Era stato il grande ballo che si doveva tenere il 31 luglio 1924 a Palazzo Papadopoli, sul Canal Grande, per celebrare il centenario della morte di Lord Byron, a spingere l’indivisibile terzetto formato da Paul Rodocanachi, Albert Clinton Landsberg, detto Bertie, e la baronessa Cathérine d’Erlanger a venire a Venezia.
Indubbiamente l’evento si annunciava memorabile, visto che Linda Thomas, la bella miliardararia americana che dava la festa, aveva chiesto a Sergej Djagilev, il patron dei balletti russi, di curarne la scenografia, a Pablo Picasso di dipingerne il fondale e alla giornalista mondana Elsa Maxwell di curare la scelta degli ospiti.
Ma, prima ancora di arrivare nella città dei dogi, risalendo lungo il Brenta, l’apparizione inattesa della Malcontenta avrebbe catturato prepotentemente l’immaginazione dei tre viaggiatori. Disabitata da molti anni, spogliata dei suoi affreschi e in stato di totale abbandono la villa – o meglio la fabbrica – costruita da Andrea Palladio per Nicolò e Alvise Foscari verso la metà del XVI secolo, sembrava aspettarli. Salvarla dalla rovina e interpretarne lo spirito diventò per Bertie Landsberg la missione a cui consacrare da quel momento in avanti la sua vita.
Se il restauro della celebre villa di Palladio costituisce il filo conduttore di "Tumulto e ordine. Malcontenta 1924-1939", il libro appassionante che Antonio Foscari pubblica ora in italiano da Electa si presta a molte chiavi di lettura.
È la storia dell’amicizia che unisce Paul Rodocanachi, nato a Londra nel 1871 e stabilitosi a Parigi, e Bertie Lansberg, di diciott'anni più giovane, nato a Rio de Janeiro ma educato in Inghilterra, entrambi di ricchissime famiglie israeliane ed entrambi decisi di fare della loro vita un'avventura artistica.
Paul è un architetto dilettante ed un arredatore dal gusto infallibile, Berthie è suo allievo fin quando si rende conto che l’architettura di Palladio basta a se stessa e non tollera decorazioni aggiuntive. Ma ad infondere ai due esteti l’energia necessaria per lanciarsi nell’avventura della Malcontenta è la vitalità travolgente della bellissima Cathérine d’Erlanger che ha fatto girare la testa anche a Paul Morand e costituisce con loro un singolare ménage à trois.
Seguendo il filo delle loro relazioni sociali il libro di Foscari è ugualmente uno spaccato dell’alta mondanità internazionale che si dà appuntamento a Venezia ed è di casa alla Malcontenta proprio negli anni in cui il regime fascista si radicalizza. Da Djagilev e i suoi ballerini a Misia Sert, da Boris Kochno a Serge Lifar, da Robert Byron a Le Corbusier, la lista degli ospiti illustri che frequentano la villa è impressionante e le belle fotografie d¿epoca che impreziosiscono il libro ne sono la testimonianza eloquente.
Mentre Giuseppe Volpi dispiega il suo talento imprenditoriale puntando sulla modernità, lanciando il lido di Venezia e la mostra del cinema e creando il polo industriale di Marghera, l’élite che si riunisce alla Malcontenta viene ad ammirarvi un capolavoro architettonico al di fuori dal tempo, abitato nella sua rigorosa essenzialità, dove la sola illuminazione ammessa è quella delle candele.
Davanti a questa estetica della sottrazione e del vuoto come non capire la sorpresa di Cecil Beaton che, entrato per sbaglio nella stanza da bagno, si era trovato davanti un Bertie nudo con il corpo completamente ricoperto di tatuaggi erotici, risalenti evidentemente a un epoca in cui il puro culto della bellezza - per parafrasare il titolo di una sua raccolta di poesie giovanili – non aveva ancora messo Ordine nel Tumulto dei sensi.
Il sopraggiungere della guerra e delle leggi razziali avevano però finito per costringere i tre amici a fare i conti con la situazione politica: il primo ad allontanarsi fu Paul Rodocanachi; poi era stata la volta dell’inarrestabile Catherine che, stabilitasi a Hollywood, avrebbe aperto sul Sunset Boulvard un celebre caffè dove si sarebbero esibiti Cole Porter, Judy Garland e Frank Sinatra; infine anche Berthie era tornato nel nativo Brasile.
Quando, finita la guerra, Landberg si era ristabilito alla Malcontenta, aveva al suo fianco ad accogliere la processione di ospiti e artisti illustri che riprendevano la strada della villa un nuovo devoto del bello, il colto e raffinato lord inglese Claud Phillimore.
Ma giunti all’epilogo del libro ecco Antonio Foscari passare a una narrazione in prima persona e raccontarci, con estrema delicatezza, un’ultima storia. Quella che lo porterà, quasi per attrazione magnetica, a subentrare a Bertie nella fabbrica costruita quattro secoli prima per i suoi antenati e a studiarla, restaurarla, amarla non più come un esteta, ma come un architetto e uno studioso insigne di Palladio.