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Riflessioni bizzarre sui risultati dell’egualianza

Quando l’egualianza avrà fondato interamente il suo impero, uno dei compiti dello Stato sarà quello di fornire amanti agli uomini brutti o rachitici. Per aiutarli, occorrerà trovare donne disposte al sacrificio in un evangelico spirito di fraternità; ma forse gli sfavoriti dalla natura non si considereranno sufficientemente ricompensati da una tale attenzione: presenteranno allora domanda per essere amati. Gli uomini di spirito saranno invitati a contenere un poco il loro ingegno per non umiliare chi ne fosse sprovvisto. Non essendovi infatti il modo di dare l’intelligenza a chi non l’ha o toglierla a chi la possiede, sarà necessario pregare questi ultimi di non servirsene. Il Vangelo prescrive di porgere l’altra guancia; non si potrà essere migliore cittadino del proprio vicino di casa, se non diventando sciocchi come lui. L’avvocato che, in tribunale, avrà parlato meglio dell’avversario, riceverà una multa per punirne la superiorità. Solo le donne brutte avranno il diritto di vestire con eleganza. Si rappresenteranno solo commedie di cattivi autori, in modo da consolarli un poco, e si inviteranno, pure, persone di talento ad aiutarli con la loro esperienza. Quale ingiustizia commette la natura, mostrandosi tenera con gli uni e impietosa con gli altri! Nulla sarà più giusto e ben fatto che il rovesciare tale ordine empio tramite queste piccole e mute concessioni. Sarà commovente vedere realizzare sulla terra, per mezzo della politica, ciò che la vecchia religione di Gesù non è stata in grado di atturare: una comunione di anime, fondata però soltanto sulla ragione pura, poiché le prediche e i sentimenti religiosi d’ogni epoca non hanno potuto renderla reale! E si noti che non sarà necessario amarsi gli uni con gli altri per aiutarsi; saranno sufficienti buone leggi e buoni codici dei diritti e dei doveri, scolpiti almeno nel marmo se non nei cuori. Il termine coscienza non avrà più alcun senso. Verrà sostituito con la parola bilancia. L’educazione consisterà nel perfezionare, appunto, il concetto di questa bilancia morale, e ciò servirà a rendersi conto di quanto sia inadatta la ragione a far valere i propri diritti secondo giustizia. Ho mangiato quanto e altrettanto bene del mio amico? Questa sarà la base della morale. Il primo dovere di un cittadino non sarà più quello di sacrificarsi, ma di conservare la Repubblica. Se ciascuno si preoccupa della propria soddisfazione, questa folla di felicità individuale non costituirà forse la felicità generale, cioè quella prosperità della Patria, che deve essere il primo desiderio di ogni cittadino?

Eugène Delacroix
21 settembre 1854

(Il testo è tratto dal libro "David, Delacroix, Courbet, Cézanne, Van Gogh, Picasso: le poetiche" (Felitrinelli), a cura di Mario de Micheli)