Prostitute

IL GENTILUMO E LE SIGNORINE GENTILI

Indagare quale sia il contegno consono al gentiluomo che voglia godere della compagnia delle "signorine gentili" è sicuramente arduo e periglioso. Pertanto, prima d’offrire il destro alle facili osservazioni di coloro che leggessero con animo prevenuto le righe che tratteranno questo tema, sarà utile una premessa.

La diffusione, attraverso culture e sistemi sociali diversi, del fenomeno di uomini e donne che offrano l’amore a fronte di denaro, regali o favori, credo sia fuor di discussione. Il piacere a pagamento non segue confini geografici o regimi politici. Lo si ritrova nelle società amministrate da governi riformisti come in quelle amministrate da governi conservatori, nelle monarchie, nelle repubbliche e nelle tirannie. E’ un dato di fatto, lo si condivida o meno. Notizie storiche sulla prostituzione ci pervengono già dai Sumeri, nell’Epopea di Gilgamesh. Costui è un eroe dalla prorompente virilità, che sfoga insidiando qualsiasi donna che incontri. Tutto ciò procura dei malumori nella popolazione, talché la dea Aruru, sperando di distoglierlo da tale consuetudine, dà vita ad Enkidu, un essere gigantesco e peloso che semina il terrore nella popolazione. Gilgamesh preferisce non combattere direttamente Enkidu ed invita "una prostituta del tempio dell’amore" ad ammansirlo. La conseguenza è la redenzione di Enkidu dopo che "giacquero insieme per sei giorni e sei notti". La professione della prostituta in tali epoche non era assolutamente immorale o discriminante. Erodoto, parlando della vita babilonese, narra che "Ogni donna che sia nativa del luogo, almeno una volta nella sua vita, deve recarsi al tempio e là sedere e concedersi ad uno sconosciuto … non le è permesso fare ritorno a casa finché un uomo non le abbia gettato una moneta d’argento in grembo"..

E’ con la legge ebraica che le prostitute iniziano ad avere connotazioni deplorevoli: "Chi si accompagna alle prostitute sperpera le sue sostanze … (Proverbi 29, 3)" e "Essa non abbandonò le perverse pratiche che aveva seguito in Egitto; gli egiziani, giacquero con lei … (Ezechiele 23, 8) … essi ti tratteranno con odio e ti sottrarranno il frutto delle tue fatiche e ti abbandoneranno nuda e spoglia e nulla coprirà la nudità della tua infamia (Ezechiele 28, 29)". Probabilmente più vicina all’atteggiamento del gentiluomo nei confronti delle cose della vita è questa affermazione di Demostene nel Discorso contro Neera: "Abbiamo a nostra disposizione le etere per il nostro piacere, le concubine per le necessità giornaliere e le mogli per darci figli legittimi e per seguire l’andamento della casa". In oriente, nel XIII secolo, vi sono tre tipologie di bordelli: le case di tolleranza governative, le case del vino (sulle cui porte d’ingresso v’erano appese le note lampade ricoperte di seta rossa) e le case del canto o case da tè, cosiddette perché nel al cliente che entrava veniva prontamente offerta una tazza di tè di fiori. Nei principi che presiedevano allo stile di vita cinese, le prostitute non erano considerate in negativo in quanto cariche di essenza "yin" grazie ai frequentissimi rapporti sessuali. Pertanto, "restituivano all’uomo molto di più di quanto egli avesse potuto perdere con l’eiaculazione".

