Villa Foscari, sempre Malcontenta, nella prima metà del XX secolo anche Dandy.

Architettura

Giampaolo Marseglia

da Napoli, martedì 3 novembre 2020 alle ore 23:28:01

Era stato il grande ballo che si doveva tenere il 31 luglio 1924 a Palazzo Papadopoli, sul Canal Grande, per celebrare il centenario della morte di Lord Byron, a spingere l’indivisibile terzetto formato da Paul Rodocanachi, Albert Clinton Landsberg, detto Bertie, e la baronessa Cathérine d’Erlanger a venire a Venezia.

Indubbiamente l’evento si annunciava memorabile, visto che Linda Thomas, la bella miliardararia americana che dava la festa, aveva chiesto a Sergej Djagilev, il patron dei balletti russi, di curarne la scenografia, a Pablo Picasso di dipingerne il fondale e alla giornalista mondana Elsa Maxwell di curare la scelta degli ospiti.

Ma, prima ancora di arrivare nella città dei dogi, risalendo lungo il Brenta, l’apparizione inattesa della Malcontenta avrebbe catturato prepotentemente l’immaginazione dei tre viaggiatori. Disabitata da molti anni, spogliata dei suoi affreschi e in stato di totale abbandono la villa – o meglio la fabbrica – costruita da Andrea Palladio per Nicolò e Alvise Foscari verso la metà del XVI secolo, sembrava aspettarli. Salvarla dalla rovina e interpretarne lo spirito diventò per Bertie Landsberg la missione a cui consacrare da quel momento in avanti la sua vita.







Se il restauro della celebre villa di Palladio costituisce il filo conduttore di "Tumulto e ordine. Malcontenta 1924-1939", il libro appassionante che Antonio Foscari pubblica ora in italiano da Electa si presta a molte chiavi di lettura.

È la storia dell’amicizia che unisce Paul Rodocanachi, nato a Londra nel 1871 e stabilitosi a Parigi, e Bertie Lansberg, di diciott'anni più giovane, nato a Rio de Janeiro ma educato in Inghilterra, entrambi di ricchissime famiglie israeliane ed entrambi decisi di fare della loro vita un'avventura artistica.

Paul è un architetto dilettante ed un arredatore dal gusto infallibile, Berthie è suo allievo fin quando si rende conto che l’architettura di Palladio basta a se stessa e non tollera decorazioni aggiuntive. Ma ad infondere ai due esteti l’energia necessaria per lanciarsi nell’avventura della Malcontenta è la vitalità travolgente della bellissima Cathérine d’Erlanger che ha fatto girare la testa anche a Paul Morand e costituisce con loro un singolare ménage à trois.

Seguendo il filo delle loro relazioni sociali il libro di Foscari è ugualmente uno spaccato dell’alta mondanità internazionale che si dà appuntamento a Venezia ed è di casa alla Malcontenta proprio negli anni in cui il regime fascista si radicalizza. Da Djagilev e i suoi ballerini a Misia Sert, da Boris Kochno a Serge Lifar, da Robert Byron a Le Corbusier, la lista degli ospiti illustri che frequentano la villa è impressionante e le belle fotografie d¿epoca che impreziosiscono il libro ne sono la testimonianza eloquente.

Mentre Giuseppe Volpi dispiega il suo talento imprenditoriale puntando sulla modernità, lanciando il lido di Venezia e la mostra del cinema e creando il polo industriale di Marghera, l’élite che si riunisce alla Malcontenta viene ad ammirarvi un capolavoro architettonico al di fuori dal tempo, abitato nella sua rigorosa essenzialità, dove la sola illuminazione ammessa è quella delle candele.

Davanti a questa estetica della sottrazione e del vuoto come non capire la sorpresa di Cecil Beaton che, entrato per sbaglio nella stanza da bagno, si era trovato davanti un Bertie nudo con il corpo completamente ricoperto di tatuaggi erotici, risalenti evidentemente a un epoca in cui il puro culto della bellezza - per parafrasare il titolo di una sua raccolta di poesie giovanili – non aveva ancora messo Ordine nel Tumulto dei sensi.

Il sopraggiungere della guerra e delle leggi razziali avevano però finito per costringere i tre amici a fare i conti con la situazione politica: il primo ad allontanarsi fu Paul Rodocanachi; poi era stata la volta dell’inarrestabile Catherine che, stabilitasi a Hollywood, avrebbe aperto sul Sunset Boulvard un celebre caffè dove si sarebbero esibiti Cole Porter, Judy Garland e Frank Sinatra; infine anche Berthie era tornato nel nativo Brasile.

Quando, finita la guerra, Landberg si era ristabilito alla Malcontenta, aveva al suo fianco ad accogliere la processione di ospiti e artisti illustri che riprendevano la strada della villa un nuovo devoto del bello, il colto e raffinato lord inglese Claud Phillimore.

Ma giunti all’epilogo del libro ecco Antonio Foscari passare a una narrazione in prima persona e raccontarci, con estrema delicatezza, un’ultima storia. Quella che lo porterà, quasi per attrazione magnetica, a subentrare a Bertie nella fabbrica costruita quattro secoli prima per i suoi antenati e a studiarla, restaurarla, amarla non più come un esteta, ma come un architetto e uno studioso insigne di Palladio.





