Documenti

LA CAUSA WHISTLER - RUSKIN
ATTI

Nota introduttiva di Andrea Sperelli:
Il 15 novembre 1878 si tenne in Corte d’Assise, dinnanzi al Barone Huddleston ed ad una speciale giuria, l’udienza del caso Whistler contro Ruskin. Nel procedimento il querelante chiedeva £. 1.000 di danni. Questo processo è da considerarsi importantissimo nella storia dell’arte, e tra i conoscitori di Whistler è spesso citato, un po’ meno tra gli ammiratori di Ruskin.
John Ruskin fu un critico d’arte apprezzatissimo ed assai famoso già all’epoca; le sue opinioni, elogiative o castranti che fossero, erano accolte dal pubblico borghese come oro colato, data l’enorme fama di cui Ruskin godeva sia in Inghilterra che all’estero; questi era pure pittore ed incisore a tempo perso, e fu tanto amico di Dante Gabriele Rossetti e della cerchia di una delle prime avanguardie inglesi, i Preraffaelliti, da elogiare le doti e gli intenti del gruppo in diversi trattati. Ruskin fu pure slade professor of Fine Art a Oxford, e divenne una sorta di idolo per il giovane Oscar Wilde, attratto pure dall’estetismo rinascimentale di Walter Pater. Philippe Jullian commenta così questi due professori di Oxford: "Hanno in comune solo l’amore per la Bellezza, ma non la stessa: il Medioevo interessa a Ruskin, il Rinascimento a Pater. Hanno entrambi una vita intima insoddisfatta, ma a Ruskin piacciono le bambine, a Pater i ragazzi."
All’apice della fama, Ruskin è professore ad Oxford, ha cattedre in diverse altre scuole, scrive per i giornali più rinomati, è presente in tutti i salotti dove entrano solo "quelli che contano". Ed è all’apice di questa sua fama di critico, ricco socialista e verboso moralista, che il pittore e dandy anglo-americano James Abbott McNeill Whistler lo trascina in tribunale, intentandogli una causa per diffamazione a seguito di una critica che, se non era troppo violenta nei termini, era comunque fatta da un uomo di enorme influenza sull’opinione pubblica e proprio per questo maggiormente importante rispetto a tutte le altre ingenue stroncature subite dall’artista nella sua carriera.
I seguenti Atti del processo sono di enorme rilevanza per quanto riguarda l’annoso dibattito tra arte e critica d’arte, che da sempre tormenta gli artisti e non sembra preoccupare affatto i critici. S’evince il perverso bisogno del critico (in questo caso pure un artista mancato) di giudicare un’opera seguendo i propri canoni, tradizionali e privilegianti un realismo vecchio e accademico, "rifinito" e senza fantasia.
Nonostante tutta la buona volontà del Procuratore e di Mr. Bowen, James Whistler vince la causa intentata, ma il risarcimento che ottiene è di un solo nichelino. Il pittore, vittorioso pubblicamente ma vinto economicamente, si ritira, privo di una considerevole parte del suo patrimonio perduto in spese processuali, a Venezia; qui eseguirà dei magnifici disegni, i quali, al suo ritorno a Londra, saranno giudicati non meno volgarmente da molti altri critici.

L’articolo di Ruskin, fulcro dell’intera vicenda giudiziaria, recava scritto:
"Per il bene di Mr. Whistler non meno che per la protezione dell’acquirente, Sir Coutts Linsday non avrebbe dovuto ammettere in galleria opere nelle quali la mal educata presunzione dell’artista costeggia così da presso l’aspetto di una deliberata impostura. Prima di adesso ho visto e sentito tanta di quella impudenza cockney, ma non mi sarei mai aspettato che un buffone chiedesse duecento ghinee per sbattere un barattolo di vernice in faccia al pubblico".

A patrocinare il querelato c’erano il Procuratore Generale e Mr. Bowen, mentre il querelante era rappresentato da Mr. Serjeant Parry e Mr. Pethram.

(gli Atti sono tratti interamente dal libro "L’arte cortese di crearsi nemici", di James Whistler, edito da Novecento, Palermo, 1988).