Ad occidente e nella cultura azteca la prostituzione era un lavoro come un altro, che potevano scegliere quelle donne che non intendevano sposarsi.
Come per ogni attività, anche la situazione economica delle prostitute varia coi tempi e coi luoghi: dalle poverissime condizioni di chi esercita il proprio lavoro per strada, riscaldandosi con improvvisati falò, alla sontuosa dimora della russa La Paiva, le cui scalinate erano in onice e la rubinetteria dei bagni incastonata di pietre preziose. A Parigi una notte d’amore con Cora Pearl costava 5.000 franchi, mentre la giornata di un ebanista parigino non valeva più di 4 franchi. André, famoso prostituto parigino, in una stagione di balletti dell’Opéra guadagnò 1.800 franchi, che son ben lontani dai cachet della Pearl, ma a confronto coi guadagni d’un artigiano non erano certo da buttar via.
Montaigne racconta che a Venezia baciare Veronica Franco costava 5 scudi e per avere un rapporto completo con lei se ne dovevano sborsare ben cinquanta. Per l’epoca, si trattava di una somma enorme. A madamoiselle Deschamps occorsero otto giorni per vendere all’asta parte degli arredi e delle suppellettili che ammobiliavano la propria magione di rue Saint Nicaise. Luciano, nei "Dialoghi delle cortigiane", mette in bocca a Crobile (la madre) ed a Corinna (la figlia) queste parole: Crobile: "… saresti stata ricca e avresti posseduto vesti di porpora e serve". Corinna: "E come, mamma, che intendi dire?". Crobile: "Andando coi giovanotti e bevendo con loro e dormendoci insieme, dietro compenso". Corinna: "come Lira la figlia di Dafnide?". Crobile :"Si". Corinna: "Ma quella è una cortigiana!" Crobile: "Non c’è niente di terribile in tutto questo, anche tu sarai ricca come lei e avrai molti amanti …". A coloro che raggiungevano gli apici della propria carriera non veniva negato neanche l’accesso alle dimore più altisonanti. Valga per tutti l’esempio di Emma Lyon, sposata Hamilton, la cui influenza sulla regina Maria Carolina di Napoli è sin troppo nota per dilungarsi nel ricordarla. A costei Horatio Nelson, da cui aveva avuto la figlia Horatia, sceso nella cabina della Victory intorno alle ore 6,30 e prima d’iniziare la battaglia presso il capo Trafalgar, scrisse queste parole: "Carissima ed amatissima Emma, cara amica del mio cuore …".
Flaubert affermava "Un uomo ha perduto qualcosa se non si è mai svegliato in un letto sconosciuto accanto ad un viso mai visto e se non ha mai lasciato un bordello all’alba sentendosi come chi si butta giù da un fiume, per disgusto della vita". Don Fabrizio Corbera, principe di Salina, pensando fra sé, di ritorno da una visita alla Mariannina, riflette su ciò che viene mormorato da alcune donne con cui ha giaciuto nella sua vita: si va dal "Gesummaria" della sua amata Stelluccia, preceduto da un segno della croce, al "mon chat" o "mon single blond" di Sarah, prostituta parigina, a "principone" della Mariannina. Egli conclude i suoi pensieri con l’impegno a ricordarsi, la prossima volta, di portare tre canne di seta ponzò alla Mariannina. Nulla ci dice Tomasi di Lampedusa riguardo all’incontro con la donna. Lo scrittore ferma il periodo quando don Fabrizio bussa "deciso alla porta di Mariannina" e riprende quello successivo scrivendo: "Due ore dopo era già in coupé sulla via del ritorno insieme a padre Pirrone". Unica notazione di quei momenti sono queste parole: "Mariannina lo aveva guardato con gli occhi opachi di contadina, non si era rifiutata a niente, si era mostrata umile e servizievole. Una specie di Bendicò (il cane di casa Salina) in sottanino di seta". Probabilmente Mariannina avrà aperto al deciso bussare del principe di Salina, scostandosi timorosa al suo incedere monumentale, egli l’avrà salutata senza dimostrare particolari affettuosità, consapevole che lei non è e non può essere Stelluccia. Si saranno avviati nella camera da letto, avranno giaciuto. Egli, rivestendosi, non avrà avuto effusioni per la ragazza, verosimilmente solo una carezza prima d’andarsene. Fabrizio Corbera è un gentiluomo, probabilmente il gentiluomo per eccellenza, e come tale, anche se in presenza d’una prostituta, ha il rispetto che un uomo deve ad una donna, ad ogni donna, indipendentemente da qualsiasi condizione sociale o ambientale. L’unica affettuosità sarà stata quella carezza prima d’andar via, null’altro; egli non vuole che si possano creare equivoci per sé e per la ragazza. Sicuramente avrà provveduto a lasciarle del denaro appoggiandolo garbatamente, quasi senza farsi accorgere, su d’un vassoio del povero ingresso od in qualche altro posto convenuto o l’avrà fatto cadere in una borsetta semiaperta. Certamente non sul comodino o nelle mani mentre lei è ancora nel letto; un gentiluomo è sempre un gentiluomo e tali comportamenti, sia pur cari al teatro edoardiano, non si adattano a lui. Don Fabrizio non è Dummì.
