Il dandy ama la musica come ama qualsiasi altra forma d'arte. Fa eccezione Wilde, che la trovava estremamente noiosa. Baudelaire scrisse invece Arrangiamento in nero (ritratto di Pablo de Sarasate), 1884. Olio su tela di Whistler.un trattato sulle melodie di Wagner, difendendolo laddove altri - molti altri - , lo canzonavano; di enorme importanza è l'amicizia tra questi due artisti, sorretta anche da un voluminoso scambio letterario. Anche Listz era tra i musicisti preferiti da Baudelaire. Molto tempo dopo, Beardsley riprese il tema di Wagner (ricordate il "crepuscolo degli dei" di Wagner?), ancora scottante all'epoca, arrivando persino a tenerne un ritratto in camera. Wilde disse, a proposito del compositore tedesco: "Mi piace la musica di Wagner: è così rumorosa che si può tranquillamente parlare col proprio vicino senza farsi ascolate da altri", ma questo non conta molto, dato che probabilmente Wilde pensava la stessa cosa anche degli altri compositori. Da non dimenticare l'importante apporto di Jean Cocteau all'associazione di compositori francesi detto "Gruppo dei Sei" - composto da Darius Milhaud, Georges Auric, Francis Poulenc, Arthur Honegger, Germaine Tailleferre, Louis Durey- , o più semplicemente "I Sei"; questi, in contrasto col crescente interesse per la dodecafonia di Schonberg e sviluppata dai suoi fedeli adepti Berg e Webern, Jean Cocteau con Arthur Honnegger e la moglie di questi.iniziarono a professare un ritorno alla classica musica 'impressionista' (i maggiori maestri di questo curioso gruppo furono Eric Satie, e certamente Claude Debussy), scegliendo come temi per le loro opere e titoli per le composizioni, rimandi alla classicità ellenica (Socrate, Platone, ...) o latina. Non stupisce che Cocteau, da sempre attratto dal neoclassicismo, diventasse in breve tempo una sorta di vate poetico per i Sei, scrivendo anche il loro manifesto, intitolato "Il gallo e l'Arlecchino". Nel 1958 Poulenc musicò il dramma di Cocteau intitolato "La voce umana" (che non ebbe molto successo), e, nel 1961 lo splendido poema "La dama di Monte-Carlo". Ed ecco il dandy-musicista per eccellenza: Maurice Ravel. Dopo aver letto lo scandaloso "Controcorrente" di Huysmans, entrò in contatto Illustrazione per La morte di Artù, 1893. Disegno di Beardsley.coi gruppi di esteti francesi della fine dell'ottocento e, rimanendo affascinato dall'ambiente, si fece un attento promotore del culto di sè. Dandy supremo, non smise di portare i suoi raffinati abiti gessati neanche nel dopoguerra - quando ogni eccesso era quasi proibito per forza di cose -, diventando così un nobile maestro di dandismo demodée, come quello dello scrittore Raymond Russel, che non abbandonò mai gli alti colletti rigidi removibili per quelli troppo molli e volgari importati dagli americani. Un ultimo appunto: il pittore James Whistler, come avrete già notato dal titolo del bellissimo ritratto del violinista de Sarasate, aveva una speciale teoria artistica, secondo la quale la musica non era molto dissimile dalla pittura; e, per dimostrarlo, diede a molti dei suoi quadri titoli come "Composizione in nero e grigio", o "Sinfonia in bianco", "Scherzo per blu e giallo", eccetera. Molto interessante a questo proposito è il sito della celebre pianista Cristina Ariagno che analizza la musica di questo periodo detto giustamente dell'Art Nouveau, attraverso articoli, recensioni, saggi, fotografie.