Puntualità

La puntualità è la regina delle virtù e la virtù dei Re. Per un gentiluomo è uno stile di vita. La precisione agli appuntamenti denota chiarezza e precisione di idee ed è inoltre l'unico sistema per poter gestire molteplici attività e lasciarsi del tempo libero.
Non si può essere puntuali senza dare grande importanza alla puntualità. Essa non si consegue per caso o all'ultimo momento, ma programmando bene il proprio tempo. Chi da appuntamenti con la massima facilità, senza controllare la quantità e qualità degli impegni già presi, e senza limitarsi in quelli da prendere successivamente, non potrà mai essere preciso. Quest'approssimazione non è mai isolata e le persone poco puntuali hanno, generalmente, un'idea approssimativa dei rapporti interpersonali. Il ritardo negli appuntamenti è senza mezzi termini una grave mancanza di rispetto. Stranamente le persone poco puntuali sono poi proprio quelle che hanno al polso antiestetici misuratori di tempo elettronici tarati al centesimo di secondo.
Quando si fissa un appuntamento è bene indicare un'ora precisa. Piuttosto che "ci vediamo verso le 19.00", è meglio dire "ci vediamo alle 19.00". L'orario approssimativo, comunque sconsigliabile, si può concordare quando chi ci attende è in casa o nel proprio Circolo, ma anche in questo caso l'approssimazione non dovrà superare i quindici minuti. Preferibile essere sul luogo con uno o due minuti di anticipo: l'orologio della persona da incontrare potrebbe non essere preciso quanto il vostro. Verificate che ciascuno disponga dell'altrui recapito cellulare. E' opportuno però, recandosi ad un qualsiasi appuntamento, controllare di avere con sé il numero di cellulare della persona da incontrare. Tra i più grandi meriti della telefonia mobile vi è il soccorso spirituale ai ritardatari.
Avvertire per tempo del ritardo è infatti già passare dal peccato mortale a quello veniale. In caso di ritardo per imprevisti ineludibili quali manifestazioni di piazza, sommosse, caduta di aerei (sempre più frequenti), eruzioni (in diminuzione), ci si premunirà di avvertire o far avvertire la persona che attende dando un'indicazione del ritardo presunto, in maniera che la medesima possa regolarsi per i suoi impegni successivi, decidendo se attendervi o rinviare l'appuntamento.
Considerate che giungendo in ritardo costringerete un'altra persona a stare in ansia prima per l'attesa e dopo per il pensiero dell'appuntamento successivo. Ciò non gioverà certo alla discussione degli argomenti all'ordine del giorno.

Casistica. Se l'appuntamento è stato fissato per motivi professionali (caso in cui non si fa distinzione di sesso) e il ritardatario, senza avvertire, dovesse farsi attendere per oltre quindici minuti, siete autorizzati ad andare via, avvertendo, eventualmente, e per puro scrupolo, il fellone del fatto che avete anche altri impegni improrogabili e che non potete attenderlo oltre. Se trattasi di altro tipo di appuntamento, tra uomini, il ritardo potrà essere stigmatizzato in maniera ironica con una battuta di spirito. Ad un gentiluomo non mancano mai. Egli lascerà però capire in maniera ferma e diplomatica che non è aduso a siffatti comportamenti e che la prossima volta il ritardatario sarà lasciato solo. Il discorso prende tutt'altro tono quando gli appuntamenti sono galanti o comunque tra uomo e donna in intima o amichevole relazione. La schermaglia tra i sessi, che noi non condanniamo ed anzi godiamo come un raffinato condimento, prevede per le signore una maggiore libertà. Lo sposo attende già sull'altare e attenderà tutta la vita. Starà a ciascuno industriarsi perché col proprio dito non venga via anche la mano. Quando per esempio si fissa un appuntamento con una Signora, si può far distrattamente galleggiare, senza troppo scendere nel dettaglio, qualche considerazione sull'opportunità di essere puntuali, soprattutto quando si è attesi da altri amici per una cena o uno spettacolo. Andando a prelevare la Dama, quindici minuti circa prima del vostro arrivo, le telefonerete, anche con un pretesto banale (ad esempio: possibilità di parcheggio in zona) preannunziandole che siete nei pressi della sua casa, o comunque ad un quarto d'ora da casa sua. Sarà un modo cortese per "costringerla" alla puntualità.
Tra marito e moglie, la sopportazione dei tempi di trucco e pettinatura, del cambio scarpe e calze, del rituale "non ho niente da mettermi", "caro che mi metto?", il tutto all'ultimo momento, è la misura della vostra comprensione dei massimi sistemi che reggono il mondo.
Esistono dei casi nei quali è indispensabile essere puntuali. L'ora di un invito ad una cena o di uno spettacolo è sacra. Se siete stati invitati ad un pranzo, il medesimo non potrà cominciare senza di voi. In questi casi e non c'è niente di peggio del giungere per ultimi e subire sguardi di commiserante ironia (non esclusi quelli di chi scrive) da parte degli altri commensali. Nel caso degli spettacoli correte il rischio di trovare le porte chiuse ed aspettare la fine del primo atto.
C'è un solo caso in cui è necessario non essere puntuali. E' quello dell'invito ad un ricevimento o ad un cocktail. Se arrivate all'orario indicato sull'invito in una casa privata correte il rischio di trovare la padrona di casa in bigodini e vestaglia. In un locale pubblico, giungendo puntualissimi, farete compagnia alla servitù che sta ultimando la preparazione della sala. In entrambi i casi è consigliabile arrivare dopo 30/45 minuti dall'orario indicato. Non correrete così i rischi dei quali si è detto.
In conclusione è bene dire che la puntualità ha anche un valore estetico e morale proprio, una potenzialità di gratificazione indipendente da ogni altra considerazione. Tutti, almeno tra quelli giunti sin qui, avranno potuto infatti sperimentare più volte quanto sia piacevole la sensazione di un incontro puntuale, soprattutto se la fiducia nell'altrui precisione ci ha preparato alla certezza dell'orario. Il reciproco sorriso è rilassato, la stretta di mano più sincera. Un inizio promettente per il prosieguo dell'incontro.
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