Il principe di Salina torna da Stella che, dormendo, lo aspetta nel "grandissimo, altissimo letto di rame"; nel guardarla s’intenerisce, si commuove e pensa: "sette figli mi ha dato, ed è stata mia soltanto" e, scavalcando il letto, commenta "povera Stelluccia mia". Domenico Soriano, viceversa, sposa Filomena Marturano. Il comportamento sopra descritto è doveroso laddove la compagnia della signorina gentile, con cui s’accompagna il gentiluomo, non sia occasionale ma preceduta da altri incontri. Diversamente egli dovrà affrontare il pagamento in modo delicato, purché chiaro. Non si può dimenticare d’essere in presenza d’una donna, ma nemmeno che si tratta di una transazione. Il "tu" al primo incontro, ch’è sempre da evitare, qui è probabilmente l’unico caso in cui par giustificabile.
Il gentiluomo, di norma, preferirà persone che espletano il proprio lavoro in casa propria od in case all’uopo organizzate, che offrono maggiori garanzie d’igiene e sicurezza. Giammai, ribadisco giammai, la condurrà nella propria dimora, anche se abitasse da solo. L’albergo è invece un’alternativa valida. Molti sono i bar e locali che promettono incontri e spettacoli piccanti, lasciando però a bocca e tasca asciutta il cliente. Attenzione.
Nell’incontro il gentiluomo si dedicherà al piacere sessuale, evitando lamentele sul lavoro o piagnistei sulle incomprensioni con la propria Dama, ancor peggio se riferite al modo di fare l’amore di lei. Questi atteggiamenti non solo non inteneriscono la signorina gentile, ma espongono il cliente al ridicolo. Un gentiluomo è un vir e se decide di giacere con una etera lo fa unicamente per far sfogare il suo membro virile, non per far chiacchiere effeminate sulle proprie problematiche domestiche. Il rapporto con una signorina gentile non deve comportare mai alcun tipo di coinvolgimento sentimentale. Al riguardo ci ammonisce la figura tragica del professor Unrat dell’omonimo romanzo di Heinrich Mann trasposto cinematograficamente nel film "L’angelo azzurro", interpretato, nella sua versione più famosa di von Sternberg, da Marlene Dietrich nel ruolo di Lola-Lola.
Vi sono strutture che ospitano le signorine gentili che offrono servizi accessori a quelli sessuali: in taluni casi si va da un servizio bar o piccolo ristoro a sale da ballo o con biliardo od altro. Il gentiluomo sa che tutte le attrattive annesse a queste case d’incontro sono assolutamente costose e quindi farà in modo di ben regolarsi prima d’usare tutto ciò rifiutando garbatamente e decisamente questi servizi, anche se invogliato, ove non desideri addossarsi significativi esborsi. Offrire champagne in un postribolo moderno, magari di quelli attrezzati a sauna, non è segno di potenza economica, quanto di dabbenaggine.
Il pagamento avverrà assolutamente in contanti evitando assegni, carte di credito e qualsiasi modalità che possa individuare una transazione finanziaria tra il cliente e la signorina gentile; ciò non per sfuggire a dettami di legge, ma per ovvie questioni di buon gusto nei confronti di chi, anche se involontariamente, dovesse aver accesso o visionare estratti conto e quant’altro. L’uso di pagare le prestazioni sessuali con carte di credito aziendali è più frequente nelle abitudini di taluni americani ma quasi inesistente, per fortuna, nelle popolazioni europee; anche se non mancano, purtroppo, anche nel vecchio continente le persone di scadenti modi.
Può capitare che il gentiluomo in viaggio desideri trascorrere la notte non proprio o non tutta da solo. In tal caso si rivolgerà al portiere dell’albergo ove alloggia e, senza ammiccamenti o mezze frasi, costoro sono assolutamente abituati a ciò, semplicemente chiederà se egli possa aiutarlo nel trovare una compagnia all’altezza. E’ superfluo ed assolutamente sgradevole l’uso di termini quali "coperta" e similari. E’ invece opportuno comunicare le caratteristiche fisiche e professionali richieste e informarsi sui costi. Tra questi, naturalmente, bisognerà calcolare una mancia proporzionata al risultato
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