Il 7 luglio di quest'anno mi trovavo in treno per Verona, dove si celebrava l'Adunanza Annuale della Cavalleresca Compagnia dei Giovani Leoni. Viaggio in treno il meno possibile e da qualche tempo cerco di evitare Italo, dove non c'è bar e anche se avessi il fegato di avvicinarmi alle macchinette ho visto che non hanno sostanze alcoliche, nemmeno una birra. Senza potersi rifugiare in un bar o ristorante, sedere per ore in una sorta filanda in cui gli operai smanettano su palmari e tablet senza mai alzare lo sguardo è veramente triste, così per evadere un po' leggo un giornale. Oltre a quelli che forniscono a bordo, in queste rare occasioni acquisto Il Fatto, che spesso ha qualche notizia o opinione originale. Infatti, arrivato agli Esteri, ho trovato la pagina che ricopio. Leggendo il primo capoverso dell'articolo di Francesca Borri sono scoppiato a ridere ripetutamente. Mi fossi trovato tra viaggiatori, i più vicini si sarebbero incuriositi e mi avrebbero chiesto cosa mi avesse causato la crisi. Trovandomi tra forzati della Cayenna, stretti dalle catene dell'ufficio e dei social, non ho dovuto dare spiegazioni. Ai Visitatori della Cittadella ho voluto però riportare il brano in oggetto. Poiché in questa Porta rileva solo la prima parte dell'articolo, ho tagliato il resto. Non faccio commenti, né anticipazioni. La stupidaggine è tra i grandi spettacoli della natura e non voglio rovinarlo a nessuno.
Cavallerescamente
Giancarlo Maresca