Il portico dei maestri



Sartoria Giovanni Celentano

Via di Vallarsa, 13 00141 - Roma Tel. 06.8181909

Un appartamento al quinto piano di un grande palazzo del quartiere Monte Sacro, lontano dalle caotiche vie del centro storico di Roma, ospita la sartoria del Maestro Giovanni Celentano, socio fondatore nonché al momento unico sarto fornitore del Cavalleresco Ordine dei Guardiani delle Nove Porte. Celentano è un grande sarto che aggiunge ai tessuti qualcosa di più di semplici imbottiture, forme e fodere. I suoi abiti parlano della sua sensibilità e della sua precisione, della sua discrezione e della sua cortesia. I suoi abiti danno al cliente il piacere di un privilegio. Si tratti di una giacca in saglia o in tweed, di uno spezzato sportivo o di un classico abito a tre bottoni in austera e compatta flanella, di un pesantissimo pantalone in whipcord o di un monumentale Ulster, le sue creazioni sanno solleticare il gusto dell'intenditore per la cura - tutta artigianale - del dettaglio, sanno esprimere la finezza e l'attenzione per tutto ciò che ogni uomo elegante si aspetta da un abito di sartoria. Formatosi a Napoli, sotto l'influenza dei migliori sarti partenopei, Giovanni Celentano lavora dal 1967 a Roma, città nella quale ha raggiunto la piena maturità artistica. La sartoria ha una conduzione sostanzialmente familiare. Affiancano il Maestro, infatti, la figlia Simona, che segue gli ordini e tiene i rapporti con i fornitori e il sig. Rino Donatiello, "vero e proprio talento per ago e filo", che da oltre trent'anni (avendo iniziato tredicenne a seguire il Maestro) si occupa di tutte le fasi della lavorazione degli abiti. Gli altri collaboratori sono la sig.ra Carolina D'Arrigo, pantalonaia, il sig. Firmano Lucchini, lavorante esterno, la sig. Anna Rosati, asolaia. Quest'ultima provvede anche alla lavorazione di un dettaglio raro e prezioso: l'occhiello lucido al bavero sinistro o su entrambe i baveri per il doppiopetto.. Si tratta di un'asola rifinita con tutti i nodi nascosti, in modi che resti visibile solo una serratissima spirale di seta Il salotto della sartoria, arredato con gusto e calore di chiara impronta anglosassone, è il luogo deputato alle prove e alle piacevoli e pacate conversazioni. Sugli scaffali in legno scuro trovano posto mirabili flanelle, ruvidi tweed, vecchi Sportex di Dormeuil, tagli ormai introvabili capaci di soddisfare il gusto del gentiluomo più esigente. Figurini degli anni '20 e '30 del secolo scorso, appesi alle pareti insieme al grande ritratto del Duca di Windsor, rimandano all'epoca d'oro dell'eleganza maschile. Un'epoca alla quale Celentano, al pari di molti dei suoi clienti più affezionati, guarda spesso con trasognato rimpianto. Non è difficile, qui, trovare qualche appassionato estimatore dell'eleganza classica commentare insieme al Maestro le pagine delle ristampe Electa di Apparel Arts o del classico Homo elegans di Mosconi e Villarosa, traendone i suggerimenti e gli spunti più misurati per la successiva confezione di abiti o soprabiti. In posizione sempre diversa, due manichini offrono all'ammirazione del visitatore i capi in prova. Numerosi tagli riposano sugli scaffali di un piccolo ripostiglio della sartoria. "Devono stagionare", dice il Maestro, "acquistare, cioè, vita, morbidezza, movimento grazie anche al contatto con le altre stoffe". Il Maestro lavora da sempre con tessuti rigorosamente inglesi, dei quali conosce come pochi il nobile e glorioso passato. "Tessuti che hanno fatto la storia della sartoria e dell'eleganza maschile" rivivono mirabilmente sotto le sue mani. Il peso che consiglia è sempre elevato, importante, adeguato ad una lavorazione che, per un abito, richiede non meno di 60 ore. A volte il peso notevole (per i whipcord si arriva anche a 990 grammi al metro) spaventa alcuni clienti, specie quelli più giovani, che il triste livellamento operato negli ultimi decenni dall'industria tessile ha reso poco avvezzi a comprendere il linguaggio e le peculiarità di ogni tessuto. Anche solo qualche minuto passato con il Maestro ad accarezzare