Un' avventura di Domenico Caraceni.

Sartoria - Artigiani italiani e stranieri - Abiti - Teoria e Storia dell'Abbigliamento classico

Carmelo Pugliatti

da Messina, martedì 27 settembre 2016 alle ore 12:03:32

Domenico Caraceni è stata  la figura più rivoluzionaria nel campo della sartoria maschile Italiana nella prima metà del XX secolo.

Fu l'artigiano con cui nacque il novecento; Caraceni rivoluzionò con estro l'arte del vestire creando un abito moderno,leggero,libero ma elegante e di gran linea.

Infiniti i Maestri cresciuti alla sua scuola di taglio,e tra questi quel Vincenzo Attolini iniziatore (grazie alle direttive di Gennaro Rubinacci) della scuola Napoletana di linea "morbida" che porterà con estro tutto partenopeo alle estreme conseguenze il discorso iniziato da Caraceni.

Nella figura di Domenico Caraceni v'era qualcosa di mercuriale,molto diverso dall'austero e quasi Britannico atteggiamento dei suoi continuatori.

Intanto,già nelle origini del Maestro c'è una componente leggendaria che è probabile sia stata creata ad arte dallo stesso Domenico.

Secondo la leggenda,ad Ortona a mare,paese natale di Caraceni,i familiari del celebre musicista Francesco Paolo Tosti,ricevevano dal celebre congiunto gli abiti smessi che costui si era fatto fare dalle più celebri sartorie Londinesi,questi venivano inviati alla bottega del padre di Domenico per essere adattati ai nuovi propietari.

Sarebbe stato allora,osservando la rigida costruzione di quegli abiti che il giovane Domenico Caraceni avrebbe avuto l'intuizione di svuotarli da tele ed ovatte conservandone però il taglio sapiente e perfetto.

La realtà sembra essere stata più prosaica,anche se altrettanto affascinante.

E' improbabile che una famiglia importante,come quella dei Tosti,potesse affidare abiti di Saville Row ad un povero sarto che campava con una clientela di contadini e pastori,recandosi nei casolari per fornire robusti indumenti da lavoro.

 E' da questo modesto punto di partenza che il giovane Domenico spiccò il volo,recandosi prima a Napoli,per breve tempo in cerca di lavoro,poi a Roma presso il suo primo maestro,Giuseppe Scolaro,Siciliano trapiantato nella Capitale e sarto di fama.

Da qui Caraceni transitò presso altre sartorie importanti,Camandona,Ottolenghi,poi ancora Camandona con cui entrò in società dopo essere tornato vivo,ma un pò malconcio,dalla prima grande follia mondiale.

All'alba degli anni 20,mise su la propia sartoria; ormai era un sarto alla moda ed i clienti facevano la fila per essere vestiti da lui.

Chiamò a Roma i propi fratelli,Agostino che addestrò come sarto e Galliano che si occupava di quello che oggi definiremmo management: entrambi ne perpetueranno il nome e (parzialmente) il taglio.

Come scrivevamo prima,vi era in Caraceni una componente mercuriale,ossia un carattere vivacissimo,scaltro,a tratti spregiudicato; egli possedeva un innato senso della pubblicità,e soltanto un altro sarto può essere paragonato a lui sotto questo aspetto: il Siciliano ,naturalizzato Romano, Angelo Litrico.

Tra le molte ed eccellenti sartorie presenti a Roma negli anni 20,spiccava in via Condotti quella di Enrico Cucci,fornitore di SAR il Principe di Piemonte.

Domenico scommise con Cucci che sarebbe riuscito a vestire l'augusto cliente,e ci riuscì (nessuno ha mai saputo come).

Un colpo formidabile fu l'affare Fairbanks.

Douglas Fairbanks Sr era in quei tempi l'attore più famoso di Hollywood e del mondo.

Caraceni,attraverso Herbert Haeseltine,scultore  Italo-Franco-Americano allora molto noto e ben introdotto nei più esclusivi ambienti internazionali (case Reali incluse,come vedremo) riuscì ad incontrare a Parigi il grande divo,recandogli in omaggio un completo tagliato solo sull'impressione che Fairbanks aveva dato al sarto sullo schermo.

L'abito viene consegnato,Fairbanks lo prova e lo trova stupendo (fa qualche grinza,ma viene sistemato a tempo di record in una stanza attigua senza neanche che l'attore se ne accorga).

A questo punto Douglas Sr,entusiasta ordina a Caraceni ben 40 vestiti.

E' la consacrazione mondiale,i giornali Americani si occupano di lui,i corrispondenti  lo intervistano,"Vanity Fair" scrive che l'unica alternativa a Saville Row si trova a Roma,ed è Caraceni, ma a Domenico questo non basta.

Scommette,più con se stesso che con altri (perchè non avrebbe trovato nessuno così folle da prendere sul serio la scommessa) che avrebbe vestito...il Principe del Galles Edoardo,erede al trono d'Inghilterra e dell'Impero Britannico,l'uomo allora considerato il più affascinante ed elegante dell'intero pianeta.

