Insuperabile ed Inarrivabile Gran
Maestro,
un’attenta riflessione sullo stato
attuale della sartoria, e sulle sue modalità di esporsi al committente, non può
prescindere da un vaglio della sua dimensione fisica. In altre parole,
discutiamo con animo appassionato del suo stato dell’arte, della sua tecnica
attuale ovvero della sua qualità artigianale autentica o meno, ma tralasciamo
di parlare della sua fruizione, a mio avviso capitolo ‘fondamentale’ del
vestire su misura. Se la sartoria è, come altrove esposto, la palestra dell’Uomo
Elegante, come non considerare l’importanza, e l’irrinunciabilità, di ‘frequentare’
abitualmente la sartoria, di respirare la sua aria, di vivere il contatto
diretto con il maestro ?
Complice la sparizione di tante
realtà locali, negli ultimi anni si è assistito ad un vorticoso valzer di
viaggi, trunk show, incontri, visite, nei più disparati spazi - e talvolta “disperati”
– da parte di una pletora di sarti con valigia costantemente in mano e giacche crudelmente
strapazzate una sull’altra e avvilite in bauli, stive, bagagliai.
A mio avviso è necessario
enunciare con fermezza che questo forse è vestire su misura ma non vestire in
sartoria. E’ vestire per necessità non per fede. E’ vestire, spesso, per
professione non per passione devota nel Classico. Chi ama la sartoria e ne
conosce ambienti e costumi mai accantonerà il suo spazio fisico per una camera
d’albergo, un negozio o altri luoghi ben più inopportuni (ho assistito, ahimè, a
prove in bagni di ristoranti ed in corridoi di postriboli, per dirne alcuni).
Occorre dire chiaramente: vestire
su misura è andare regolarmente in sartoria; per le prove, per un saluto, per una
chiacchiera, per un nuovo ordine, per una modifica, per un’annusata ai tessuti,
per un dubbio che non ci ha fatto prender sonno, per uno sguardo mentre viene montata
una manica, per una stirata di ripresa ad una giacca, per ripararsi dagli
strali del cattivo gusto circonvicino. Al contrario non si riuscirà mai a
compiere e comprendere un percorso che non è scelta estetica del nostro Io ma
condizione di fedeltà ad una tradizione e ad un’idea di Uomo.
Cavallerescamente
Lorenzo Villa