El toreo unido jamas serà vencido

Tori - Toreri - Arene

Paolo Mosole

da Moncalieri, domenica 2 agosto 2020 alle ore 17:40:10

Illustri Cavalieri,
aficionados alla fiesta brava,

ci voleva la prima pandemia del XXI secolo perché il settore taurino, da sempre diviso tra distinti interessi e gruppi di riferimento, trovasse il cammino verso l’unità, la miglior garanzia per il suo futuro. Per secoli la Tauromachia ha avuto alterne fasi nella sua gestione. Inizialmente era in mano a nobili e ganaderos. Poi grazie alla sua popolarità dalla fine del XIX secolo sono stati gli impresari a prenderne di fatto il controllo. Solo con l’arrivo di figure dall’enorme popolarità, come Manolete prima ed El Cordobés poi, i toreri (o almeno alcuni dei più famosi) hanno cominciato a spartirsi la fetta più grossa di questa “torta”. Questo percorso è stato ovviamente oggetto di lotte intestine, polemiche e sfide all’ultima peseta. Ma in tutti questi secoli, nessuno si era mai preoccupato del futuro di quest’Arte unica e fragile.

Nessuno ha mai saputo o voluto creare ad esempio una specie di “Federaciòn Taurina” che ne rappresentasse le varie componenti e difendesse gli interessi di tutti i protagonisti come accade in tanti campi (artistici, sportivi o professionali che siano). Gli impresari han preferito duellare tra loro per aggiudicarsi le gestioni delle arene con offerte al rialzo sempre più onerose. I toreri erano preoccupati a difendere (o migliorare) i loro cachè con serrate negoziazioni con gli impresari. Il resto dei protagonisti (ganaderos, cuadrillas ed empleados vari) si accontentava di raccogliere quel che restava della “torta” senza potere o volere dire molto in merito.




La stampa taurina è sempre stata "autoreferenziale" e poco ha fatto per svolgere quel ruolo "mediatico" che le dovrebbe competere. Nemmeno gli aficionados (salvo lodevoli casi) si son preoccupati più di tanto del futuro della Fiesta da un punto di vista promozionale-culturale-sociale. La maggior parte di loro la considerava solo un passatempo, altri invece si aggrappavano al mantra della “casta”, invocata come panacea di tutti i mali (cosa che non si è rivelata tale o quantomeno non in modo sufficiente). Altri ancora attendevano  l’arrivo di un Messia-torero che convertisse le masse, ma intanto non riconoscevano tutti i “Profeti” del loro tempo. Quel che è peggio è che tutti questi attori fino a circa un decennio fa credevano addirttura superfluo preoccuparsi dell’ondata antitaurina, delle nuove tendenze vegane e speciste in atto nelle società “moderne” e dell’immagine negativa che le ricche lobby animaliste cercavano di dare alla Fiesta, per giunta da alcuni ingiustamente associata a una parte politica (specie in Catalogna e Paesi Baschi, per convenienze di potere). Senza preoccuparsi di ciò, fino a poco tempo fa si credeva che a scacciare il pericolo degli "anti" sarebbero bastati Su Majestad El Rey o San Fermin e San Isidro.




La corrida de toros en Pamplona - Sanfermin.com Invece così non è stato e ora ci trovamo in questo durissimo 2020, in cui (oltre a tanti gravi problemi legati al coronavirus) in Spagna c’è un vice-Primo Ministro che offende la Tauromachia apertamente, in cui la TV pubblica non trasmette corride da 5 anni (e solo 5 volte negli ultimi 15 anni) e toglie (o "sospende") l’ultimo spazio taurino pubblico "Tendido Cero" il cui direttore, Federico Arnàs, ha annunciato le dimissioni. E soprattutto questo Governo non solo non aiuta il settore taurino, la prima “industria artistica” di Spagna (che genera molta più ricchezza di cinema o musica o teatro spagnoli) ma nega diritti contrattuali, come i sussidi di disoccupazione riconosciuti dalla Legge. Per capire la gravità della situazione bisogna sapere che a causa della pandemia nel 2020 si è finora dovuto rinunciare a innumerevoli corride e gli allevatori di tori sono in grave crisi perché non hanno fonti di ingresso che consentano di coprire i costi dell’allevamento dei tori da corrida e tante bestie vanno sfortunatamente al macello dopo anni di sacrifici. Analogamente dura è la situazione per impresari, toreri, e ancor più per banderilleros, picadores, mozos de espadas, sarti e addetti vari del settore.




