PARTE SECONDA Facciamo un passo indietro, di un anno, e ripartiamo alla scoperta della parabola degli autori americani tra gli anni 70 e gli 80. 1971 – Francis Ford Coppola diventa il punto di riferimento per l’intera generazione di giovani cineasti suoi coetanei. Nato nel ’39, discendente di una famiglia lucana (il padre musicista si chiamava Carmine), si forma come studioso di teatro e di cinema. Inizia la sua attività come sceneggiatore e regista nella factory di Roger Corman, di cui abbiamo precedentemente parlato. Nel 1969 dirige ‘Non torno a casa stasera’, che gli dà ampia visibilità, e con i primi guadagni fonda l’American Zoetrope, piccola casa di produzione indipendente. Stringe allora un accordo con una Major per produrre 6 film da lui supervisionati. Il primo che decide di patrocinare è ‘THX 1138’, di George Lucas, amico e collega.
Il poster e il trailer (della versione restaurata nel 2004) del film di Lucas. Molti dettagli del film verranno parodiati da Woody Allen nel 'Il Dormiglione'. La Warner Bros fa uscire questo lungometraggio ma è un tale flop che fa saltare l’accordo con Coppola e tutti i film degli amici che aveva promesso di realizzare. Ma per Coppola questo primo fallimento è in realtà l’avvio della vera carriera. Firma la sceneggiatura di ‘Patton, generale di acciaio’, con la quale vince l’Oscar. Nel 1971 Peter Bogdanovich filma in totale bianco e nero (su consiglio di Orson Welles) ‘L’ultimo spettacolo’, sguardo malinconico sull’America degli anni ’50, un vecchio mondo oramai alle spalle. Nello stesso periodo Robert Altman termina ‘McCabe & Mrs. Miller’ (I Compari), con Warren Beatty e Dennis Hopper dà in pasto al pubblico ‘The Last Movie’ (Fuga da Hollywood’). Pochi giorni di programmazione sanciscono la morte di questa accozzaglia di luoghi comuni sull’anticonformismo e il sesso libero, condito da alcol e droghe varie. Il film si baserebbe su una riflessione metalinguistica sul cinema e il genere più autoctono di tutti, il western. Hopper con i suoi amici e collaboratori dissipa 1 milione di dollari andando a girare in Perù. Dopo tal disastro, il regista di ‘Easy Rider’ non metterà più piede a Hollywood per una decina di anni.
La prima parte di questo orrendo film, visibile completamente online. Segnaliamo l’uscita di ‘Shaft’, primo esempio, di blaxploitation (black = nero ed exploitation = sfruttamento-), genere di film fatto da e per gli afroamericani. Shaft è un detective privato di colore interpretato dall'ex modello Richard Roundtree. Prodotto dalla Metro-Goldwyn-Mayer, all'epoca in grave crisi, il film salvò la casa di produzione dalla bancarotta, dato che per realizzarlo spesero 1.200.000 dollari incassandone però 12.000.000. ‘Shaft’ vinse un Oscar per la migliore canzone, di Isaac Hayes. Oltre la MGM c’erano anche altre case di produzione con l’acqua alla gola. La United Artists nel 1970 perse la bellezza di 45 milioni di dollari. Questo che stiamo evocando è dunque un periodo di forti incertezze. Ci si affida ai nuovi autori, registi di talento e ambiziosi, per avvicinare il nuovo pubblico, sia composto da negri, capelloni, donne, drogati e contestatori. Ogni minoranza sinora trascurata ha una piccola schiera di film che parla dei suoi problemi. Ma la società e i gusti si evolvono troppo velocemente. Inoltre, quelle Case che avevano demandato ai registi (come Hopper) le scelte commerciali della propria azienda vanno incontro a delle catastrofi economiche.