e soppesare un drappo di bedford cord, di solaro, di lino irlandese basta per accorgersi di che cosa l'uomo abbia perso, nel corso degli anni, di quanto più povera sia, oggi, l'etica e l'estetica dell'abbigliamento maschile. Fare scoprire al cliente tutto ciò, ritornare al passato con la consapevolezza e la coerenza del valore del lavoro artigianale è, per il Maestro, un vero e proprio dovere. Un corridoio, anch'esso ricco di tessuti "vintage", introduce al laboratorio, dove nascono i capolavori del Maestro. E' qui che, sotto i suoi sapienti ma discreti suggerimenti, le numerose mazzette di John G. Hardy o di Holland & Sherry vengono accuratamente sfogliate e studiate; è qui che il cliente ne valuta ogni sfumatura di colore, ogni differenza di peso; è qui che egli comincia a immaginare come quei pochi centimetri di stoffa sapranno trasformarsi in un morbido blazer o in un sontuoso completo a tre pezzi, in una calda e avvolgente giacca di tweed o in un importante cappotto; è qui, infine, che i gessi e le forbici del Maestro si muovono con la sicurezza che è propria dell'esperienza, del talento, dell'ispirazione del vero artista. Lo stile del Maestro combina le più importanti tendenze dell'abbigliamento maschile del 20° secolo, l'austerità e il rigore del classicismo inglese con la luminosità della tradizione italiana e, in particolare, napoletana. Il rispetto dei canoni classici dell'abbigliamento maschile non si risolve mai in pedissequa riproduzione, ma diventa personale rivisitazione che, grazie all'indubitabile buon gusto, non è mai eccessiva o "sopra le righe", ma si stempera, invece, sempre in sobria eleganza. La giacca è accollata, con revers sostenuti, larghi, importanti; il cran alto, le spalle scese e assolutamente prive di imbottitura, il giro manica molto aderente, gli spacchi posteriori alti e ricchi. E' molto avvitata, senza perdere nulla in comfort. L'impressione complessiva è quella di una corposità coniugata ad una rassicurante e sobria morbidezza di linee e di movimenti. Le stesse caratteristiche si ritrovano nei pantaloni: vita alta, patta rigorosamente chiusa da bottoni e "tirapancia", gambe affusolate, risvolti importanti fissati, all'interno, da bottoni (finezza, questa, ormai copiata anche da alcuni confezionisti). Alcuni particolari, nati per soddisfare il gusto personale dei più raffinati, riescono a divenire tratto peculiare: il leggero effetto di tiraggio che l'avvitatura della giacca conferisce al bottone centrale, il taschino "a barchetta", l'uso mai sfacciato o inopportuno del ticket pocket, l'asola del rever dalla caratteristica forma "a goccia", talmente perfetta che "diventa un peccato", ha commentato Dante De Paz, "nasconderla con un fiore", l'attaccatura incrociata dei bottoni. Questi ultimi sono, molto spesso, di un meraviglioso corno africano che li rende uno diverso dall'altro. Tra i piaceri del cliente vi è anche quello di estrarli uno alla volta dalla piccola valigetta di cuoio dove il Maestro li conserva, per scoprire quale sfumatura di colore, quale venatura più o meno marcata si intoni meglio al proprio abito in lavorazione. E' come selezionare le perle per una collana. Quanto alle fodere, sempre notevoli nel peso e nella "mano", esse sanno dare all'abito un tocco di personalità e di estro quando il loro improvviso balenio tinge di rosso o di bordeaux la grigia monocromia di una flanella o lo scorrere impettito del blu di un chesterfield; all'interno dei pantaloni, invece, il classicissimo spigatino delle tasche si scioglie nel corposo oxford azzurro che il Maestro riserva all'interno delle cinte.

Le fasi di realizzazione di un abito
Le misure.
In questa fase viene realizzato il "cartamodello" sulla cui base sarà cucito l'abito. Ogni "cartamodello" è esclusivo del singolo cliente e ne segue tutte le variazioni fisiche.
Il taglio
L'intelatura
La giacca imbastita
La prima prova
Lo "smontaggio" e la preparazione per la seconda prova
Le rifiniture e i "particolari"

Italo Borrello - Dicembre 2004

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