Ora il settore taurino si è riunito grazie alla meritoria spinta della Fundaciòn del Toro de Lidia e alle principali figuras del toreo. Le priorità sono quelle di far rispettare la cultura taurina ora sotto attacco (nonostante sia riconosciuta come patrimonio culturale da una Legge dello Stato Spagnolo) e di far rispettare i diritti acquisiti per Legge dai lavoratori di questo settore. Per questo nelle ultime settimane ci sono state proteste civili in decine di città spagnole, coinvolgendo oltre 50.000 persone.

Anche se queste iniziative sono assai positive, giungono dopo un immobilismo cronico del settore taurino. Pertanto urge riflettere sugli errori commessi in passato e trovare soluzioni concrete per dare una svolta al settore. Pur senza necessità di rivoluzioni, il futuro del settore taurino potrebbe essere più sicuro se affrontasse i seguenti punti:

1 - La creazione di una vera Federazione Taurina: la pur meritevole Fundacion Toro de Lidia non ha ancora tutte le risorse economiche e la rappresentatività necessarie per difendere adeguatamente la Fiesta dai continui attacchi antitaurini e per promuoverne l’immagine. Difendere, rinnovare e diffondere l’immagine delle Arte Taurino (senza toccarne l'essenza né il rito) è ora una priorità. Per farlo servono fondi, ma anche se non sarà facile trovarli, nulla è impossibile.

2 - La giusta remunerazione degli allevatori: dato che il toro bravo è alla base della Tauromaquia, non si può pensare che un toro da corrida venga pagato meno di quanto sia il costo per allevarlo; né è logico che sia il ganadero l’unico soggetto del settore che si sobbarca i maggiori investimenti di lungo periodo

3 - La revisione dei canoni di “affitto” delle plazas de toros e la loro gestione economica: in troppi casi i canononi che vengono pagati a Municipi o ad enti pubblici e privati sono spropositati (a Madrid siamo ancora sui 3 milioni di euro l’anno, ma un decennio fa era il doppio). Questi affitti incidono a catena su tutti i costi della Fiesta, fino a ripercuotersi sul caro biglietti, ora ai livelli più cari di sempre. Inoltre mancano impesari-imprenditori capaci di portare idee innovative per aumentare il valore aggiunto che possono generare le plazas de toros, mediamemente chiuse per oltre 11 mesi l’anno, ma con enormi potenziali economici non sfruttati.L'esempio di Campo Pequeno di Lisboa, è tanto evidente quanto incredibile per non essere mai stato imitato.

4 - Favorire la gioventù nel ruedo e sugli spalti: ovvero serve alleggerire i costi delle novilladas (con e sin caballos) e soprattutto serve incentivare e agevolare il ringiovanimento del pubblico taurino, sia con sconti sui biglietti sia con iniziative volte ad accattivarsi questa parte di pubblico sinora troppo bistrattata (tranne sporadici o limitatissimi tentativi poco più che di facciata) Il ritorno della Tauromachia in tanti “pueblos”: dopo che tante piazze di terza e quarta categoria hanno smesso di dare corride serve ora uno sforzo collettivo, anche coinvolgendo le Figuras, che sono quelle che davvero possono generare l’interesse anche in un piccolo paese (dove però non si deve pretendere il toro di Madrid).

5 - Il ritorno della tauromachia in “provincia” è fondamentale per non trasformarla in un circuito elitario da borghesia metropolitana e per mantenere il contatto con chi da sempre è vicino alle terre che sono anche del toro bravo (come peraltro dimostra il crescente successo dei Festejos populares)




Sicuramente tali proposte non sono le uniche possibili per migliorare la difficile e delicata situazione che attraversa il toreo, ma siamo fiduciosi che con queste o altre soluzioni il toreo saprà superare le difficoltà attuali. Ed è un grande segno di speranza vedere donne e uomini, aficionados di tutte le età, nei vari "paseo taurinos" di protesta che dimostrano come la Tauromaquia sia ancora oggi una cultura popolare e viva, senza distinzioni di età o sesso, colori politici o certificati di nazionalità.

Il patrimonio culturale, artistico, naturale e genetico della Tauromaquia è unico. Nella misura in cui il suo bacino emotivo si trova a profondità ancestrali, in un certo senso è trascendente rispetto a ogni altra forma d'Arte, per cui i motivi per amarla e difenderla non mancano. L'unità ritrovata è fondamentale per questo scopo e se riuscirà a diventare più concreta e strutturata, come tutti speriamo, allora sicuramente vedremo come il toreo unido jamàs serà vencido!

Cavallerescamente
Paolo Mosole

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