di realizzare nel secolo decimonono tutte le passioni e i costumi che appartenevano agli altri secoli, e di riassumere in sè tutte le esasperazioni attraverso le quali era passato lo spirito del mondo, prediligendo per la loro artificiosità le stesse rinunce che gli uomini hanno stoltamente chiamato virtù, oppure le spontanee ribellioni che gli uomini saggi si ostinano a definire peccati". In altre parole, era un libro "velenoso". Al terribile romanzo di Huysmans si ispirarono numerosi scrittori, e moltissimi altri gli resero omaggio esplicitamente o implicitamente, come nel caso di "Il piacere" di d'Annunzio, o "Il ritratto di Dorian Gray", in cui Lord Henry fa leggere a Dorian un misterioso libro dalla copertina gialla (uno dei colori-simbolo dell'estetismo), libro che sconvolge totalmente il protagonista (dice il romanzo di Wilde: "il protagonista del libro, il meraviglioso giovane parigino... divenne per [lui] l'immagine simbolica di un precursore. E il libro finì per apparirgli come la storia della sua vita, scritta prima ancora che egli l'avesse vissuta"), convertendolo ancora più a fondo ai dogmi estetico-decadenti che pervadono tutto il romanzo di Oscar Wilde. Tuttavia, l'autore di Dorian Gray non si ispira solo a "Controcorrente", ma tratti caratteristici del libro letto da Dorian Gray riconducono facilmente anche a "Il Rinascimento" di Walter Pater, un'altro testo chiave del dandismo wildeiano, oggi purtroppo caduto nel dimenticatoio.