Compendio



IL GENTILUOMO NELLA PROPRIA CASA



h) L’aspetto fisico di un gentiluomo
La cura del proprio corpo e del proprio abbigliamento è tra le prerogative del gentiluomo.



Dell’abbigliamento del gentiluomo nella propria casa si è parlato nell’apposito capitolo e, per quanto riguarda quello più consono alle varie occasioni, si parlerà volta per volta ch’esse verranno trattate. Qui ci si limiterà a dire delle cure dell’uomo che ama il vivere gentile nei confronti del proprio corpo. Può accadere che il gentiluomo, offeso dall’avversa sorte, cada in bassa fortuna e non abbia, momentaneamente, la possibilità di abitare in una magione a lui consona



non possa circondarsi di quelle comodità a cui era avvezzo,





non possa dedicarsi agli svaghi usuali;









ma rimarrà sempre un gentiluomo e lo dimostrerà nei modi e nella cura del corpo e dell’abito.





Quel che non verrà mai meno è il suo sentire, la cui levatura esprimerà attraverso la propria persona, foss’anche l’ultima cosa rimastagli.





Può accadere che gli aguzzini esattoriali gli portino via anche l’anello con lo stemma del proprio casato, visto che anche tale abiezione è ammessa dal nostro vigente e per certi versi, mi si perdoni, barbaro ordinamento. Non per questo la gerarchia dei suoi valori, struttura dell’anima, vacillerà.



La cura della persona passa, ovviamente, attraverso l’igiene personale; ma non è su questa che ci soffermeremo nel presente capitolo. Il gentiluomo, dopo essersi alzato ed aver badato ai propri lavacri e necessità, provvederà quotidianamente alla rasatura. Il viso d’un uomo elegante sarà sempre perfettamente rasato.









Egli provvederà, innanzitutto, a preparasi alla rasatura con una rinfrescata od utilizzando un’apposita crema prebarba indi con il pennello provvederà a sciogliere il sapone nell’apposita coppetta che spalmerà sulla parte da rasare.



Dicono che gli spray siano tra i responsabili del "buco nell’ozono". Ciò che sappiamo di sicuro è che, utilizzati sulla propria persona, ne facilitano l’abbrutimento. La praticità è spesso una strada a senso unico verso il tanto-è-lo-stesso, da cui non si torna più indietro.





La rasatura è un’arte e se non ha un barbiere o un domestico che vi provveda, il gentiluomo dovrà avere personalmente la massima cura in questa abitudine quotidiana, ritrovando nei suoi gesti anche il piacere di essere uomo. A qualsiasi età.





L’arte del radersi è denominata pogonotomia.



Vediamo in dettaglio gli strumenti di quest’arte, a partire dal pennello.



Dovrebbe avere il ciuffo con le setole di tasso, preferibilmente quelle tratte dal dorso dell’animale.





Questi pennelli hanno le setole più chiare verso il centro e più scure man mano che ci si allontana verso il bordo.





Vi sono pennelli il cui ciuffo è realizzato con setole di cinghiale, di maiale od addirittura di cavallo. Sono meno morbidi e sovente hanno le setole laterali tagliate per renderli tondeggianti. Quindi, oltre ad essere duri tendono a spezzarsi ed in onore dell’antico detto "chi più spende meno spende" durano molto meno di quelle di tasso. L’impugnatura dovrebbe essere possibilmente in osso, o in legno durissimo. Rifuggirei le impugnature in resina ad imitazione di altri materiali nobili. Vi sono siano impugnature più preziose, che però rendono l’oggetto inutilmente costoso. Le setole dovrebbero essere più corte sui lati e più alte verso il centro in modo da conferire al ciuffo una forma tondeggiante.

