SUL DANDISMO di Giancarlo Maresca La nostra società è fondata su poche, semplici aspirazioni: il sesso, il successo, il possesso. Potremmo dire che il comune desiderio e la loro differente distribuzione determinano e giustificano tutto il sistema. Il dandy non riconosce nè questa, nè altre scale di valori universali e nel suo individualismo è di un´efficacia eversiva pari a quella di un uomo-bomba pronto al martirio. E´ il calcolo al fegato del nostro organismo sociale, ma come un calcolo del capodoglio si trasforma in ambra grigia, così il Dandy è prezioso almeno quanto fastidioso. Rispettando solo la propria legge, mette tacitamente in discussione tutte le altre. Aderendo con entusiasmo ad un modello creato da sé stesso, umilia un'umanità che ad ogni angolo eleva idoli e templi per poi di fatto ignorarli. Il suo sacrificio, desumibile solo dalla meticolosità di ogni azione, è un meccanismo così sottile che se ne vede l'effetto, ma senza percepirne il movimento. Egli non fatica e non lavora, non rinuncia e non suggerisce: vive. Nel farlo accetta ogni parte negativa della natura umana senza vergogna, senza chiedere per essa perdono. La riscatta esibendola come un ornamento, aggiungendone se del caso, piuttosto che nasconderla. Tra tante formiche, è la cicala. Interrompe una catena infinita di deleghe che l'individuo rilascia al gruppo ed il gruppo ad altri gruppi, assumendo su di sé ogni responsabilità. Da qui la sua straordinaria potenza. L'estremo artificio che lo contraddistingue è tutto concentrato in un punto. In una clessidra, la sabbia che attende e quella già scorsa appaiono entrambe ferme. Il dandy sta al passato ed al futuro come quel piccolo ugello in cui la vediamo scorrere e che ci permette di scorgere il movimento del tempo. Il presente raggiunge in esso una tale concentrazione che il 'Qui ed Ora' appaiono più forti del'Sempre ed Ovunque'. Questo fenomeno è una minaccia alla religione e ad ogni ideologia, che in sostanza sono codici del culto dell'eternità. Come può un uomo che agisce da solo giungere ad un simile potere' Il segreto è in una piccola operazione di autochirurgia cui egli si sottopone da solo e spontaneamente, ma che non riesce quasi mai. Anzi, in genere procura risultati devianti o fatali. Continuando nella nostra metafora biologica, potremmo dire che il dandy è l'uomo che si è asportata la ghiandola dell'umiltà. Questa umilectomia è completa, irreversibile, perfetta. L'organismo non è penalizzato in alcuna delle sue funzioni, ma ciò che era nato sociale diventa autoreferenziale. Privo di ogni particella di umiltà, intellettuale e/o sentimentale, se l'operazione è ben riuscita non avremo un tracotante, ma un uomo che si affida esclusivamente al proprio giudizio. Che non è utile a se stesso, né agli altri, perché al di fuori di ogni legame, insomma un uomo così squisitamente solo da risultare inquietante. Da un altro punto di vista, possiamo definire il dandismo in relazione a fenomeni affini. Partiamo dall'uomo sofisticato, perché il dandismo nasce da questa radice. Abbiamo già visto che in seno alla sofisticazione, molto nel profondo, vi è una radice competitiva. Una parte del piacere dell'uomo sofisticato non viene dall'oggetto o dal comportamento che sceglie, ma dalla sensazione di superiorità che trae dalla posizione esclusiva che lo hanno portato, insieme a pochissimi altri, a conoscerli e utilizzarli. Il sofisticato ha quindi bisogno di un minimo di relazione. Si sente parte di un gruppo che ritiene chiuso, ma che accetta come teatro e tribunale. Non ci siamo ancora: il dandy fa parte per se stesso. L'astrazione prosegue con l'atteggiamento snobistico. Lo snob è in pratica l'uomo con la puzza sotto al naso, estremamente selettivo. Non gli interessa sentirsi superiore per le sue scelte, perché si sente tale per nascita e cultura. Non confronta, decreta, non discute, accetta o rifiuta. Ci siamo quasi, ma nello snobismo si tace delle debolezze e si pensa in modo manicheo: bianco e nero, buono e cattivo. Lo snob trae il buonissimo dal buono, il bellissimo dal bello e questa è opera meritoria. Io personalmente adoro gli snob e mi fa piacere incontrare persone col la puzzetta al naso, anche se è rivolta a escludere me stesso. Però non ci siamo ancora: il dandy verifica la bellezza dall'effetto, non dal certificato di nascita. L'estremo individualismo lo rende più libero di spaziare in campi inesplorati, in atteggiamenti che uno snob riterrebbe sconvenienti e che al Nostro donano nella massima misura. Vi è invece quasi completa sovrapposizione tra l'Esteta ed il Dandy, in quanto entrambi affermano la bellezza come fondamento etico superiore a qualsiasi altra utilità. In definitiva, potremmo dire che il Dandy è un'astrazione così pura che se non fosse esistita e se non continuasse ad esistere, dovremmo ritenerla una leggenda. Probabilmente è in parte vero, in quanto sono i nostri sensi di colpa di uomini legati alla terra a farci credere che chi vola veda più di chi cammini. C'è un legame biunivoco che va individuato tra Dandy e società. Pur rifiutandosi a vicenda, essi si influenzano, quasi si creano reciprocamente. Noi vediamo infatti nel Dandy non solo l'eccezione che è, ma anche quella che in qualche modo vogliamo che qualcuno rappresenti. E' il Prometeo che ci ha portato il fuoco ed ora paga il suo ardimento solitario, legato ad uno scoglio. Accade così che chi vive solo per sé stesso sia l'unico che viva per tutti, che il sacerdote del superfluo rappresenti una necessità. Giancarlo Maresca