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Giampaolo Marseglia

da Napoli, martedì 3 novembre 2020 alle ore 23:49:15
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Giampaolo Marseglia

Villa Foscari detta “La Malcontenta” è l'unica villa palladiana sita lungo la Riviera del Brenta. Conservata nella sua architettura originale, si specchia nel Brenta in località Malcontenta, vicino a Mira a pochi km in linea d'aria dal centro di Venezia.

Tornata di proprietà della famiglia Foscari nel 1973, nel 1994 è stata segnalata come "Patrimonio dell'Umanità" dall'UNESCO.








La costruzione della villa venne commissionata dai nobiluomini veneziani Alvise e Nicolò Foscari al famoso architetto Andrea Palladio e fu terminata attorno al 1565.

Sembra che abbia poi guadagnato il soprannome di “Malcontenta” in riferimento alla nobildonna, Elisabetta Dolfin, che qui venne relegata in solitudine per espiare la sua infedeltà coniugale.

Si dice che ella visse in questo luogo i suoi ultimi trent'anni, senza essere mai vista uscire o affacciarsi dalle finestre: su queste strane circostanze circolano numerose fantasiose ipotesi.

Esistono comunque altre spiegazioni per il soprannome di questa villa: che derivi dal frequente straripamento del fiume per cui i contadini usavano ripetere "Brenta mal contenta" oppure che sia nato per lo scontento manifestato dagli abitanti di Padova e Piove di Sacco riguardo alla costruzione del Naviglio del Brenta.


La villa sorge su un alto basamento, che separa il piano nobile dal suolo umido e conferisce magnificenza all'edificio, sollevato su un podio come un tempio antico.

Nella villa convivono motivi derivanti dalla tradizione edilizia lagunare e insieme dall'architettura antica: come a Venezia, la facciata principale è rivolta verso l'acqua, ma il pronao ionico e le grandi scalinate hanno a modello il tempietto alle fonti del Clitumno, ben noto a Palladio.

Le maestose rampe di accesso gemelle imponevano una sorta di percorso cerimoniale agli ospiti in visita: approdati davanti all'edificio, ascendevano verso il proprietario, che li attendeva al centro del pronao.

Come è ben visibile a causa del degrado delle superfici, tutta la villa è costruita in mattoni, colonne comprese (tranne quegli elementi che era più agevole ricavare scolpendo la pietra: basi e capitelli), con un intonaco a marmorino che finge un paramento lapideo.

La facciata posteriore è ritenuta uno degli esiti più alti fra le realizzazioni palladiane, con un sistema di forature che rende leggibile la disposizione interna.

La sontuosa decorazione interna della Malcontenta spetta a Giovanni Battista Zelotti e, in misura minore, a Battista Franco; i soggetti sono in maggioranza di carattere mitologico, secondo la consuetudine delle ville del XVI secolo.










Acquistata da Albert Clinton Landsberg nel 1925, la Malcontenta, allora adibita a magazzino agricolo, fu sottoposta ad un lungo restauro, e divenne così uno dei luoghi più ambiti dall'aristocrazia intellettuale del XX secolo: Sergej Djagilev, i ballerini Boris Kochno e Serge Lifar, Paul Morand, Le Corbusier, Winston Churchill, vi soggiornarono ripetutamente.

Nel libro degli Ospiti della villa figurano testimonianze del passaggio di altre eminenti figure quali Cecil Beaton, George Balanchine, Truman Capote, Luisa Casati, Jean Cocteau, Carlos de Beistegui, Jean-Louis de Faucigny-Lucinge, Peggy Guggenheim, Arturo Lopez-Willshaw, Guglielmo Marconi, Elsa Maxwell, Cole Porter, Igor Stravinskij, il Duca e la Duchessa di Windsor, Gianni Agnelli, Andy Warhol, Beatrice d’Olanda, Carlo d’Inghilterra.

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«Gita in macchina alla Malcontenta per il tè. Abbiamo preso la nuova strada costruita sulla laguna a fianco della ferrovia. La famosa villa, magnificata in tutti i libri sul Palladio, stava cadendo in rovina quando la vide Landsberg, nove anni fa: senza porte né finestre, era usata come magazzino di svariati prodotti agricoli. Landsberg l'ha resa abitabile. Le proporzioni del grande salone e delle sale di ricevimento sono un peana matematico. Un altro avrebbe riempito le sale di cosiddetti mobili italiani tutti dorature, fondi di antiquario. Landsberg ha fatto fare dei mobili di legno naturale in paese. Non c'è niente «d'epoca», tranne le candele, di cui non si può fare a meno in mancanza dell'elettricità.»

Robert Byron: “La via per l'Oxiana”.


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Nel 1973 la villa è tornata alla famiglia degli antichi proprietari, grazie all'acquisto da parte di Antonio "Tonci" Foscari, che l’acquistò dall'architetto-barone inglese Claud Phillimore, al quale il Landsberg l'aveva lasciata in eredità nel 1965.

