ALOHA SHIRT – DOVE E’ NATA
Quando
parliamo di fogge nate in Europa o America, come trench, penny loafer o polo coat,
partiamo da una buona conoscenza dell’ambiente in cui la loro vicenda ha avuto
inizio. Basta aggiungere i personaggi, qualche dettaglio e lo scenario è già definito.
Non vale lo stesso per il capo che codesto esercizio di Critica intende sottoporre
alla vostra attenzione perché possa ispirare ulteriori e migliori studi: la
Aloha Shirt. Delle terre in cui nacque, del mondo che la generò e di quanti
ne creò lei stessa si sa generalmente poco e molto di quel poco è falso,
quando non tendenzioso. E’ pertanto opportuno un riepilogo delle coordinate
storiche e geografiche della lontana regione in cui i fatti si svolsero.
Le Isole
Sandwich, ora note come Hawaii, sono un festone di isole tropicali situate nel
Pacifico settentrionale intorno ai 20° di latitudine nord. Geograficamente
appartengono all’Oceania, politicamente agli USA e legalmente, il che come
sempre significa teoricamente, a se stesse. Si compongono di 128 isole
vulcaniche, le cui 8 maggiori si trovano nell’estremità sudorientale dell’arcipelago.
Vennero ufficialmente scoperte il 18 Gennaio 1778 nel corso della terza e
fatale spedizione di James Cook (1728 – 1779), che avendo completato con
successo la missione segreta in cui aveva scoperto e cartografato la Nuova
Zelanda era stato promosso Comandante della Royal Navy. Cook le battezzò
e descrisse come Isole Sandwich, in onore del primo Lord dell’Ammiragliato e
suo sostenitore John Montagu IV Conte di Sandwich (1718 – 1792). Si, proprio
lui, quello che diede al panino farcito la dignità di soggetto gastronomico. Così
le troviamo citate nella letteratura e sulle mappe per almeno un secolo, dopo
di che sono state chiamate Hawaii, come la più grande delle isole. E’ la
cultura dominante a decidere quali parole cancellare e fu l’America, più
vicina e sopra vento, a prevalere nel silenzioso braccio di ferro con l’Impero
britannico per il controllo di quell’angolo di paradiso.
Di inglese resta solo un
riquadro con la Union Jack nella bandiera nazionale, rimasta quella che Re Kamehameha
disegnò con 8 bande che rappresentano l’arcipelago unito. Le piccole isole nord
occidentali sono quasi tutte disabitate e contano alcuni atolli parzialmente
corallini tra cui Midway, scoperto nel 1859 e sotto il controllo diretto ed
esclusivo del governo federale degli Stati Uniti sin dal 1867. Le Hawaii si
popolarono grazie a migrazioni dalla Polinesia avvenute tra il IV e l’XI
secolo. Nel XIII si sviluppò una divisione in caste con al vertice l’aristocrazia
degli Ali’i che esprimeva i capi. Le grandi isole svilupparono regni più o meno
in conflitto, ma tutto sommato pacifici e indipendenti, fino a quando nel
1795 Kamehameha I il Grande (1758 – 1819), non senza audacia, moderne armi
da fuoco e fortuna (in un momento decisivo i suoi nemici vennero imprevedibilmente
annientati da un’eruzione del Kīlauea), unificò le isole proclamandosene re.
Quel che si dice possedere il mana, la forza vitale, una leadership tra naturale
e sovrannaturale. Tra le terre emerse più remote del pianeta, la loro sola posizione
rese le Hawaii una preda appetibile per
gli Stati Uniti già da quando, alla fine del XIX secolo, il Giappone diventava
una grande potenza economica e militare grazie alle riforme dell’imperatore
Mutsuhito (1852 – 1912), che manifestava anche mire di espansione territoriale
sul continente. Per la flotta a stelle e strisce un avamposto al centro del
Pacifico era quel che ci voleva. Nel 1890 gli USA inviarono una prima nave
militare al porto di Pearl Harbour, di cui dal 1887 avevano ottenuto l’uso
in esclusiva. Nel gennaio 1893,
un contingente di marines sbarcò senza preavviso a Honolulu per fiancheggiare con le
armi alcuni imprenditori non nativi che volevano rovesciare il regno e assumere
il controllo del governo. Lo scopo dei grandi coltivatori stranieri, legati economicamente
al continente, era fare un bel regalo agli Stati Uniti affinché rimuovessero i
dazi dei quali avevano gravato lo zucchero hawaiano.
