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RIFLESSIONI

(la numerazione degli scritti segue quella data da Aldo Marroni nel volume "Dietro lo specchio", raccolta di scritti di Rigaut pubblicata da Tracce)

139.
Nello stesso istante che tenere a qualcosa mi sembra un’impresa ben al di sopra le mie forse, non ho rinunciato a niente, ma a niente. A nessuna privazione. E c’è in ogni giorno una serie di gesti che mi preparano dei futuri differenti e precisi. Per l’amore, faccio il bagno ogni mattina e per indifferenza non do un’occhiata alle donne, nelle case e per le strade.
Devo avere l’apparenza di un giovane ben educato; e che non ho nemmeno rinunciato ad avere un posto nella vostra società; il più seriamente del mondo e fino a due quarti d’ora di seguito ho desiderato essere un banchiere, un postino e soprattutto un imbecille molto ricco. Qui, non stupisco che me (ve lo riconosco). Ci sarà sempre tempo, dopo quei due o tre soggiorni alla Santé che mi predice mio padre, di andare a sperimentare il vagabondaggio; I viaggi senza biglietto e su un marciapiede, di sigaro in promessa, questo compagno dimenticato meno la valigia, - uno sparato splendido, una carta buona di un azzardo di Palazzo, I compagni, un chiacchierone succinto, mai gli stessi marciapiedi per le stesse suole allo stesso modo, senza un amico – e, per finire, la pipa. Che coraggio! O ancora, portare occhiali senza lenti, pesci rossi a mò di orecchini, non leggere un giornale o un libro per quindici anni, fino ad avere dimenticato l’origine di un balbettio in principio ostentato. C’è una sfida particolare nei miei confronti negli esercizi della vostra stupidità. Siete talmente precisi del vostro denaro che questo alla fine mi fa venire voglia. Il caldo libera la mia ghiottoneria e sposo le mie ambizioni. È perfettamente intollerabile che voi abbiate un diritto più di me. Ciò che per voi è buono, per me non può essere cattivo. Voglio avere tutto quello che voi avete, voglio avere tutto quello che voi volete avere. Prima di voi, se ne avanza! Non esamino se queste cose ne valgono la pena, basta che voi le possediate. So disprezzare male in anticipo; dopo c’è ancora tempo e non me ne privo.

VISITAZIONE DEL NULLA
193.
Per quanto poco mi possa riguardare, apprezzo questa visita.

195.
Il nulla mi avvolgeva con la sensibilità con cui l’acqua si adatta al corpo. Non è senza ripugnanza che impiego il termine nulla, scarto di un vocabolario in tutti meno che in me. Un nulla famigliare, toglietevi il cappotto, qui siete a casa vostra. Un nulla che io sono il solo a conoscere, un nulla di cui io solo ho il diritto di parlare.

Jacques Rigaut