[…] Controinterrogato dal Procuratore Generale, Mr. Whistler ha detto: "Ho inviato all’Accademia dipinti che non sono stati accolti. Penso che sia un’esperienza comune a tutti gli artisti… il notturno in nero raffigura i fuochi d’artificio a Cremorne".

"Non una veduta di Cremorne?"

"Se l’avessi intitolata veduta di Cremorne, non avrebbe prodotto altro che delusione negli spettatori (ilarità). E’ un accordo artistico. Il suo prezzo era di duecento ghinee".

"Non è un prezzo che, noi che non siamo artisti, chiameremmo salato!"

"Penso che sia molto probabile".

"Ma gli artisti danno sempre il meglio in cambio del denaro, non è vero?"

"Sono lieto di sentire che ciò sia ufficialmente riconosciuto (ilarità). Non conosco Mr. Ruskin, né so se sia dell’opinione che un dipinto vada esposto solo quando è compiuto, quando non è più possibile di miglioramento, ma questo è un modo di vedere corretto; Accordo in nero e oro era un dipinto compiuto, non intendevo aggiungerci nulla".

"Ora, Mr. Whistler, può dirmi quanto ci ha messo a buttar giù quel notturno?"

… "Prego?" (ilarità).

"Oh, temo di aver usato un’espressione che si attagli di più al mio lavoro. Avrei dovuto dire: Quanto tempo impiegò a dipingere quel quadro?"

"Oh, no! La prego. Sono lusingatissimo nel pensare che ella applichi ad una mia opera una terminologia in uso nella sua. Mi si consenta di dire quanto ci ho messo a – buttar giù, penso che si tratti di questo –, buttar giù quel notturno. Bene, per quanto mi ricordi, circa un giorno".

"Soltanto?"

"bene, non voglio essere perentorio. È possibile che vi abbia dato qualche pennellata il giorno dopo, se il dipinto non era già asciutto. È meglio dire che ci ho lavorato due giorni".

"Oh, due giorni! È, dunque, per due giorni di lavoro che chiede duecento ghinee!".

"No, le chiedo per il sapere accumulato in tutta la vita" (applauso).

"Le è stato detto che i suoi dipinti denotano qualche eccentricità?".

"Sì, spesso" (ilarità).

"Li invia alle gallerie per suscitare l’ammirazione del pubblico?".

"Sarebbe una tale assurdità da parte mia! No, non lo faccio per quello" (ilarità).

"Lei sa che molti critici dissentono interamente dal suo giudizio su codesti dipinti?".

"Sarebbe superiore alle mie forze concordare con i critici".

"Allora non ammette la critica?".

"Non contesterei in alcun modo la critica tecnica di un uomo che abbia trascorso la vita a praticare la scienza su cui esercita la critica; ma avrei poco rispetto per l’opinione di un uomo la cui vita non si è svolta in questi termini, come fareste voi in questioni di diritto".

"Si aspetta di essere sottoposto a critica?".

"Sì, certo. E non presumo di rimanere offeso, finché non si trasforma in un caso come questo. Non è solo quando la critica è prevenuta che trovo da obbiettare, ma anche quando è incompetente. Ritengo che nessuno tranne l’artista possa essere un critico competente".

"Mr. Whistler, lei pone i suoi dipinti sul muro del giardino o li stende sul filo della biancheria a ‘maturare’, non è vero?".

"Non capisco".

"Non mette i dipinti fuori in giardino?".

"Ah! Ora capisco. Ho pensato che stesse di nuovo usando un termine del suo gergo. Sì, metto senz’altro le tele in giardino per farle asciugare all’aria mentre dipingo, ma mi dispiacerebbe vederle ‘maturare’…".

"Perché chiama Mr. Irving un ‘accordo in nero’?" (ilarità).

IL BARONE HUDDLESTON: "E’ il dipinto che è un accordo e non Mr. Irving".

