Necrologi

Un buon necrologio è un eccellente biglietto da visita per il defunto e, soprattutto, per le persone che lo scrivono. Alcuni giornali sono da leggere solo per i necrologi: sarebbe più che disdicevole il non annunziare il proprio dolore per la scomparsa di un conoscente (o di una persona influente) ai suoi familiari. A chi non avesse eredi in grado di maneggiare la penna in maniera conveniente, suggeriamo di predisporre un testo (cui allegare la somma presumibile del costo della pubblicazione) da far utilizzare post mortem, anche con l'indicazione del quotidiano. Nella predisposizione del testo evitare colpi di genio quali "Io sottoscritto N.N. saluto tutti i miei parenti etc.". Una sobria terza persona, ed uno stile semplice e lineare saranno sempre e comunque graditi. Da evitare titoli generici quali "N.H.", "N.D." o, peggio, "Sig." o "Sig.ra". In grassetto costano il doppio e non aggiungono alcun decoro né al defunto né ai suoi eredi. Se il trapassato era un nobile se ne indicherà il titolo e l'eventuale predicato. Sobrietà anche con i titoli professionali. Inutile precisare che il medico venuto a mancare era uno specialista in internistisca oppure in odontostomatologia, oppure un avvocato specializzato in infortunistica stradale. Si dirà semplicemente "Tizio Caio medico", oppure "Mevio Sempronio avvocato".
Da evitare testi come quello che segue, pubblicato da un noto quotidiano napoletano:" "Serenamente si è spento il Sig. Tizio già Commendatore della Repubblica e Benemerito continuatore dell'attività del padre Sempronio. A tumulazione avvenuta nella Cappella di famiglia nel cimitero di ***, ne danno il triste annunzio il figlio Aulo con Caia ed il nipote Mevio - Ninì - con la fedele Porzia. Il compianto, nella sua serafica condizione di devoto, si è congiunto con i teneri amori della sua vita: il padre Sempronio, la mamma Cornelia, e la fedele sposa Gaia che certamente lo hanno accompagnato nella suggestiva cerimonia di addio alla vita terrena tenutasi nella Basilica di San *** a *** con la partecipazione di tutti coloro che lo hanno amato. Una precie, una precie, soltanto una precie". A parte gli errori nel testo (fedelmente riportati) appare evidente l'inutile spreco di parole ed il riferimento a preteriti defunti che si staranno rivoltando nella cappella gentilizia. Un testo sobrio sarà elegantemente perfetto. I parenti che appaiono nel necrologio saranno indicati con nome e cognome, e ciò al fine di consentire agli amici le opportune esternazioni di cordoglio. Da evitare anche ringraziamenti al personale sanitario e parasanitario. Non gli si farebbe una buona propaganda, visto l'esito della terapia. Inutile anche il riferimento alla servitù. Con l'invasione degli extracomunitari v'è una collezione di nomi polacchi, russi o arabi impronunciabili per chi non ha consuetudine con le rispettive lingue.
Un discorso a parte meritano i cd. "necrologi di partecipazione", dove vengono indicati i nomi, ma, raramente, precisati i cognomi. Si creano, così, ai familiari del Caro Estinto problemi di identificazione degli Amici Dolenti. Costerà qualche euro in più, ma la spesa non andrà sprecata.
Anche il necrologio, in conclusione, richiede un minimo di eleganza: in fondo si muore una volta sola e non c'è possibilità di rimediare ad eventuali errori. I casi di Mark Twain o del Conte Matarazzo (che hanno rettificato da vivi i loro necrologi) sono rarissimi.
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