Hotel

Come le stagioni, stanno cambiando anche gli hotel, soprattutto quelli a quattro stelle e più. Un tempo, in questo tipo di alberghi il cliente era innanzitutto un ospite e come tale veniva trattato, anzi coccolato: personale sempre a sua disposizione per qualunque esigenza, qualunque desiderio e, persino, qualunque capriccio. Anche nei viaggi di lavoro, il sottile piacere di questa atmosfera si cominciava a pregustare già nel taxi o nella macchina messa a disposizione degli ospiti, per non dire nel motoscafo a Venezia, ai tempi d’oro della CIGA (Compagnia Italiana Grandi Alberghi).


Due figure facevano grande un Hotel: il portiere ed il barman. Al portiere si poteva chiedere di tutto, dal tavolo al ristorante esclusivo sino ai biglietti esauriti da un mese. Il Sig. Ghiaranda, che fu portiere di quello che era una volta il Grand Hotel di Roma, resta un esempio per modi, discrezione ed efficienza. Gli riusciva di procurare i posti migliori (con tanto di accesso autorizzato per la propria vettura) per il Concorso Ippico di Piazza di Siena, per i grandi concerti o le rappresentazioni teatrali. Fu grazie a lui. ad esempio, che ascoltammo in religioso silenzio, a giugno del 1987, il mitico Arturo Benedetti Michelangeli in un indimenticabile concerto di musiche di Brahms, Beethoven, Debussy. Il portiere d’albergo aveva sempre il sorriso sulle labbra e realizzava con ironica bonomia le richieste più assurde dei suoi ospiti, che naturalmente le accompagnavano con mance adeguate. Attraverso l’ingegnosa Catena delle Chiavi d’Oro il Portiere era in contatto coi suoi colleghi in tutta Europa per qualunque informazione fosse necessaria, persino per rintracciare una persona (all’epoca non esistevano i laccioli della legge sulla privacy) o per far pervenire, nei casi di emergenza, somme di danaro in tempo reale da una città all’altra: bastava versare il corrispettivo ad un Portiere e – il tempo di una telefonata – il danaro era a disposizione del destinatario.


Il barman (che solo in Italia si chiama così, ma all’estero è il bartender), oltre a dare da bere ed a miscelare cocktail su misura del cliente, ne ascoltava gli sfoghi ed era un eccellente conversatore. Degli appartenenti a questa benemerita confraternita si diceva che fossero come gli eschimesi: si facevano la casa con il ghiaccio. Ma non aveva importanza se nel bicchiere fossero stati versati 35 cc. di distillato anziché i canonici 40. Il relax che davano le quattro chiacchiere davanti al bancone erano un eccellente momento di relax dopo una giornata faticosa. Il più grande barman, in assoluto, è stato Mauro Lotti, che officiava dal bar del Grand Hotel di Roma. Adesso è in pensione e promuove Martini & Rossi. L’ho incontrato qualche anno fa: la sua mano è rimasta ferma nel preparare un eccellente Martini cocktail o altre godibilissime miscele. Al Grand Hotel faceva trovare anche degli eccellenti Avana, giunbti attraverso misteriosi canali al tempo in cui i Monopoli di Stato non ne importavano.


La situazione attuale, invece, è di una tristezza estrema. Il Portiere è stato sostituito da amorfi personaggi con targhetta d’ottone sul bavero che non hanno più l’inventiva del Concierge di una volta. Al massimo si limitano a far arrivare i giornali in camera con la prima colazione. Negli spazi comuni degli hotel è vietato fumare ed il relax di un buon distillato ed un sigaro sembra . Nonostante il costo delle camere, in nessun cinque stelle ed oltre troverete, almeno in Italia, un bar degno di veri bevitori e fumatori. Sempre più simili a cliniche, gli hotel considerano il loro fiore all’occhiello la beauty farm, non il bar. Conseguentemente, il sito deputato ai beveraggi ha in genere lo stesso calore e la stessa accoglienza di una farmacia o di un ipermercato sulla tangenziale. César Ritz si starà rivoltando nella tomba. Con lui il socio, il geniale Auguste Escoffier, nonché intere generazioni di creatori e fruitori della bella vita, che non ha nulla a che vedere con il benessere .


Tralasciamo queste tristezze. Il gentiluomo che scende in un Albergo dovrà sempre avere a mente che – citando il Gran Maestro – il cafone si fa notare ed il gentiluomo ricordare. E’ sempre opportuno, quando si prenota una camera, trasmettere un fax o una e-mail se si hanno esigenze particolari, come, ad esempio, il tipo di lenzuola (l’optimum è il binomio canapa-lino), il numero di cuscini in più desiderato, tenendo presente che quelli degli alberghi sono alquanto sottili. Pure per iscritto pretenderete che il vostro bagno ed il vostro frigobar siano dotati di bicchieri di vetro e non di quegli innominati contenitori in plastica trasparente, a loro volta inseriti in una busta di plastica, etc. Informatevi preventivamente anche degli orari della lavanderia per dare una rinfrescata al vostro abito: non credo che esista un portabiti che non stazzoni almeno un po’ l’abito al vostro seguito. Eviterete così, all’atto della presa del possesso della vostra camera di dover recriminare con la cameriera, il servizio ai piani etc. In ogni caso ricordate che per essere alloggiato pagate profumatamente, dunque avete diritto al meglio. Qualunque richiesta andrà comunque avanzata con la massima discrezione, senza dar l’impressione di essere un Sturmbahnfürer delle SS ed averne il tono. Ai sorrisi professionali del personale risponderete con un cortese sorriso di circostanza, sempre.