Seguì una discussione per l’ispezione dei dipinti e incidentalmente il Barone Huddleston osservò che un critico dev’esser competente per esprimere un’opinione e sufficientemente coraggioso sa esprimerla in termini duri, se necessario.
Il PROCURATORE GENERALE lamentò che non si era data risposta alla richiesta scritta degli avvocati del querelato di ispezionare i dipinti che il querelante doveva produrre al processo.
Il TESTE replicò che Mr. Arthur Severn era stato allo studio ad ispezionare i quadri per conto quadri per conto del querelato, allo scopo di emettere un giudizio definitivo su di essi e di definire la questione una volta per tutte.

l controinterrogatorio proseguì: "Qual era il soggetto del notturno in blu e argento di proprietà di Mr. Gravame?".

"Un chiaro di luna sul fiume, presso il vecchio Ponte di Battersea".

"Che ne è stato del notturno in nero e oro?".

"Credo che le stia davanti" (ilarità).

Il dipinto intitolato Notturno in blu e argento fu allora presentato alla corte.James Whistler, "Notturno in blu e oro. Il Ponte vecchio di Battersea", 1875

"Quello è il dipinto di proprietà Gravame. Raffigura il Ponte di Battersea al chiaro di luna".

BARONE HUDDLESTON: "Quale parte del dipinto è il ponte?" (ilarità).

Sua Eccellenza riprese vigorosamente coloro che risero e il teste spiegò a Sua Eccellenza la composizione del dipinto.

"Lei sostiene che questa è una raffigurazione corretta del Ponte di Battersea?".

"Non l’ho inteso come un ritratto ‘corretto’ del ponte. È solo uno scenario al chiaro di luna ed il pilastro al centro può non somigliare ai pilastri del Ponte di Battersea come si vedono alla luce del giorno. Quanto a ciò che il dipinto raffigura, dipende da chi guarda. Per alcuni può rappresentare tutto quello che dico; per altri nulla".

"Il colore prevalente è il blu?".

"Forse".

"Quelle figure in capo al ponte sono intese come gente?".

"Sono esattamente quel che le pare".

"Quello sottostante è un barcone?".

"Sì, m’incoraggia molto che lei se ne sia accorto. Il mio progetto complessivo era solo di realizzare una certa armonia di colori".

"Cos’è quel segno dorato sulla destra del dipinto come una cascata?"

"La ‘cascata d’oro’ è un fuoco d’artificio".

Venne quindi presentato un secondo notturno in blu e argento.

TESTE: "Si tratta di un’altra scena al chiaro di luna sul Tamigi verso il Braccio di Battersea. L’ho finito in un giorno".

La Corte si aggiornò. Nell’intervallo la giuria si recò nella Sala dei Reperti a visionare i dipinti raccolti nel Westimsnter Palace Hotel. Dopo il ricostituirsi della Corte, venne di nuovo prodotto il Notturno in Nero ed Oro e Mr. Whistler fu ancora controinterrogato dal PROCURATORE GENERALE: "Il dipinto raffigura una veduta da lontano di Cemorne, con un bengala che cade ed altri fuochi d’artificio. Ci vollero due giorni per finirlo. Il monogramma nero sulla cornice fu apposto tendendo presente l’equilibrio decorativo dell’insieme".

"Ella ha fatto dello studio dell’Arte l’impegno di una vita. Ora, Ritiene che uno che guardi a quel dipinto possa onestamente giungere alla conclusione che è privo di bellezza specifica?"

"Ho una prova robusta che Mr. Ruskin giunse a quella conclusione".

"Ritiene corretto che Mr. Ruskin pervenisse a quella conclusione?"

"Non sono in grado di dire che cosa sia corretto per Mr. Ruskin".

"Dunque, Mr. Whistler, intende dire che l’iniziato nelle questioni tecniche non dovrebbe avere difficoltà a capire la sua opera. Ma ritiene di essere in grado di farmi vedere la bellezza di quel dipinto?".

