Il portico dei maestri



Ferdinando D'Angiò Mattonatore

Via Fiumara, 147 81034 Mondragone Tel. 0823.975020

OPUS MUSIVUM
L’ultimo mastro di posa della famiglia D’Angiò


Di molte arti e di tanti mestieri la nostra Italia resta tuttora una cava inesauribile, che non delude chi sappia cercare la qualità e di tanto in tanto lascia emergere qualche gemma. La prestigiosa immagine del made in Italy nasce proprio da queste mani esperte e scrupolose, dalle abili lavorazioni tramandate di padre in figlio, ma l’industria usa imitarle e vantarsene, senza mai giungere alla loro essenza e anzi sottraendo loro pubblico e mercato. Questo sfruttamento dissennato incide sulla vitalità del fenomeno e quando le luci dal consumatore, vittima di un mondo ricreato dai media, si spostano sul maestro di bottega o sul mastro di cantiere, ci si accorge che la nostra più grande ricchezza, l’artigianato autentico, è irrimediabilmente in via di estinzione.
Una tra le categorie a rischio è quella del "mattonatore", meglio conosciuto col nome di "piastrellista", cioè quel mastro posatore che si occupa del rivestimento dei muri e della pavimentazione dei solai, ovvero delle altre sottostrutture che abbisognano di copertura. Si tratta di un mestiere molto antico, quasi primitivo, che con ogni probabilità nasce con l’uso della pietra, quando il passaggio alle costruzioni a cielo aperto ha spinto l’uomo, la cui indole lo aveva spinto a decorare già le prime grotte, a trovare soluzioni di abbellimento che soddisfacessero un gusto che si andava affinando. Uscire allo scoperto, oltre che porre problemi di sicurezza e stabilità, significava anche mettersi in mostra, farsi vedere dagli altri e, per questo, mettere in gioco le proprie capacità ornamentali ed architettoniche.
Le tecniche usate sono variate nel corso degli anni, in funzione del progresso nella tecnologia e nei materiali. Dalla "terra battuta", l’uomo civile giunse piuttosto rapidamente all’uso della malta come collante tra il pavimento e una superficie di appoggio. Grazie ai ritrovamenti di Pompei, e in particolar modo di Ercolano, sappiamo che sulle superfici, anche di legno, veniva realizzata una gettata di malta, di spessore variabile dai 15 ai 18 cm, successivamente coperta da un mosaico o da un rivestimento di opus signinum (malta con inclusi lapidei e ceramici). L’uso della malta pose probabilmente le basi della specializzazione nel campo della posa in opera, favorendo la distinzione tra il muratore generico e lo specialista "ammattonatore", che di questo mestiere fa un arte. Alla sua tecnica ci si affidava non soltanto per l’impiego di una buona malta, che se povera di calce e impastata male poteva essere causa di scollamenti e di crolli, ma anche per le sue abilità decorative. Se al muratore veniva affidata la stabilità di un muro, al mattonatore veniva chiesto di abbellirlo con rivestimenti pregevoli e duraturi. Nel XVI secolo, con la costruzione di palazzo Mattei di Giove a Roma, compaiono le prime note di pagamento separate per gli ammattonatori. E’ forse questo il periodo in cui il "piastrellista" comincia ad essere visto come un artigiano autonomo, con un mestiere a sé, diverso dai generici muratori. La sua opera va al di là di una mera esecuzione edile e si colloca al centro di un gusto estetico che coinvolge la massima attenzione della committenza. Certi pavimenti sono delle vere e proprie manifestazioni di lusso e, in alcuni casi, dei veri capolavori dell’arte musiva. Oggi la pavimentazione viene spesso affidata all’impresa edile che cura il tutto, dalla cementificazione alla tinteggiatura delle camere. Va bene per molti, ma non per tutti. Alcuni ritengono il pavimento come baricentro estetico della casa e luogo dove si manifesta la sua personalità e quella di chi la abita, sicché non accettano alcuna approssimazione in materia. Per costoro, fortunatamente esistono ancora artigiani la cui competenza è esattamente quella dei maestri di un tempo. Ques’arte si trasmette da generazioni all’interno della famiglia D’Angiò, antica dinastia di artigiani mattonatori di Mondragone (CE).
Vincenzo D’Angiò, 64 anni, ed il fratello maggiore Raffaele, 66 anni, hanno passato la consegna a Fernando, 37 anni, figlio di Raffaele, l’ultimo mastro di posa della famiglia. La sua tecnica è quella tramandata dal padre, fatta di regole precise, esigenti e di grande rigore professionale, ma capaci di consegnare dei veri capolavori della decorazione e dell’ornamento parietale e pavimentale. Fernando D’Angiò ha saputo coniugare gli antichi segreti dell’artigianato di posa con le più moderne tecniche della pavimentazione e della decorazione muraria. Il suo percorso, arricchito da mezzo secolo di esperienza paterna, è fatto di quasi 25 anni di esperienza personale, in Italia e all’estero, con momenti di approfondimento teorico e di specializzazioni nei settori affini della posa del legno e del parquet.
Questo artigiano vive il proprio mestiere con l’orgoglio che gli viene da una famiglia stimata e dalla consapevolezza di una professionalità esemplare. Ogni suo lavoro è un’opera d’arte, portata avanti con stile e compostezza e nel rispetto dei luoghi e degli orari. La disciplina prima di tutto, perché il lavoro di questi maestri si svolge spesso in case già abitate da signore impensierite dai danni che potrebbe arrecare un intervento approssimativo. La precisione va espressa su tutti i livelli ed è il valore fondamentale che ogni apprendista deve condividere sin dalle prime battute, prima ancora di approcciarsi agli utensili del mestiere.
Pur venendo dall’autorevole scuola del padre, Fernando non ha mai mancato di confrontarsi con l’esperienza dello zio Vincenzo, da cui ha contratto la passione per i mosaici. Egli ha dedicato anni alla ricerca dei marmi più pregiati e nobili, facendone una raccolta per colori e per caratteristiche. Usa tagliarli manualmente, uno per uno, allo scopo di poterli asservire alla composizione cromatica e geometrica, con la stessa tecnica adottata dai maestri del mosaico medievale, Vincenzo ha così dato vita ad autentiche meraviglie, assemblando piccoli frammenti di marmo e pietra e formando, attraverso l’impiego di appositi supporti, degli straordinari disegni geometrici, floreali e figurati. La posa in opera di questo tipo di pavimenti richiede una specializzazione fuori dal comune e i tempi di realizzazione sono necessariamente lunghi. Il suo utilizzo sottolinea l’importanza del luogo, ma è anche il segno lasciato da una committenza della più alta classe.
Io mi dedico a tutt’altro, ma come cugino di Fernando non ho potuto tacere delle sue mani d’oro.

Mondragone, Luglio 2006

Carlo D’Angiò
IMMAGINI


























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