Nel 1996 è stata inserita nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, assieme alle altre ville palladiane del Veneto.




















Nella primavera del 1924 di fronte alla villa transitano due viaggiatori. Entrano, vagano per le sale vuote e spoglie, se ne innamorano, la acquistano, la restaurano secondo una peculiare sensibilità e ne fanno il palcoscenico (e la protagonista) di un happening che sarà interrotto solo dallo scoppio della seconda guerra mondiale, a cui parteciperanno l'upper class cosmopolita europea ed esponenti di punta delle avanguardie artistiche.

A comprare la villa è Albert "Bertie" Landsberg, brasiliano di passaporto ma inglese di educazione. Ad abitarla con lui è la famiglia non convenzionale che si era formata a Parigi, di cui fanno parte il suo compagno, Paul Rodocanachi, conosciuto cadendo da cavallo sul Bois de Boulogne, e Catherine, moglie del barone d'Erlanger.

Tutti e tre provengono da famiglie di origine ebraica che hanno consuetudine con ricchezza e l'arte. Se dovevano farsi ritrarre, gli autori erano Picasso o Matisse, se collezionavano arte antica erano Las Pinturas Negras di Goya che il suocero di Catherine donò poi al Prado.

Rodocanachi, architetto dilettante, frequentava Jean-Michel Frank (il cui sublime pauperismo nel disegno dei mobili era qualcosa «che pochi al mondo possono permettersi») e Diego Giacometti.

La baronessa d'Erlanger era familiare con Proust, Paul Morand e Bergson.

Acquisita la villa, il terzetto subito vi si trasferì da Parigi, vi si insediò e avviò un restauro guidato da una sensibilità artistica acutissima e un rispetto assoluto verso la materia originaria dell'edificio.

Non venne intrapreso alcun intervento radicale di rifacimento, in controtendenza rispetto all'Italia del tempo, che negli stessi anni discuteva come completare in stile la palladiana Loggia del Capitanato a Vicenza.

Nella Malcontenta un raffinato tappeto strategicamente collocato a coprire una lacuna fu infatti preferito al rifacimento del prezioso pavimento originale palladiano. Le sale furono tenute il più possibile sgombre, per consentire di cogliere al meglio l’armonia degli spazi, e i pochi semplici mobili, disegnati da Rodocanachi, furono realizzati dal falegname del villaggio.

La sera tutto avveniva a lume di candela, perché la luce elettrica entrerà in villa solo nel 1949. Il recupero degli affreschi, celati sotto uno strato di pittura bianca, diventò un’avventura intellettuale i cui gli interlocutori erano Rudolf Wittkower e Kenneth Clark, e la progressiva svelatura era effettuata dagli stessi padroni di casa e dai loro ospiti.

La villa tornata alla vita fu quindi frequentata dallo sciame cosmopolita di artisti e aristocratici che si muovevano fra Parigi, Londra e Venezia, e ospitò Misia Sert, la madame Verdurin di Proust, l’architetto Le Corbusier, il patron dei Balletti Russi, Sergej Djagilev, musicisti come Cole Porter e Arthur Rubinstein, ballerini come Serge Lifar, scenografi come Oliver Messel, politici come Winston Churchill, fotografi come Cecil Beaton.



Il principe Jean-Louis Faucigny Lucinge, ospite alla Malcontenta.


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Nel Libro degli Ospiti della Malcontenta possiamo leggere firme e frasi di innumerevoli personaggi famosi:


Virginia Agnelli Bourbon di San Faustino

George Balanchine

Victoria Battenberg di Spagna

Cecil Beaton

Christian Bérard

Bernard Berenson

Anthony Blunt

Robert Byron

Olga Cadaval di Robilant

Truman Capote

Luisa Casati

Bruce Charles Chatwin

Winston Leonard Churchill

Jean Maurice Cocteau

Diana Cooper

Chaterine D'Erlanger

Carlos de Beistegui

Philip Alexius De Laszlo

Caio De Mello Franco

Anna-Élisabeth de Noailles Bibesco

Winnaretta de Polignac Singer

Sergei Diaghilev

Alvise Emo Capodilista

Jean-Louis e Baba di Faucigny-Lucinge

Leonor Fini

Peggy Guggenheim

Franz Kline

Boris Kochno

Albert (Bertie) Clinton Landsberg

Yvonne Landsberg

Le Corbusier

Serge Lifar

Norah Lindsay

Arturo-Josè Lopez-Willshaw

Guglielmo Marconi

Elsa Maxwell

Oliver Messel

Paul Morand

Annina Morosini

Alice Nikitina

Marina Petrovna Galitzine

Claud e Marion Phillimore

Guido Piovene

Cole Porter

Roger Quilter

Paul Rodocanachi

Misia Sert Godebska

Josep Maria Sert

Mary Elizabeth Sharpe

Antony e Margaret Snowdon

Freya Stark

Igor' Stravinskij

José Emilio Terry

Giuseppe Volpi

Edward e Wallie Windsor

Rudolf Wittkower


da Napoli, martedì 3 novembre 2020 alle ore 23:49:27
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