'Più caldo di Bond e più fico di Bullitt' recita il trailer di questo brutto (tecnicamente) film. La chitarra in sottofondo la ritroveremo spessissimo nei telefilm polizieschi tra i 70 e gli 80. 1972 – Alla Paramount non se la passano male, ma malissimo. Il bilancio in dissesto viene ripianato con i soldi (si dice…) della Mafia. Ecco quindi l’interesse a produrre un film che parla di criminalità italiana con tono lirico e quasi eroico. Questo è il contesto. Il testo è invece fornito dal libro di Mario Puzo. Bob Evans, rimasto a capo della produzione, mette a frutto il proprio intuito nello scovare cavalli vincenti e decide di affidare la regia del film a Coppola. La scelta è facilitata dal fatto che nessuno, ma proprio nessuno, vuole dirigere il film. Lo stesso regista italoamericano rifiuta più volte. Non vuole giocarsi la carriera con un soggetto così controverso. Una montagna di soldi, che gli permetteranno di portare a termine la missione precedentemente fallita (produrre film dei giovani amici), gli fa cambiare idea. ‘Il Padrino’ è dunque il punto di incontro tra la nuova visione del linguaggio cinematografico, filtrato dalla sensibilità di una nuova classe di registi per la prima volta nati e cresciuti pane e cinema, e la necessità delle Case di produzione di far cassa. ‘Il Padrino’ segna la rinascita del filmone, del kolossal, del film evento dell’anno, che mette sul tavolo da gioco grandi attori (Brando, Pacino, Duvall) e un budget consistente da spendere nella massiccia produzione. 1974 – La Paramount è il simbolo del momento storico che stiamo analizzando. Dopo il successo che la scommessa Coppola aveva procurato, in termini di soldi e di ritorni di immagine, la Major decise di proseguire sulla strada dando carta bianca ai registi della propria scuderia. Uscirono le seguenti opere ‘autoriali’: - Harold & Maude, di Hal Hashby (1972) - Paper Moon, di Peter Bogdanovich (1973) - La Conversazione, di F.F. Coppola (1974) - Daisy Miller, di Peter Bogdanovich (1974) - Il Salario della Paura, di William Friedkin (1977) Tutti flop di incassi. Tutti con temi o troppo sofisticati o troppo stravaganti. Il primo, ad esempio, narra la storia d’amore tra una vecchia ottantenne stravagante e un giovane ragazzo che ha come hobby quello di mettere in scena il proprio suicidio… Una vicenda divertente e malinconica ma difficile da ‘vendere’..
L’ego dei registi, che non trova argini in veri produttori, allontana nuovamente il pubblico. Hal Hashby dirigerà ‘Shampoo’ (con Warren Beatty), una commedia molto divertente sul mondo delle soap opera. Ebbe un buon successo. Poi le droghe, le paranoie, l’alcool, la depressione lo fecero cadere sempre più in isolamento, fino alla sfortunata morte. Bogdanovich stesso, impegnato a perseguire la propria personalissima visione del cinema, fu presto travolto da insuccessi e tragedie personali (1) Hashby, Bogdanovic, Sam Pekinpah, lo stesso Coppola (leggere a seguire) e molti altri possono imporre il proprio personale stile ai produttori, che ne finanziano il film, ma sono inermi di fronte al flop commerciale. Visto che un film ha costi di realizzazione (di promozione, di distribuzione) molto alti, o questi trovano loro finanziatori in giro per il mondo (condanna a cui Orson Welles si autocondannò) o soccombono e vengono emarginati dal grande giro. 1975 – Il sistema cinema, o meglio lo Studio System, ha all’interno gli anticorpi per perpetuarsi e come l’Araba fenice capisce relativamente presto (la crisi vera dura meno di 10 anni) che in fondo, il pubblico è sempre il pubblico. I giovani del ’68 invecchiano, rientrano nei ranghi della società, si sistemano, si fanno una famiglia. I bisogni primari sono quindi trasversali a tutte le generazioni: svago, divertimento, impressionabilità. Tutti vogliono le stesse cose. ‘Everybody wants a box of chocolates and a long stem rose’, canta Leonard Cohen. Ad un manipolo di registi se volete pretenziosi si contrappone una nuova squadra di professionisti pronti a sfondare al botteghino.