Il teste allora indugiò e si mise ad esaminare alternativamente e con attenzione ora il volto del Procuratore Generale, ora il dipinto, e dopo aver evidentemente ben soppesato la questione, mentre la Corte attendeva in silenzio la risposta, disse:

"No! Temo che non ci sarebbe più speranza di quanta ne abbia il musicista di far sentire la sua musica a un sordo (ilarità).
Io offro il dipinto, che ho fatto con coscienza professionale, attribuendogli un valore di duecento ghinee. Ho conosciuto persone non prevenute esprimere l’opinione che esso raffigura fuochi d’artificio di notte. Non protesterei se qualcuno coltivasse semplicemente una diversa opinione".

La Corte aggiornò il dibattito.

Il PROCURATORE GENERALE, martedì, nel riassumere l’arringa per conto del suo assistito disse che sperava di convincere la giuria prima della sentenza che la critica di Mr. Riskin ai dipinti del querelante era perfettamente lecita e bona fide; e per quanto severa fosse, non c’era nulla di cui dolersi ragionevolmente… Che gli si consentisse di esaminare il notturno in blu e argento, presunta raffigurazione del Ponte di Battersea. Che cos’era la struttura nel centro? Un telescopio o un’uscita di sicurezza? Somigliava al Ponte di Battersea? Che cos’erano le figure in cima al ponte? E se si trattava di cavalli e di carri, in nome della fortuna, come ne sarebbero usciti? Ora, riguardo a questi dipinti, se si accettava la tesi del querelante, essi non dovevano azzardarsi ad esprimere pubblicamente un’opinione per tema di essere citati per danni. Dopotutto la critica ha la sua utilità. Che ne sarebbe della poesia, della politica, della pittura, se i critici dovessero scomparire? Tutti i pittori lottarono per raggiungere la fama.
Nessun artista potrebbe conseguir fama senza critica.
… Quanto a codesti dipinti, si poteva solo giungere alla conclusione che si trattava di strane fantastiche affabulazioni, non degne di esser chiamate opere d’Arte. … Venendo alla diffamazione, il PROCURATORE GENERALE disse che si era contestato a Mr. Ruskin il diritto d’interferire in quanto dava ad un uomo i mezzi per vivere. E perché no? Quindi si disse: "Oh! Avete ridicolizzato i quadri di Mr. Whistler". Se Mr. Whistler temeva il ridicolo non avrebbe dovuto esporvisi, mettendo in mostra opere siffatte. Se uno pensa che un quadro è una crosta, ha il diritto di dirlo, senza correre il rischio di un processo.
Il Procuratore Generale aggiunse di non essere in grado di far deporre Mr. Ruskin, perché era troppo malato; ma se fosse stato in grado di comparire, avrebbe esposto la sua opinione sull’opera di Mr. Whistler al banco dei testimoni.
Egli stimava al massimo grado i dipinti compiuti, e pretendeva che un artista possedesse qualcosa di più che qualche sprazzo di genio!
Dato che quelle erano le opinioni di Mr. Ruskin, non c’era da sorprendersi che la sua attenzione venisse attratta dai dipinti di Mr. Whistler. Questi espose i suoi dipinti, se si consentiva, al ridicolo e al disprezzo. Mr. Ruskin parlò quindi di "mal educata presunzione dell’artista, costeggiante da presso l’impostura". Se i dipinti erano mere stravaganze, come poteva tornare ad onore di Mr. Whistler l’averli inviati alla Galleria Grosvenor per farli esporre? Qualche collezionista di Manchester, Sheffield o Leeds, risparmiandosi la spesa. Si osservò che l’espressione "mal educata presunzione" non avrebbe dovuto applicarsi a Mr. Whistler, il quale aveva dedicato la vita intera alla propria educazione artistica; ma l’opinione di Mr. Ruskin, quanto ai risultati, non concordava con quella di Mr. Whistler.
Il testo incriminato diceva pure: "non mi sarei mai aspettato che un buffone chiedesse duecento ghinee per sbattere un barattolo di vernice in faccia al pubblico". Che cos’era un buffone? Egli aveva cercato la parola e aveva trovato che veniva dal vecchio concetto di giullare di corte, che andava in giro facendo lazzi per divertire il padrone e la sua famiglia. Se quella definizione era vera, allora Mr. Whistler non se ne doveva dolere, poiché i suoi dipinti avevano suscitato grandissima ilarità. Egli ignorava se un tale spasso fosse mai stato offerto al popolo britannico come era successo con i dipinti di Mr. Whistler. A questo punto concludeva. Mr. Ruskin diceva, per sua voce e secondo suo consiglio, che non ritrattava una sillaba della sua critica, ritenendola giusta. Naturalmente, se essi emettevano un verdetto sfavorevole, Mr. Ruskin avrebbe dovuto smettere di scrivere, ma sarebbe stato un giorno nefasto per l’Arte, in questo paese, quello in cui si fosse proibito a Mr. Ruskin di concedersi una critica legittima e appropriata, evidenziando ciò che era bello e ciò che non lo era.