Come abbiamo detto nel monologo sulle presentazioni, i titoli professionali vanno usati soltanto nei luoghi deputati, dove hanno rilevanza. Se non siete in un Tribunale, nel vostro ambulatorio, o nel vostro cantiere, non presentatevi mai come «Dott. Tizio», «Avv. Sempronio» o «Ing. Caio». D’altro canto servirebbe a poco. All’albergatore interessano soltanto le vostre generalità per gli adempimenti di legge ed il numero della vostra carta di credito. Lasciate che sia il contesto a qualificarvi.


All’arrivo in albergo date una congrua mancia al facchino che avrà portato in camera il vostro bagaglio. La voce si spanderà e sarete servito come un principe di sangue reale da tutto il personale nella certezza che – alla vostra partenza – riceverà un pourboire adeguato. Non solo dicono che gli alberghi in Giappone non accettino mance, ma ho anche sentito descrivere questa barbarie come civiltà. Assurdo! Un uomo di gusto ha esigenze speciali e solo la mancia gli offre il giusto rimedio ai sensi di colpa per aver rotto l’anima al prossimo, con richieste diverse e superiori alla media.


Per il pranzo o per la cena telefonerete al maître, in tempo utile per prenotare un buon tavolo. A tavola, comportamento ineccepibile (vedi i monologhi "Ristorante" e "Tavola") anche se siete da soli ed il ristorante è semideserto. Proprio in questi casi, il nemico vi osserva. Maître, sommelier e camerieri, non avendo molto da fare, vi bersaglieranno di sguardi e, dopo la vostra uscita, di eventuali commenti.


Due parole sulla scelta del menù. Chiedete al Maître spiegazioni dei piatti che non conoscete (potrebbero contenere ingredienti a voi sgraditi o ai quali siete allergici) ed indicategli il tipo di cottura della pasta. Ormai è diventata proverbiale la cottura alla napoletana ovvero al dente, mentre la tendenza comune è quella di farla scuocere (come direbbero a Napoli) leggermente. Evitate di chiedere un vostro piatto preferito, ancorché umile e di facile confezione. Lo feci trent’anni addietro al Regina Isabella di Lacco Ameno. Avevo voglia di spaghetti all’aglio, olio e peperoncino, piatto tra i più semplici che si possano immaginare. Sarà stato il lungo percorso dalle cucine, sarà stata la mano di un cuoco sanremese, ma mi giunse a tavola una fredda colla per manifesti del tutto immangiabile. In Italia come all’Estero adattatevi sempre alla cucina locale, che spesso riserva simpatiche sorprese.


In albergo accade di tutto, anzi di più. Se gli dei vi sono propizi, al tavolo accanto al vostro potrebbe sedere una graziosa dama, sola. Potrebbe attendere il suo cavaliere, potrebbe essere una professionista della compagnia, ma potrebbe anche essere quello che voi sperate: una bellezza indipendente. Inevitabile interessarsene, visto che anche voi siete soli e, almeno per quella sera, indipendenti. Studiate la situazione ed evitate l’approccio diretto, studiando il modo di offrire a lei l’occasione di rivolgervi la parola. Quando in questi luoghi si fumava, si attendeva il momento giusto per accenderle la sigaretta. Il modo con cui la dama ringraziava era in genere chiaro e leggibile come un cartello delle uscite di sicurezza. Ora occorre ricorrere ad altri stratagemmi, ma non commettete l’errore di invitarla al vostro tavolo o viceversa. Al limite, approfittando della presenza del cameriere o del sommelier, cercate di coinvolgerla in uno scambio di opinioni sul vino o sul cibo. Se la discussione prende piede, si tenta la classica mossa dello champagne. Proponetele di bere qualcosa al bar dell’albergo, a fine cena. Lo champagne si nomina sempre, ma non sempre si beve proprio quello. Molte bellezze indipendenti preferiscono u robusto Neuroni. Tenetevi sul leggero a cominciare dalla bevanda e abbandonate la cappa del bel tenebroso. Mantenete piuttosto una conversazione divertente, in cui si parli molto di lei e niente affatto di voi. Lontana da casa, la misteriosa signora non gradirà nulla più di una risata e di qualcuno che la capisca. Nulla disarma quanto l’umorismo e Dio sa quanto le donne siano armate.


E’ segno di cattivo gusto e pessima educazione sottrarre oggetti come portacenere, asciugamani, cartelle della corrispondenza, tazzine da caffè. Cosa ho mai sentito? Collezione? Souvenir? Un gentiluomo colleziona cose che può mostrare con dignità, senza rievocare una serie di furtarelli. Quando è in viaggio, ricorda e si fa ricordare con ben altri sistemi. Chiedete se l’oggetto è in vendita. Se non si tratta di paccottiglia, è molto probabile.


Prima di richiedere il conto fate un calcolo mentale approssimativo di quanto andrete a pagare: se il conto è all’incirca quello da voi stimato, date uno sguardo distratto alla fattura che vi verrà presentata e pagate. Discutete soltanto in presenza di macroscopiche discrepanze. Non c’è niente di più ridicolo del pidocchietto che estrae una piccola calcolatrice e lo rifà per suo conto. Se siete soddisfatti e pensate di ritornare, specie dopo un soggiorno di più notti, lascerete in contanti una mancia da dividere tra tutto il personale e ringrazierete per la qualità del servizio. Se aveste delle critiche da fare, fatele a voce. Abitualmente i questionari passano direttamente dall’apposita buca al cestino delle cartacce.
Torna Indietro