Dopo un film per la tv girato in economia ma molto riuscito (Duel), il neanche trentenne Steven Spielberg mette in scena lo scontro tra natura e civilità, tra l’uomo e la bestia: ‘Lo Squalo’. Ancor più de ‘Il Padrino’ (kolossal in senso Classico), ‘Lo Squalo’ segna la nascita del blockbuster (2), il film che monopolizza le sale: esce in 1.200 teatri raccogliendo 133.400.000 di dollari solo negli USA. Record sino ad allora impensati. Ma c’è un altro aspetto interessante: ‘Lo Squalo’ è un enorme film di serie B, quelli di Roger Corman, ad esempio, che si consumavano al drive-in. Quegli stessi spettatori sono ora più grandi e vanno al cinema con i figli. Una nuova estetica, più infantile, è ora imperante. Sarà ancora più lampante due anni dopo, con lo stratosferico successo di ‘Guerre Stellari’ (185.000.000 di dollari negli USA). Hollywood ha quindi risucchiato l’estetica low-budget dei film fatti in casa, artigianali, realizzati però con enormi capacità finanziarie. Ora è il processo di trasformazione è completo. E può fare a meno anche dei grandi attori. A differenza de ‘Il Padrino’, infatti, ‘Lo Squalo’, ‘Guerre Stellari’, ‘Superman’, ‘Alien’, ‘Incontri ravvicinati del terzo tipo’, ‘King Kong’ e altri, fanno a meno della star, perché la leva commerciale è altro, sono gli effetti speciali, sono le attente strategie di marketing (fantastico ancora oggi il poster del film di Spielberg). Trovata la formula vincente, i produttori prendono le distanze dalle istanze autoriali e dai registi inutilmente (a loro dire) sofisticati. Certo alcuni di loro (Scorsese, Allen, Polanski, Coppola) continuano a sfornare capolavori, ma non costituiscono più il cardine intorno al quale si muove la grande industria. Dal 1963 al 1975, abbiamo visto una crisi di paradigma dominante. Per arrivare al cambiamento si sono provate varie strade: la prima è di imporre, da parte delle Major, i propri film, poi di piegarsi pedissequamente agli umori del pubblico, infine, appropriandosi dell’estetica più semplice ed infantile, la strada vincente risulta quella dei lungometraggi di serie B e di genere. Horror/thriller e fantascienza sono le tematiche più in voga, quelle che stimolano gli istinti più bassi e lontani dal cervello. ‘L’Esorcista’, ‘Lo squalo’, ‘Guerre Stellari’, ‘Superman’, ‘Airport’, ‘Inferno di cristallo’,…, attraversano tutto il decennio dei 70 e deviano definitivamente il cinema dalla parte industriale. Guardando i 20 migliori incassi di tutti i tempi, capiamo perché essi siano prodromici al (brutto) cinema di oggi. (3) Il Classico viene soppiantato dai fumetti e dai popcorn. 1980 - Il colpo finale gli Autori se lo danno da solo. ‘I Cancelli del cielo’ di Michael Cimino costa alla United Artists 44 milioni di dollari. Ne incassa 3. Unito a quello di ‘Stardust memories’ di Woody Allen, questo flop fa fallire l’antica casa di produzione fondata da Chaplin. Cimino, che si era conquistato la simpatia dei produttori con il grande successo de ‘Il Cacciatore’ (5 premi Oscar), vivrà il resto della sua carriera come indesiderato, faticando non poco a realizzare un film (appena 8 in 37 anni).
