L’arrivo del tè in Europa e la nascita di un’istituzione

Materie prime

Paolo Clemente Wicht

da Lugano, martedì 22 dicembre 2020 alle ore 10:14:35

Il chai-catai o tè della Cina fa il suo ingresso in Europa, la prima volta, a Venezia nel 1559. Nel suo libro « Viaggi e crociere » del 1588, il veneziano G.B. Ramusio ce lo fa conoscere chiamandolo così.

A Londra invece il tè arriva solo nel 1610, direttamente dalla Cina, più precisamente dall’isola di Giava, con una nave della Compagnia delle Indie Orientali, dove navigatori portoghesi e olandesi avevano stabilito e dato sviluppo a vari commerci.

Attorno alla metà del 1600, lo scrittore Jean Nieuhoff notò che nella città di Canton al tè veniva aggiunto pure il latte.

Il tè è anche apprezzato in Russia dal 1618 e a Parigi dal 1636.

In Francia, com’è successo per tutte le novità, soprattutto di lusso, questa bevanda venne introdotta dapprima nell’alta società, capace di farne una moda oltre che a sopportarne l’alto costo. Come sempre ci furono anche polemiche e grandi dispute tra i fautori e i detrattori del tè, con un dibattito salito dalla classe medica fino alle facoltà di medicina.

La famosa e ambita bevanda arrivava sia dalla Cina che dal Giappone, e se si spendevano 70 franchi per una libbra di quello cinese, si arrivava ad oltre 150 per quello giapponese, considerato più pregiato.

Il re Sole, Luigi XIV di Borbone, diede un grande impulso alla diffusione del tè, utilizzando in pubblico un servizio da tè in oro, lanciando così una moda divulgata poi dal Mercure nel luglio del 1689 con un’illustrazione raffigurante il duca d’Orléans mentre beve il famoso tè cinese.

L’istituzione del Five ò Clock Tea, tanto caro agli inglesi, è invece dovuto a Lady Anna Stanhope, Duchessa di Betford. È proprio grazie alla nobildonna se gli scones sono diventati tanto popolari e indiscussi protagonisti del rito del tè pomeridiano, sia inglese che scozzese. Si narra infatti che, un pomeriggio del 1840, la duchessa avesse chiesto alla servitù di servirle del tè con una fetta di torta e alcuni pani morbidi e dolci, tra i quali appunto gli scones.  Sembra infatti che, a casa della duchessa, la cena venisse servita abbastanza tardi, intorno alle otto di sera. Grazie a questa ricca e abbondante merenda, la nobildonna sarebbe riuscita a sopperire alla fastidiosa sensazione di fiacchezza che provava ogni pomeriggio alla stessa ora ed interrompere la lunga pausa tra un pranzo, evidentemente troppo leggero, e la cena. La duchessa ne fu così soddisfatta che questa divenne per lei un’abitudine. Cominciò così ad invitare anche le amiche ad unirsi al suo rituale pomeridiano. Il ritrovo riscosse tanto successo che ben presto la prassi iniziò a diffondersi. 

Ciò indusse alla creazione di nuovi servizi di piatti, posate, teiere e alzatine per dolci sia alla necessità di abiti più adeguati a questo momento mondano della giornata. Non solo. Un pò alla volta, questa piacevole pausa pomeridiana, da rito privato e diffuso solo tra i nobili, si trasformò in una vera e propria abitudine conviviale collettiva, che prese piede anche tra i ceti più borghesi. 

Passato alla storia con il nome di Afternoon Tea Time, il rituale si ripete ancora oggi, tradizionalmente tra le 16.00 e le 17.00, quotidianamente nei salottini privati della Regina Elisabetta, fino a tutte le sale da tè nate appositamente per l’occasione.

 

La storia degli scones, per contro, si perde nella notte dei tempi. 

Sebbene l’origine sia tutta’altro che certa, e anche Irlanda ed Inghilterra se la contendano, sembra che il merito dell’invenzione degli scones spetti proprio alla Scozia. A fornirci un’indicazione in tal senso è l’Oxford English Dictionary. Il primo riferimento di stampa noto della parola “scone” risale, infatti, al 1513 ed è stato rinvenuto all’interno di una poesia di un’autore scozzese. Per quanto riguarda, invece, l’origine del nome sembrerebbe che la parola scone possa derivare dall’olandese “schoonbrot“, “pane bianco o pane raffinato”, che, a sua volta, risulta strettamente correlato al tedesco “schonbrot“, letteralmente “pane bello, pane pregiato”.  C’è tuttavia chi ritiene che il nome possa piuttosto derivare dal gaelico “sgonn”, che significa “massa informe o grande boccone”.  Probabilmente il riferimento va a quegli highlanders scozzesi che a tavola si abbuffavano e non seguivano molto i convenevoli. 

Affascinante, anche se poco probabile, è l’ipotesi che questi piccoli panini siano stati così chiamati in riferimento all’antica capitale scozzese, Scone.

Infine, non mancano coloro che riconducono l’etimologia del termine alla pietra del destino, “Stone of Scone” o “Stone of Destiny” o “Coronation Stone”, usata per incoronare i sovrani scozzesi e, più recentemente, del Regno Unito.

Ciò che è certo è che, in origine, queste focaccine venivano fatte con avena.  Erano prive di lievito e venivano cotte al forno su un fuoco aperto.  Avevano un’unica grande forma rotonda chiamata bannock e, una volta cotte, venivano servite a piccoli spicchi di forma triangolare. Con la scoperta e l’avvento del lievito chimico, che veniva aggiunto all’impasto, gli scones iniziarono ad essere cotti singolarmente e ad assumere una forma tonda simile a quella dei biscotti. 

 

 

 

 

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