Per mettere in atto il suo ambizioso disegno,Caraceni si rivolge ancora una volta ad Haeseltine che ha diverse amicizie nell'entourage del Principe e conosce personalmente Edoardo.

Allettato dal taglio superbo degli abiti di Caraceni,il Principe di Galles concede l'ambito incontro a York House (allora sua,non amata, residenza ufficiale,in attesa venga completato Fort Belvedere).

Edoardo ordina alcuni completi,Caraceni gli prende le misure,ed in separata sede il Colonnello Legh che fa parte dello staff del Principe raccomanda a Caraceni la massima segretezza sulla fornitura:

Edoardo è l'erede al trono di Gran Bretagna e non dovrebbe vestire che abiti di sarti Inglesi (o dell'Impero); farsi confezionare dei vestiti da uno straniero verrebbe considerata una grave scorrettezza.

Domenico ovviamente da ampia assicurazione sulla sua riservatezza,torna a Roma e....concede un intervista a dei giornalisti Americani raccontando che sta facendo degli abiti per il Principe del Galles!

La notizia viene rilanciata dai giornali Inglese e succede il finimondo.

Intervistati a loro volta i sarti di Saville Row rispondono sprezzanti che Caraceni è un buffone e che fa i vestiti senza neanche prendere le misure (eco evidente del famoso episodio di Fairbanks).

 

in una nota ufficiale il Principe Edoardo nega di conoscere Caraceni,mentre nel frattempo il Colonnello Legh invia una nota di protesta al povero,incolpevole Heaseltine il quale a sua volta scrive a Caraceni in termini che avrebbero fatto arrossire chiunque...chiunque ma non l'ineffabile Domenico che incornicia la lettera nel suo atelier come prova inconfutabile di tanto augusto cliente.

La cosa buffa è che malgrado la grave scorrettezza del sarto ed il putiferio suscitato,Legh non scrive in termini di rottura..anzi vi è in agenda un ulteriore prova,a Londra il 15 novembre 1929,e solo se "Verranno pubblicati altri articoli nella stampa il Principe non avrà più niente a che fare con lui",segno che per Edoardo il taglio di Caraceni era troppo ghiotto per rinunciarvi.

Domenico Caraceni  morirà sessantenne nella primavera del 1940.

Dopo la sua scomparsa la sartoria originale seguirà una singolare diaspora.

A Roma resteranno (oltre numerosi allievi) due botteghe a portarne avanti il nome:il fratello Galliano,già direttore della filiale di Napoli (che ebbe breve vita) con il tagliatore De Felice,e la originale sartoria Caraceni retta da suoi tagliatori.

All'inizio degli anni 60 a Galliano subentreranno i figli Tommy & Giulio,provetti sarti e tagliatori (con anche un esperienza a Londra da Stovel & Mason).

A Milano,il fratello Agostino precedentemente direttore della filiale di Parigi,chiusa a causa della guerra,si unirà al direttore della filiale Meneghina,Mario Donnini formando la Donnini & Caraceni (poi Pozzi & Caraceni,oggi A. Caraceni),mentre la filiale originale in piazza San Babila verrà curata da altri tagliatori del Maestro,capitanati dal bravo Risuglia e sotto la direzione di  familiari dello scomparso (le sorelle,mi pare).

Oggi questa sartoria ed il suo marchio sono posseduti da Gianni Campagna.

Un altro Caraceni "Milanese",Ferdinando,non ha rapporti di parentela,ma solo di ominimia col leggendario Maestro..

Circa il taglio,non vi è dubbio che sia inconfondibile,e che come nessuno prima di allora (e dopo) Caraceni sia riuscito a trasmetterlo agli allievi,sia pure con alcune varianti dovute alla diversa mano dell'artigiano di turno.

Domenico Caraceni raccontava di aver creato un sistema di taglio unico,basato su alcune "formule matematiche" precise.

Anche qui,probabilmente, ci troviamo di fronte ad una leggenda creata ad arte da questo incomparabile artista.

Sembrerebbe,da alcune foto,che gli abiti tagliati da Domenico Caraceni fossero meno "monumentali" e più dinamici di quelli dei suoi successori.

Pare che i migliori interpreti dello stile del Maestro siano stati il sarto Morea,morto precocemente in un incidente d'auto al ritorno da una visita ad Ortona a mare alla tomba di Caraceni,e Bruno Cecconi in bottega con Caraceni dai primi anni 20,e poi titolare di una famosa sartoria di Venezia.

Cordialmente,

Carmelo Pugliatti.

 

Foto di Domenico Caraceni:

 

Caraceni nel 1925.

Notare l'abito di linea piuttosto snella rispetto alla "monumentalità che si è soliti associare a Caraceni.

 

Giuseppe Scolaro,il maestro di Domenico Caraceni:

 

Caraceni negli anni 20,in sartoria insieme all'attore Douglas Faibanks Sr.I primi due da sinistra sono i fratelli Agostino e Galliano.