Due anni dopo è il turno dell’ego gigantesco di Coppola a pagare. Realizza con 25 milioni di euro (di tasca sua) ‘Un sogno lungo un giorno’. Las Vegas ricostruita in studio e cineprese in alta definizione sono tra le sue prerogative. "Ho fatto quello che avevo voglia di fare, come un bambino che disegna. L’ho fatto per me, per vederlo". E in effetti sono in pochi a ricordarlo giacché "One from the heart" (il titolo originale) fu levato dopo pochi giorni dalle sale. Questo brutto colpo per le sue finanze (distributori e co-produttori si ritirarono immediatamente già dagli screen-test precedenti all’uscita) lo costrinse in seguito a girare film ‘alimentari’ non sognati da lui ma imposti da altri e a riprendere per la terza volta la saga de ‘Il Padrino’. Da questo momento in poi lo Studio System torna a comandare.
Tutto girato in studio, 'Un sogno lungo un giorno' contiene omaggi a Fellini a al musical degli anni '50. Per chi scrive, sia ‘I cancelli del cielo’ che ‘Un sogno lungo un giorno’ sono capolavori autentici, da vedere assolutamente. Così sono belli e affascinanti quasi tutti i film-flop citati. Perché sono, guarda caso, quelli che hanno maggiori segni di Classico al proprio interno. Lo rielaborano, certo, ma non secondo i gusti della massa. Sono opere che ogni Cavaliere dovrebbe aver visto. Note: 1 – Bogdanovich, durante le riprese di ‘… e tutti risero’ (1981), si fidanza con la playmate Dorothy Stratten, che viene uccisa dal marito geloso. In sua memoria Bogdanovich scrive il libro The Killing of the Unicorn: Dorothy Stratten 1960-1980. Dalla vicenda viene tratto il film ‘Star 80’ (1983), regia di Bob Fosse con Eric Roberts e Mariel Hemingway. Nel 1988 Bogndanovich sposa Louise Beatrice Stratten, sorella di Dorothy. 2 – Il termine Blockbuster viene coniato proprio nel 1975 e indica quel film che supera i 100 milioni di dollari. Sempre nello stesso anno, complice la nascita del videoregistratore Sony Betamax, nasce la catena di videonoleggio Blockbuster. 3 – Ecco la classifica dei 20 maggiori incassi di tutti i tempi. Tutti film di genere fantasy/fantascienza/animazione. Ecco perché il periodo analizzato in queste due Panoramiche è così importante: perché è negli anni ’70 che inizia il degrado del cinema classico. Viviamo e vediamo una cinematografia che non parla più con il proprio pubblico, ma ottunde con gli effetti speciali la capacità critica già anestetizzata da anni di tv. Avatar 2009: 2.782.206.970 $ Titanic 1997: 1.843.201.268 $ Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re 2003: 1.119.110.941 $ Pirati dei Caraibi - La maledizione del forziere fantasma 2006: 1.066.179.725 $ Toy Story 3 - La grande fuga 2010: 1.063.161.943 $ Alice in Wonderland 2010: 1.024.299.722 $ Il cavaliere oscuro 2008: 1.001.921.825 $ Harry Potter e la Pietra Filosofale 2001: 974.733.550 $ Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo 2007: 960.996.492 $ Harry Potter e i Doni della Morte: Parte I 2010: 951.488.181 $ Harry Potter e l'Ordine della Fenice2007: 938.212.738 $ Harry Potter e il Principe Mezzosangue 2009: 933.959.197 $ Il Signore degli Anelli: Le Due Torri 2002: 925.844.000 $ Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma 1999: 924.317.558 $ Shrek 2 2004: 919.838.758 $ Jurassic Park 1993: 914.691.118 $ Harry Potter e il Calice di Fuoco 2005: 895.921.036 $ Spider-Man 3 2007: 890.871.626 $ L'era glaciale 3: L'alba dei dinosauri 2009: 886.686.280 $ Harry Potter e la Camera dei Segreti 2002: 878.643.482 $ Archibald Alexander Leach