Cecil Beaton (Londra, 1904 - Broad Chalke, Salisbury, 1980) comincia a fotografare già da bambino mettendo in posa i famigliari; a 23 anni è già nella redazione di «Vogue» come disegnatore, e poi come star del ritratto e della fotografia di moda, fino all’ultimo servizio pubblicato nel 1979.
Una produzione poliedrica che lo vedrà anche pittore, illustratore, scrittore e scenografo, e che include i reportage - durante la seconda guerra mondiale - per il British Ministry of Information, le collaborazioni come costumista e direttore artistico in film come «Gigi» e «My Fair Lady» e l’incarico di autore della nuova immagine della Royal Family.
Ma sono i decenni Venti e Trenta (tra dandismo, cinema, moda, cultura e nobiltà) il momento in cui Cecil si consacra definitivamente fotografo. E come soggetto delle sue foto sceglie il bel mondo dei Bright Young People, il circolo di giovani aristocratici e intellettuali che vivono a Londra tra le due guerre, di cui era entrato a far parte nonostante le origini borghesi.
Una mostra alla National Portrait Gallery, ora visitabile online, si concentra sugli anni tra il 1924, quando Beaton dopo vari tentativi falliti riuscì a vendere la sua prima foto a Vogue, e il 1937, quando iniziarono a soffiare venti di nuovo venti di guerra e quel mondo dorato fu costretto a chiudere i battenti.
Un viaggio indietro nel tempo che ci porta a un periodo felice tra gli anni Venti e Trenta, superata una guerra mondiale e senza ancora il sospetto che ce ne sarebbe stata un'altra. Il protagonista della storia è Cecil Beaton e la sua cerchia di amici, belli, giovani e aristocratici, pieni di gioia di vivere, ansiosi di divertirsi e di non pensare agli orrori del recente passato.
La mostra racconta la sua formazione e gli inizi della sua carriera, che Beaton stesso chiamò “la salita”, attraverso 170 foto e quadri dal vasto archivio della Npg e da collezioni private.
Le prime foto sono quelle delle due bellissime sorelle, Baba e Nancy , le uniche modelle che aveva a disposizione, entusiaste e disposte a posare e a seguire ogni indicazione del fratello.
Il titolo della mostra è “Bright Young Things”, il nome che venne dato a questa generazione privilegiata anche se precaria. Beaton non era aristocratico ma era bello, elegante, affascinante e ambiguo e utilizzò la sua macchina fotografica e il suo talento come passaporto per entrare in quel mondo dorato della upper class britannica che non era il suo.
Il suo gruppo di “giovani brillanti” comprendeva l'attrice Tallulah Bankhead, la miliardaria Nancy Cunard, l'attore Rex Whistler, la scrittrice Nancy Mitford, Lady Diana Cooper, considerata la grande bellezza dell'epoca, e diversi rampolli dell'aristocrazia inglese.
Come dimostrano le foto in mostra, nessuno come Beaton sapeva enfatizzare la bellezza di un volto, rendere teatrale una foto utilizzando costumi, oggetti di scena, fiori e specchi e creare un'immagine perfetta.
“Ho cercato di ricreare un momento eccentrico, affascinante e creativo della vita culturale britannica, che ha unito avanguardia e aristocrazia, artisti, esteti e scrittori che vivevano al ritmo della Jazz Age”, spiega Robin Muir, curatore della mostra.
In questo mondo dorato di divertimenti, bellezza e apparenza avevano un ruolo importante i balli in maschera. Alla festa più celebre e memorabile, immortalata da una serie di foto, tutti gli ospiti si erano travestiti da cavalieri, dame o pastorelle del Settecento.
Beaton aveva creato una nuova Versailles nella sua villa nella campagna inglese. Il fotografo disse che i suoi ospiti andavano a trovarlo “sapendo che avrebbero lasciato alla porta la realtà per fuggire nel regno della fantasia”.
Quel ballo in maschera del 1937 fu come un canto del cigno, la fine di un'epoca e di un mondo all'apparenza incantato, anche se vuoto.Beaton se lo lasciò alle spalle, diventando bravissimo fotografo di guerra, scattando oltre 7mila immagini di Londra devastata dai bombardamenti nazisti. Poi vinse un Oscar per i costumi di "My Fair Lady", diventò il fotografo preferito della famiglia reale inglese e fu fatto Sir, Baronetto del Regno.
Restò sempre però quello che la mostra ricorda: un grande esteta, un amante della bellezza con un occhio infallibile e più di un tocco di snobismo.
L'Npg è chiusa per un grande intervento di ristrutturazione e ampliamento degli spazi e riaprirà nel 2023. “Bright Young Things” diventerà una mostra itinerante in diverse città britanniche. Nel frattempo il video della mostra su Beaton si può vedere qui
https://www.youtube.com/watch?v=Lb_0NV2FN1U&utm_source=wordfly&utm_medium=email&utm_campaign=LMMKTWhat%27sOnJune2020&utm_content=version_A&promo=7571
La parabola professionale di Cecil Beaton è iniziata, nel 1927, quando fu assunto da Vogue come disegnatore. Subito, si impose anche, e poi soprattutto, per la fotografia, declinata con inconsueta modernità. Tra tanto altro, gli si riconosce una sostanziosa ironia di visione, che ha influenzato tutta la fotografia di moda dei decenni immediatamente successivi.
Negli anni Trenta, Cecil Beaton frequentò il fotografo George Hoyningen-Huene; vagabondarono insieme in Nord Africa, e qui la trama della sua fotografia intreccia il (falso) reportage con il surrealismo e un sorta di romanticismo elitario.
Tuttavia, Cecil Beaton tradisce tutti i linguaggi e le teorie del tempo, anche quando lavora a New York (soprattutto per Vanity Fair e Vogue). La bellezza in emozione delle sue immagini (non proprio tecnica) è a dire poco singolare: cerca il bello ovunque, mai l’immediato o lo stupefacente.
Esteta dell’eleganza e perfezionista del gusto, porta nel proprio stile di “fuori gioco” di ogni società (anche nella scrittura, nel disegno, nell’allestimento di mostre): dolcezza di un dandy raffinato, in contrasto con il pensiero ordinario.
Nel corso della Seconda guerra mondiale, Cecil Beaton è inviato “speciale” al fronte. Lavora per il ministero britannico dell’Informazione (qualcuno dice per i servizi segreti). Fotografo ufficiale della corona, lascia ritratti imponenti della regina Madre, della regina Elisabetta, del duca e della duchessa di Windsor, ma non sarà mai, a tutto tondo, un artista di corte.
Nel 1974, l’Imperial War Museum allestisce una mostra delle sue fotografie di guerra; nello stesso anno, Cecil Beaton è colpito da un ictus, resta paralizzato sul lato destro del corpo: non si deprime, impara a disegnare, scrivere, fotografare con la mano sinistra. Negli anni Settanta, la casa d’aste Sotheby’s si occupa di vendere (in parte) il suo archivio. Continua a fotografare per Vogue.
Cecil Beaton è stato fotografo, senza abbandonare la formazione scenografica originaria. In questo senso, si registrano successi clamorosi: premio Oscar per i costumi dei film "Gigi" di Vincente Minelli (otto premi Oscar, tra i quali quello per il miglior film) del 1958, e "My Fair Lady" di George Cukor (altrettanti otto premi Oscar) del 1964.