 

Enrico Cucci,"il grande rivale" di Caraceni:

 

La lettera di rimostranze a Caraceni per la scorrettezza commessa nell'affare  "Principe del Galles":

 

Edoardo,Principe del Galles ( poi Edoardo VIII,poi Duca di Windsor) ritratto nei primi anni 30 con un abito che non presenta le caratteristiche di quelli di Scholte,ma che sembra inconfondibilmente un Caraceni:

 

Mario Donnini,titolare insieme ad Agostino Caraceni della "Donnini & Caraceni" di Milano:


Un abito realizzato nel 1961 da Bruno Cecconi.

Cecconi iniziò a collaborare con Caraceni quasi bambino,quando Domenico era socio della sartoria Camandona intorno al 1920,seguì Caraceni nella sua prima sartoria,ed infine si trasferì a Venezia all'inizio degli anni 30.

Insieme a Morea (scomparso precocemente) Cecconi era a detta degli intenditori colui che aveva saputo continuare meglio la linea originale del Maestro:

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corrado pasquali

Bellissimo articolo. 

...peccato l'apostrofo mancante nel titolo.

Con i più cordiali saluti,

Corrado Pasquali

da roma, martedì 27 settembre 2016 alle ore 00:25:27
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Carmelo Pugliatti

  1. Egregio Signor Pasquali,
    Colgo l'occasione del suo cortese richiamo per formulare una proposta.
    Sarebbe possibile consentire di modificare gli interventi,magari entro e non oltre poche ore dal loro inserimento, per poter ovviare ad eventuali refusi,errori,ripetizioni o come in questo caso dimenticanze?
    Capita infatti che,nonostante quello che si ritiene un vigile controllo del testo,possano avvenire sviste,specie nel caso di interventi lunghi.

    Cordialmente,

    Carmelo Pugliatti.


da Messina, mercoledì 28 settembre 2016 alle ore 00:30:09

Lorenzo Villa

Encomio anch'io senza riserve il prezioso intervento del proff. Pugliatti  sulla dinastia Caraceni. Questo nome è per l'abbigliamento maschile quello che il Bordeaux è per il mondo del vino : imprescindibile ed inevitabile.

Ho il piacere di aggiungere qualcosina al già ricco gesso, qualche appunto utile ad illuminare la storia di un nome che circola tra gli appassionati non più come realtà fisica ma come riferimento strutturale.

Come si è detto, all'apice del successo della sua sartoria di Roma, Domenico Caraceni aprì un atelier a Parigi in Rue Champs Elisée affidato al fratello Augusto ed uno a Napoli affidato all'altro fratello Galliano. La seconda guerra mondiale fece chiudere il primo e la mancanza di un vero successo commerciale il secondo. Così sia Augusto che Galliano rientrarono a Roma, di nuovo ad aiutare il fratello Domenico. Ma la loro "missione" era segnata : nel periodo post bellico Domenico ci riprova a Milano, in piazza San Babila, con Augusto. La scelta, come ci racconta la storia, fu felice.

Alla morte di Domenico le redini della sartoria romana e di quella milanese passarono nelle mani del figlio Augustarello, incapace invero di gestire il nome e le dinamiche di una sartoria così importante, non essendo lui stesso sarto. Così Augusto e Galliano aprirono due loro sartorie, una a Milano ed una a Roma, lasciando le vecchie botteghe ai tagliatori. Il resto è storia che sappiamo, con Milano retta dal maestro Mario Caraceni, figlio di Augusto, e Roma condotta da Tommaso e Giulio Caraceni, figli di Galliano. Proprio questi ultimi vantavano un'esperienza importante e blasonata; come riporta la loro biografia : "nel 1948 a Parigi presso lo zio Augusto, poi da Primavera e da Paul Portes, nel 1952 a Genova presso Evangelista e nel 1954 a Londra presso Kilgour French Stanbury e Davies&son ".

E Augustarello ? Un lento declino fatto di chiusure e di vendita del marchio a Gianni Campagna.


da Parma, giovedì 29 settembre 2016 alle ore 14:59:13
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Ettore Poletti

Sono un appassionato di abbigliamento maschile nella sua eccezione più classica, frequentando da anni il mondo del bespoke. Come tutti i frequentatori di sartoria ha nel muro la targa Caraceni. Desideravo ringraziare i cavalieri Carmelo Pugliatti e Lorenzo Villa per la splendida spiegazione sulla dinastia di sarti. Avevo un po' di confusione tra Milano, Roma, Abbruzzo... Ora è tutto chiaro.

Grazie per il vostro meritorio e notevolissimo lavoro.

Con stima

E.Poletti

da Modena, giovedì 13 ottobre 2016 alle ore 15:04:01
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Alessandro Pagnoni

Buon pomeriggio Sig. Pugliatti,

volevo cogliere l'occasione per complimentarmi per il bellissimo articolo che ha pubblicato.

Volevo chiederle gentilmente se fosse possibile farle domande in merito a questa incredibile storia, sono un giovane apprendista che vorrebbe scoprire qualcosa di più in merito al Sig. Mario Donnini. 

Grazie, 

Cordiali saluti.

Alessandro Pagnoni

da Pesaro, lunedì 15 novembre 2021 alle ore 13:33:34
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