Il pennello da barba perde inevitabilmente qualche pelo, un po’ di più appena comperato o alla fine della sua vita, meno nell’uso quotidiano. Una perdita di tre o quattro peli al giorno è fisiologica, oltre siamo di fronte ad un esempio di cattiva qualità o incauta gestione. Il gentiluomo che abbia appena acquistato un nuovo pennello barba avrà cura di metterlo a bagno in una ciotola per una mezza giornata affinché le setole si possano imbibire d’acqua per ammorbidirsi. Il pennello dovrebbe conservare sempre un po’ di umidità, pertanto, non va assolutamente asciugato con fonti di calore, come il phon. Dopo l’uso, la schiuma va rimossa con un generoso risciacquo sotto acqua corrente fredda o tiepida, mai calda. Lo si sgrulla delicatamente per sgocciolarlo ed eventualmente se ne stringe il ciuffo in un asciugamano, dopo di che lo si ripone rigorosamente a testa in giù, come l’impiccato dei tarocchi. Con buona pace delle gentili Dame, che lo vorrebbero chiuso in un armadietto "per non vedere oggetti in giro bagno", il pennello deve stare all’aria e quindi posizionato su d’una mensola o sul lavabo, sull’apposito supporto che consente di tenerlo a rovescio.







Altro accessorio importante per la rasatura del gentiluomo è la ciotola in cui si monta la crema da barba.



In ceramica, vetro, legno o metallo che sia, la ciotola deve essere svasata in alto e dimensionata al pennello che si possiede. il fondo dovrebbe avere un diametro leggermente inferiore a quello pennello che vi si usa. E’ anche importante che abbia un manico, per reggerla durante il lavoro di rimescolamento che consente all’aria di entrare nella crema e trarne una schiuma densa e abbondante.



Anche l’altezza della ciotola deve essere commisurata alle dimensioni del proprio pennello. Non troppo bassa, considerando che la schiuma farà aumentare il sapone di volume. Non troppo alta, per consentire il massimo movimento in tutti i sensi. Alcune ciotole presentano all’inteno degli anelli in rilievo, per favorire la formazione della schiuma. E’ ovvio che il sapone avanzato va buttato e la ciotola lavata ed asciugata.



Dopo aver descritto gli strumenti, vediamo come si usano. Facendolo girare più volte nel contenitore, si raccoglie delicatamente col pennello bagnato una quantità sufficiente di sapone.



A questo punto si rimesta nella ciotola, facendo montare il sapone fino a che la schiuma non raggiunga il collo delle setole. Per aumentare il volume si può aggiungere man mano dell’acqua calda, facendo attenzione a non eccedere. Per capire se l’acqua è eccessiva, si tiene il pennello con l’impugnatura verso il basso. Se la schiuma scola, lasciando le punte scoperte, bisogna aggiungere sapone o almeno non aggiungere altra acqua e lavorare il preparato sino a rassodarlo.



Se, viceversa, le punte risultassero appiccicate tra loro, significherà che bisogna aggiungere dell’altra acqua. Sarà, però, l’esperienza ad indicare al gentiluomo qual è il punto in cui l’acqua ed il sapone incontrandosi generano la schiuma esattamente dosata e pronta per partecipare al risultato finale. La schiuma così creata deve essere stesa sul viso inumidito con dell’acqua calda o sul quale sia stato passato un prodotto preparatorio. Sul mercato esistono un’infinità di lozioni prebarba e dopo barba; il gentiluomo sceglierà la fragranza e quella che è più consona alla pelle del proprio viso secondo il proprio gusto e la propria esperienza, essendo le pelli diverse tra loro e, quindi, reagendo, in modo difforme ai vari prodotti. Anche il sapone ha degli aromi. I fondamentali sono nell’ordine: la mandorla, la lavanda, il sandalo, la colonia.



Prima e/o dopo la rasatura, il gentiluomo che sa goderne al massimo potrà prendere un asciugamano delle dimensioni di quelli detti "per ospiti" e farvi cadere qualche goccia di essenza a lui gradita.



Nei vecchi negozi di barbiere vi erano gli scalda salviette, oggetto del quale ho voluto accennare perché non se ne perda la memoria.





Andiamo ad esaminare ora in dettaglio il rito della copertura con la crema da barba della parte del proprio viso da radere.