Si procedette quindi all’escussione di testimoni per il querelato: i signori Edward Burne-Jones, Frith e Tom Taylor.

MR. EDWARD BURNE-JONES al banco.
MR. BOWEN, al fine di presentarlo adeguatamente all’attenzione della Corte, procedette alla lettura di brani elogiativi dell’artista estratti dagli scritti del querelato. Iniziò quindi l’interrogatorio del teste e, in risposta a MR. BOWEN, MR. JONES disse: "Sono pittore ed ho dedicato circa venti anni allo studio. Ho dipinto varie opere, tra le quali i Giorni della Creazione, e Lo specchio di Venere, entrambe esposte alla Galleria Grosvenor nel 1887. Ho pure esposto Deferentia, Fides, S. Giorgio e Sibilla. Una mia opera, Merlino e Viviana, è attualmente in mostra a Parigi. Secondo me lo scopo di ogni artista dovrebbe essere una compiuta perfezione. Un dipinto non dovrebbe mancare di ciò che è stato considerato per secoli una compiuta perfezione".

MR. BOWEN: "Riconoscete alcuna qualità artistica in quel notturno, Mr. Jones?".

"Sì, a dire il vero, sapete…" (emozione).

"Sì, bene Mr. Jones, che qualità vi vedete?".

"Colore. Possiede un bel colore e… atmosfera".

"Ah bene, considerate la cura dei particolari e la composizione essenziali all’opera d’arte?".

"In modo assoluto".

"Ora, che cura dei particolari e della composizione ritrovate in questo notturno?"

"Assolutamente nessuna".*

[*Whistler annota a margine di questa dichiarazione: Vi è un’astuta condizione della mente che vuol sapere. In Borsa ciò garantisce investimenti sicuri. Nel commercio artistico tale condizione indurrebbe alcuni artisti ad attraversare il fiume a mezzogiorno, in barca, prima di negoziare un Notturno, per verificare le caratteristiche della vita, la cui esattezza l’acquirente in tutta onestà potrebbe esigere a che il pittore avrebbe potuto fraintendere di notte!].

MR. BOWEN: "Ritenete duecento ghinee un prezzo alto per quel dipinto?".

MR. JONES: "Sì, se si pensa alla quantità di lavoro fatto diligentemente per una somma inferiore".

L’interrogatorio proseguì: "Mostra la perfezione di una compiuta opera d’arte?".

"No, in nessun modo. Il dipinto raffigurante un Notturno sul Ponte di Battersea è buono per quanto riguarda il colore, ma sconcertante per la forma ed è privo di composizione e di cura dei particolari. Un giorno o un giorno e mezzo sembra un tempo bastante per dipingerlo. Non dimostra compiutezza alcuna – è semplicemente uno schizzo. Notturno in nero e oro non è all’altezza degli altri due dipinti e sarebbe impossibile chiamarlo un’autentica opera d’arte. Il dipinto di Mr. Whistler rientra nel novero delle migliaia di tentativi falliti nel dipingere notturni. Il dipinto non vale duecento ghinee".

MR. BOWEN a questo punto propose di chiedere al teste di guardare un dipinto di Tiziano, per mostrare di che compiutezza fosse.

MR. SERJANT PARRY si oppose.

BARONE HUDDLESTON: "Dovete provare che si tratta di un Tiziano".

MR. BOWEN: "Lo farò".

