Molti Cavalieri conoscono ed amano le corride, altri non hanno dimestichezza con le forze che essa agita negli animi sensibili alla bellezza e alla verità. Mi piacerebbe che un loro pari possa, senza pretese di sapere più di quanto abbia visto e vissuto, suscitare il desiderio di avvicinarsi a questo mondo di forti sapori e comprendere come mai sia considerato una delle Nove Porte. FERIA DE ABRIL, SEVILLA 2018 - IMPRESSIONI DI UN CAVALIERE La corrida è un'esperienza che può essere trasmessa solo dalla nostra parte emotiva ad altre. Non pretendo di scriverne, ma avverto la necessità di esprimere quanto ho vissuto. Tornato a Milano, il rumore prova a sommergere pensieri e ricordi della Feria, ma le chiarine della Plaza de toros e le sevillanas suonate nelle casetas si sono ben incastonate nella mia anima e credo che nulla possa depredarmi del loro valore. Ho ancora ne...[continua]
Illustri Cavalieri,aficionados alla fiesta brava,ci voleva la prima pandemia del XXI secolo perché il settore taurino, da sempre diviso tra distinti interessi e gruppi di riferimento, trovasse il cammino verso l’unità, la miglior garanzia per il suo futuro. Per secoli la Tauromachia ha avuto alterne fasi nella sua gestione. Inizialmente era in mano a nobili e ganaderos. Poi grazie alla sua popolarità dalla fine del XIX secolo sono stati gli impresari a prenderne di fatto il controllo. Solo con l’arrivo di figure dall’enorme popolarità, come Manolete prima ed El Cordobés poi, i toreri (o almeno alcuni dei più famosi) hanno cominciato a spartirsi la fetta più grossa di questa “torta”. Questo percorso è stato ovviamente oggetto di lotte intestine, polemiche e sfide all’ultima peseta. Ma in tutti questi secoli, nessuno si era mai preoccupato del futuro di quest’Arte unica e fragile. Nessuno ...[continua]
Discorso pronunciatodall’Illustrissimo Gran Maestronel corso de “L’Arte del Coraggio II”evento cavalleresco dedicato alla corrida.DELLA CORRIDANegli anni sessanta mio padre lavorava per almeno nove mesi l’anno tra le tre Americhe, Singapore e Hong Kong, per poi tornare con una gran valigia ogni volta diversa e la borsa a mano sempre identica, in pelle di foca nera con una massiccia serratura d’ottone. Entrambe erano cariche di cose che le dimensioni del mondo, ancora tanto grande, e le mie, allora così piccolo, contribuivano a rendere favolose. Fino a quando non si era consumato il primo pasto in famiglia, il bagaglio restava chiuso, in modo da far lievitare l’attesa. Terminata la pastiera, che mamma gli preparava in qualsiasi giorno tornasse a casa, papà metteva la valigia sul letto non mancando di far notare quanto pesasse e finalmente l’apriva, estraendo ad uno ad uno regali e souveni...[continua]