La Regina Liluokalani nel 1891
La regina Liliuokalani
(1838 – 1917) volle evitare spargimenti di sangue e abdicò, ma non in favore degli
insorti bensì degli Stati Uniti. In tal modo intese rimarcare che si
sottometteva al gesto di pirateria di un altro Paese, non a una rivolta del suo
stesso popolo. Invero il presidente Grover Cleveland informò il Congresso che
gli USA avevano commesso "un atto di guerra contro una nazione amichevole”,
partecipando al sequestro illegale del Regno hawaiano in violazione del diritto
internazionale. Il riconoscimento del presidente va letto come replica all’abile
mossa di Liliuokalani, significava che gli USA non raccoglievano il suo passaggio
di consegne. Descrivendo l’episodio come un errore, constatavano e ufficializzavano
una situazione di fatto. La controparte, proprio perché “amichevole” e non “amica”,
avrebbe dovuto tenersela così com’era senza ottenere il Regno, né alcun’altra
forma di Stato nazionale. Il presidente e la Regina raggiunsero anche un
accordo, che naturalmente ha fatto la stessa fine del Trattato di Fort Laramie del
1868 con la nazione Sioux. Gli USA attesero che la reazione all’atto di forza
si calmasse un po’, lasciando che il 4 Luglio 1894 venisse fondata una
Repubblica delle Hawaii governata dai maneggioni che avevano sobillato l’insurrezione.
Quattro anni e 3 giorni dopo, visto che in
seguito alla guerra ispano americana gli americani avevano occupato anche
Manila, il Congresso invocò la necessità di manovre militari nelle
Filippine e a tale scopo decise che era finito il tempo di giocare. Le Hawaii vennero
dichiarate un possedimento extraterritoriale (1898) e poi un territorio
effettivo (1900) degli Stati Uniti. La Newland Resolution del 7 luglio 1898 fu
un provvedimento unilaterale con cui un Paese si appropriava di un altro senza
sentirlo, ma vallo a contestare!
Già nel 1908 venivano erette a Maui le Schofield
Barracks, poi diventate il più grande forte operativo del mondo. Il sito
ufficiale delle Military Installations vi censisce oggi ben 98.621 residenti e si tratta solo di una delle innumerevoli basi. Dopo
sei decenni e due guerre durante le quali l’arcipelago divenne una trincea, da
Territorio degli USA le Hawaii ne divennero uno Stato membro, coi diritti e
poteri connessi (1959). A un secolo dall’invasione, con la legge n. 103-150 del
1993 nota come Risoluzione di scuse o Legge del Perdono, il Congresso riconobbe
che il rovesciamento del Regno delle Hawaii avvenne
con l’intervento degli Stati Uniti, in favore dei quali il popolo nativo non aveva
mai rinunciato alla sovranità. A questo punto nessuno nutre dubbi sulla nullità
dell’annessione delle Hawaii, se non che il diritto internazionale manca di forza
cogente, almeno nei confronti delle portaerei degli Stati Uniti. Va aggiunto
che da allora alcuni Paesi hanno nuovamente riconosciuto il Regno delle Hawaii
come Stato indipendente, retto attualmente da Sua Maestà Akahi Nui (1941 –
vivente).
Incoronato a Honolulu nel 1998, il re rilascia passaporti diplomatici
e intrattiene relazioni internazionali. Si è dichiarato discendente della dinastia
Kamehameha, ma mancandogli il mana degli antenati mi sono fatto l’opinabile
opinione che gli USA lo lascino parzialmente fare perché è più dannoso per la
sua stessa causa che per la loro. Date uno sguardo al suo sito e giudicate: http://hrmakahinui.com/
. Lo studioso di abbigliamento deve conoscere queste e altre vicende non tanto
per capire come mai il presidente Joe Biden (1942 – vivente) abbia atteso tredici
giorni prima di andare a vedere cosa era successo a Maui dopo l’incendio
costato 115 vite, quanto per capire il costo dei doni che un piccolo popolo con
una lingua di sole sette consonanti ha dispensato all’umanità ed essergli per
questo grati.
La cultura è fatta di idee e gratitudine. Cancellazione, odio,
negazionismo, complottismo, massimalismo e altri atteggiamenti distruttivi sono
i mali di chi si nutre di informazioni e opinioni, che come tutte le droghe
diventano particolarmente perniciose quando assunte senza discernimento. Conoscere
fatti e personaggi che decisero le sorti del suo luogo natìo permette di poter leggere
le Aloha Shirt come un talismano di eterna primavera e giovinezza o anche come un
semplice souvenir. Il Critico ha il dovere di proporre una sua teoria, ma anche
di deporre sul piatto gli argomenti perché ciascuno possa, magari addentrandosi
oltre, elaborare la propria personale visione.