BARONE HUDDLESTON: "Sì, ma solo per fama. Non intendo suscitare ilarità, ma vi è un noto caso di ‘indubbio Tiziano’ acquistato per far esercitare studenti ed altri a trovare la chiave dei suoi meravigliosi colori. Il dipinto fu pulito con quell’intento ed essi trovarono una superficie rossa, sotto la quale ritenevano che si annidasse il segreto, ma continuando a pulite scoprirono un ritratto a figura intera di Giorgio III in uniforme!".

Si richiese quindi al teste di considerare il dipinto ed egli disse: "E’ il ritratto del doge Andrea Gritti ed io credo che sia un autentico Tiziano. Dimostra rifinitura. È un perfetto esempio di somma rifinitura nell’arte antica. L’incarnato è perfetto, il modellato del volto è rotondo e buono. Codesto è un ‘accordo in polpa e sangue’!".

Il teste, una volta sottolineate le qualità del ritratto, disse: "Ritengo che Mr. Whistler avesse grandi doti all’inizio, ma in seguito non le ha confermate. Egli ha eluso le difficoltà della sua arte, perché queste in un artista crescono ogni giorno della sua vita professionale".

Controinterrogatorio: "Qual è il valore di codesto dipinto di Tiziano?". "Il valore è un mero accidente di mercato".

"Vale mille ghinee?".

"A mio avviso ne vale molte migliaia".

Venne allora a deporre Mr. Frith: "Sono della Royal Academy; ho dedicato la vita alla pittura. Sono membro di accademie di vari paesi. Sono autore della ‘Stazione ferroviaria’, di Giorno del Derby e della Carriera del Libertino. Ho visto i dipinti di Mr. Whistler e a mio parere non sono opere d’arte valide.*

[* Whistler cita, a margine di questa testimonianza, una dichiarazione dello stesso Frith, tratta probabilmente da qualche libro di memorie o articolo: "Fui incerto se diventare un artista o un mercante d’arte". Whistler commenta: Avrebbe dovuto fare testa o croce. E anche: Decisamente un onest’uomo… non ne ho più sentito parlare.]

Il Notturno in nero e oro secondo me non è un’opera d’arte valida. Non riconosco nulla della vera rappresentazione dell’acqua e dell’atmosfera nel quadro del Ponte di Battersea. C’è un colore carino che piace all’occhio, ma null’altro. A mio modo di giudicare la descrizione del chiaro di luna non è vera. Il dipinto non vale duecento ghinee. Composizione e cura dei particolari sono questioni capitali in un dipinto. Nella nostra professione, uomini di ugual merito si differenziano per il carattere della pittura. Uno può criticare un’opera, laddove un altro la loda. Non ho esposto alla Galleria Grosvenor. Ho letto le opere di Mr. Ruskin".

Mr. Frith a questo punto uscì di scena.

Mr. TOM TAYLOR – Commissario della Legge sui Poveri, Direttore di Punch, eccetera eccetera: "Sono critico d’arte da lungo tempo. Ho svolto questo ufficio per il Times ed altri giornali negli ultimi vent’anni. Ho curato la Vita di Reynolds e Haydon. Ho sempre studiato arte. Ho visto i dipinti in questione di Mr. Whistler quando furono esposti presso le gallerie Dudley e Grosvenor. Notturno in nero ed oro non lo ritengo un’opera d’arte valida". Il teste a questo punto estrasse dalle tasche del cappotto alcune copie del Times e, col permesso della Corte, lesse con fervore la propria critica, che disse di sottoscrivere ancora per intero: "Tutta l’opera di Mr. Whistler manca di rifinitura. È bozzettistica. Egli, senza dubbio, possiede qualità artistiche e sa valutare le qualità di tono, ma non è completo e tutte le sue opere tengono del bozzetto. Ho dichiarato e sono ancora dell’opinione che questi quadri sono solo di un passo più prossimi alla pittura di quanto non sia una carta da parati delicatamente tinteggiata.

Si concludeva così la difesa del querelato.

Verdetto a favore del querelante.

Risarcimento di un nichelino.