Ce li ricordiamo tutti. In tanti film. E nei nostri frequenti viaggi oltre confine in Francia. I fari gialli delle auto francesi erano come il muscadet con le ostriche, icona materiale di un’atmosfera nazionale. Adottate nel 1939, leggenda dice per distinguere i veicoli francesi da quelli degli invasori tedeschi, resistono fino al 1993, quando la pressione della comunità europea comincia la sua meticolosa opera livellante ed omologante. Abbagliavano meno delle luci bianche – altra teoria sostiene che fu proprio questa la ragione della loro scelta – e davano alle auto un’aria molto fané, una grande carica retrò che su alcuni modelli raggiungeva un fascino terribile. Non so se le avrei mai volute sulla mia auto ma so di certo che era un'altra di quelle immagini dell’epoca classica che è morta sotto la scure dell’uniformazione. La bellezza è sempre nelle differenze, bene di cui ...[continua]
Yukio Mishima, per tutto il corso della sua breve vita (14 gennaio 1920 - 25 novembre 1970), ha fortemente voluto che l’opera venisse declinata alla luce dell’azione, del gesto muscolare, addirittura della postura.Era ossessionato dalla purezza, dalla cura del corpo, dal rapporto tra erotismo e morte (nel 1955 aveva conosciuto a Parigi Georges Bataille, e si trattò di un incontro per lui cruciale), dal culto del «sole della morte», dalla ricerca di un’ascesi possibile nel secolo che aveva abiurato all’assoluto. Dall’odio per la democrazia e per il materialismo.Volle indossare i panni di un antico samurai e di un San Sebastiano. Già a vent’anni il suo motto era questo: «Vivere e morire per l’imperatore». Il valore intrinseco della lettera non poteva bastargli, era semmai la parte certo non secondaria di un insieme convulso, tempestoso, nevrotico.«Il mio stile», affermava, «teneva il petto...[continua]
Il sempre interessante Carlo Cavicchi dal mensile Quattroruote del 18|09|2020 :Fino a due anni fa percorreva 60 mila chilometri all’anno in auto, puntualmente al volante di grosse berline tedesche che lo aiutavano a macinare strada. Poi, a 91 anni ha detto basta con questo ritmo e ha pensato bene di smettere con il lavoro. Patente immacolata, assicurazione linda e quindi al minimo, zero incidenti, rarissime le contravvenzioni. Si tratta del padre di un mio carissimo amico, un signore molto distinto da sempre innamorato delle automobili che in gioventù, sul calare degli anni 50, era stato un ottimo pilota vincitore anche di un titolo tricolore.L’anno scorso ha partecipato, presumibilmente, alla sua ultima gara con sulle fiancate il numero 92 in onore dei suoi anni. Guida ancora stupendamente ma quello che più conta è che ha lo stesso spirito degli anni giovanili e giorni fa ne ha dato una...[continua]
Un interessante di Carlo Cavicchi su Quattroruote 31 luglio 2020 parte da una vettura in particolare per decretare la fine di un epoca. La nostra. Questa storia, lo premetto, trasuda dolore. C’è una vettura che è piaciuta a tutti, che clamorosamente ha rischiato di diventare la vettura dell’anno, titolo perso d’un soffio, che offre tanto e costa tutto sommato una cifra accessibile, che però fuori dalla Francia non si vende. La nuova Alpine Renault nasce in uno stabilimento con 400 dipendenti e una capacità produttiva di 150 veicoli al giorno, ma ne escono alla fine soltanto 7. E sul suo futuro le nubi si fanno sempre più nere. Possibile? È così, ed è pure la riprova che le coupé eccitanti da guidare non hanno più mercato. Ci hanno provato in tanti, dai tedeschi ai giapponesi, ma il risultato è sempre lo stesso: i numeri sono sconfortanti. Vendono soltanto, nella proporzione legata a cifr...[continua]
Gianni Agnelli e quelle lancette speciali a bordo di una Ferrari ancora più speciale: due miti che si incontrano al volante. Nel 1955 Agnelli decise di acquistare una rarissima Ferrari 375 America Pininfarina con telaio 0355 GT. All’epoca, l’imprenditore torinese non aveva ancora legato il suo nome in maniera indissolubile con la casa di Maranello, ma l’amore per il Cavallino Rampante era già sbocciato. Nel suo personalissimo garage erano già presenti una 166MM e una 212 Inter coupé: la scelta per la Ferrari numero tre della collezione ricadde su quella che era all’epoca il top della gamma, un modello riservato soltanto ai clienti più affezionati della casa automobilistica. Una, per dire, era stata acquistata da Federico Rossellini per la moglie Ingrid Bergman.L’Avvocato, ovviamente, ne scelse una versione personalizzata in diversi dettagli. Il tettuccio trasparente, un part...[continua]
Ferrari Testarossa Spider: la storia dell’esemplare unico dedicato a Gianni Agnelli Era il 1986 e Gianni Agnelli, nel ventennale della sua presidenza della Fiat, “ricevette” in regalo un dono molto speciale, praticamente unico, nel verso senso del termine. Si trattava della Ferrari Testarossa Spider, esemplare unico realizzato dalla Casa di Maranello per questa importante ricorrenza e che fece felice l’Avvocato, sempre grande amante delle supersportive e delle auto da collezione, specie quelle con il cavallino sulla carrozzeria. Diciamo, però, che fu proprio il patron della Fiat a volersi fare “un regalo”, e che regalo! Ferrari, visto il mandante, dovette solo eseguire e questo fu il risultato che vi raccontiamo oggi. Nella sua posizione, era facile esaudire ogni suo desiderio. Così pensò bene, nonostante aves...[continua]
“Penso di essere nato più che designer, ingegnere, poiché la mia passione è quella di risolvere problemi...”. Era un grande personaggio, Renato Sonny Levi, morto a 90 anni in Inghilterra dopo una vita di successi. La nautica gli deve molto.Nasce a Karachi, in India, dove la famiglia si era trasferita negli Anni Venti, per portare avanti la sua attività di costruzioni navali con il marchio Afco. Sonny (il nomignolo è della tata, che non riesce a pronunciare bene il nome italiano) studia in Francia a Cannes, quindi torna in India e allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si arruola nella RAF.Nel primo Dopoguerra studia Ingegneria aeronautica, disegna aerei e barche veloci, influenzato anche dalle commesse per la fornitura di motonavi veloci per il governo indiano vinte dal cantiere del padre. Sarà proprio quest’ultimo a chiedergli aiuto come progettista e da qui nasce la sua...[continua]