Eccellentissimo
Rettore i miei omaggi!
Questi primi giorni di freddo e di
nebbia milanese non possono che evocare il desiderio di piatti a
lunga cottura. Tra questi la cassoeula.
Abitando
a Milano da anni, di quest'ultima, posso dire di averne assaporato
moltissime versioni in ristoranti, trattorie ed abitazioni private.
Ognuna pretendeva di essere quella originale, ma mai e
poi mai ne sono rimasto convinto anche io.
Mi
hanno proposto versioni a mio avviso troppo aristocratiche (ricca in
verzini e costine) , versioni troppo brodose, versioni troppo light con pochissimo
burro, poco musetto, poca cotenna, poche zampette e senza codino, ed addirittura versioni rivisitate che non oso nemmeno descrivere.
Se
la cassoeula doveva essere un piatto povero, unico e corroborante, a
mio avviso la proporzione tra verza e carne dovrebbe essere state di circa 3 ad 1
e della porzione di carne l' 80% sarebbe stata a mio avviso rappresentata da
musetto, cotenna, zampette e codino. Il restante 20% da poche costine ed ancor meno verzini (piccole salamelle).
Burro in quantità, sedano, carota e cipolla ed un bicchiere di
bianco.
Cosa
ne pensa?
Attendo
un vostro illuminato e cavalleresco parere circa la versione più
autentica della cassoeula e perche' no, un excursus culinario su
questo piatto. Il cavaliere, infatti, non si accontenta di gustare. Vuole anche comprendere.
Cavallereschi
Saluti
Mauro
De Chiara
Prefettura
di Milano