PAUL MORAND BIOGRAFO DI FOUQUET di Pasquale Chessa Imputato Fouquet alzatevi, entra il Grand Siècledi PASQUALE CHESSA Ministro potente e gran corruttore, finì immolato all’assolutismo nascente. Quasi una Tangentopoli del ’600. Quasi un’autobiografia... Nicholas Fouquet, abilissimo ministro delle Finanze, tentò di diventare primo ministro dedicando al Re Sole una sontuosa festa. Fu arrestato per corruzione. Mi hanno detto una volta» riferiva Paul Morand, coltivando un pregiudizio negativo «che non ho scritto il libro bellissimo che avrei potuto scrivere perché ho avuto una vita troppo bella». Non è vero: Il sole offuscato, storia tragica e brillante dello scontro fra il giovane e ancora impacciato Luigi XIV e il suo ministro delle Finanze Nicholas Fouquet, basta per fare grande uno scrittore del Novecento. Bisogna leggerla con la consapevolezza che si tratti di storia, ma illusionisticamente convinti che sia solo Letteratura. Perché, come ci fa capire Daria Galateria nella prefazione, come disse Gustave Flaubert di Madame Bovary, Morand avrebbe potuto dire «Fouquet sono io». Paul Morand fu uno straordinario maestro dell’arte di vivere, una leggenda mondana fra i protagonisti «dell’internazionale del benessere», un apprezzato diplomatico, un grandissimo scrittore di successo a cominciare dagli anni Venti fino al 1940. Nicholas Fouquet fu un abilissimo ministro delle Finanze, un sapiente mecenate, un acuto collezionista, un profondo intellettuale, un malversatore e un corruttore di gran classe dai tempi della Fronda fino alla morte di Mazzarino. Per l’esattezza storica, fino al 17 agosto del 1661, il giorno in cui cercò di diventare primo ministro dedicando a Luigi XIV una fantastica festa (gli spettacoli teatrali erano a cura di Molière) nel suo castello di Vaux. Diciotto giorni dopo fu arrestato (nientemeno che dal moschettiere D’Artagnan) e depredato di tutto, della sua biblioteca, dei suoi quadri, dei suoi Gobelins, dei suoi protetti Le Brun, La Fontaine... Il diplomatico Paul Morand credeva nella vittoria della Germania e, suggestionato dalla bella moglie Hélene, altera e cattiva come una «Minerva che ha mangiato la civetta», abbandonò la Londra dell’esule De Gaulle per approdare nella Vichy dell’amico Pétain. De Gaulle non dimenticò e segnò il suo destino. Il sovrintendente Fouquet non si era accorto che Luigi XIV desiderava tutto il potere dello stato e tutte le ricchezze della nazione per sé. Cominciava il Grand Siécle. Ma per mettere in moto la più grande deificazione storica di tutti i tempi e creare il primo Stato moderno, serviva energia nuova. Il processo a Fouquet, per aver devastato le finanze dello Stato, fu come una fusione atomica per la storia della Francia. In verità fu un processo iniquo, con prove truccate e giudici prezzolati: Fouquet aveva «rubato», ma soprattutto per Mazzarino e per il Re, per la Regina madre e per Monsieur, per la Francia e la corona... Era il più abile e geniale interprete d’un sistema che appariva immutabile. Non per Luigi XIV. Sotto l’abile regia del modesto e intrigante Colbert (così ce lo presenta Morand), ottenne ciò che voleva: mettere se stesso al centro dello stato. Perciò la fama di Fouquet fu oscurata. La sua memoria dannata. E non deve essere stato un caso se lo stemma del sole che Le Brun aveva attribuito a Fouquet, nei dipinti per i soffitti del castello di Vaux, sia diventato l’emblema del più grande re di tutti i tempi: le Roi Soleil, appunto. La rovina di Fouquet fu nella sua grandezza di cui Luigi volle appropriarsi per passare alla Storia. Con successo. IL SOLE OFFUSCATO (Fouquet e Luigi XIV) di Paul Morand, prefazione di Daria Galateria, Longanesi.