L’operazione deve partire con movimenti circolari, premendo leggermente con il pennello in tutti i punti strategici, in modo da ammorbidire la pelle e far rizzare i peli. Si passa poi a movimenti più delicati, andando in ogni direzione utile a stendere omogeneamente la schiuma.

A questo punto il gentiluomo sarà pronto per iniziare l’operazione centrale: la rasatura.







assiamo ora al rasoio. In questa opera non parliamo dei modelli usa e getta, poiché al gentiluomo ripugna il pensiero di utilizzare oggetti che non richiedano cura, che nascano e muoiano uguali per tutti e quindi non abbiano una vita propria da vivere al suo fianco. Un manufatto usa e getta sta ad uno artigianale come una metropolitana sta alla carrozza, e ad uno industriale di qualità come il pullman al taxi. Il rasoio per eccellenza è a mano libera, ma più che buoni sono quelli a lametta singola o multipla. Vi è poi lo shavette, che dei primi ha la forma e dei secondi la testina intercambiabile, che in genere ospita una lametta singola. Se usato su un volto ben preparato, è molto efficace e preciso, non a caso è molto usato dai barbieri. Costoro lo preferiscono anche per comprensibili motivi di igiene, ma in casa propria, dove l’uso è esclusivamente personale, il gentiluomo potrà tranquillamente usare il rasoio a mano libera e godersi il piacere dell’uso della coramella e della pietra per affilare. Iniziamo a parlare dei rasoi a lametta, detti anche rasoi di sicurezza.



Le versioni più diffuse sono quelle a due



o tre pezzi.



I migliori, a mio giudizio, sono quelli a tre pezzi regolabili. In questo tipo di rasoi la parte superiore è costituita da quella parte rettangolare bombata di metallo che va a contatto con la pelle e che ricopre la lametta, nella parte inferiore d’essa vi è un perno che si avvita al manico. Il secondo elemento è il manico la cui lunghezza è assolutamente soggettiva: vi è infatti chi preferisce quelli a manico lungo e chi quelli a manico corto la differenza sostanziale è ch’è uno s’impugna e con tre dita e l’altro con quattro. Il terzo ed ultimo elemento di questi rasoi è il porta lametta ch’è quella struttura in metallo, denominata guardia, e su di cui si adagia la lametta. Di questi rasoi esiste una variante con l’apertura della guardia a farfalla, un po’ come si aprivano i vecchi cofani delle automobili, ma al contrario; cioè con i due pezzi non incernierati al centro, ma ad i lati.







A mio giudizio, però, presenta il difetto d’esser un po’ troppo macchinoso in uno strumento che, dovendo funzionare con millimetrica precisione per evitare sanguinosi inconvenienti, ha bisogno, viceversa, di semplicità.

I rasoi in tre pezzi regolabili permettono di registrare la pressione che esercita la guardia sulla lametta e quindi di renderli più o meno aggressivi sulla pelle con un selettore collocato usualmente al termine del manico. Esistono sul mercato un’infinità di lamette: il gentiluomo dovrà provarne più d’una per rendersi conto di quale sia quella ottimale per la propria pelle ed i propri peli. La maggiore o minore aggressività d’un rasoio è importante nel fare il pelo e contropelo. Come tutti sanno i peli non crescono nello stesso verso in tutte le zone del viso; sarà sufficiente lasciare la barba incolta per due o tre giorni per rendersi conto di quale sia il verso dei propri peli e, quindi, in quali zone del proprio viso avrà un significato il termine "pelo" ed in quali il termine "contropelo". Tagliando "a pelo" si avrà una rasatura più dolce, con minori rischi di abrasioni; ma meno profonda; il taglio contropelo dà esattamente il risultato opposto. La soluzione per una barba ottimale è fare una o due passate "a pelo" ed una "contropelo". Le lamette possono durare da due o tre volte sino ad una intiera settimana o due. Dipende dalla durezza e dalla foltezza della barba d’ognuno. V’è chi si diverte ad affilare le lamette con la coramella;



ma, dato il costo veramente insignificante delle lamette ciò mi pare una cosa eccessiva e non produttiva, comunque, di gran risultati. Per chi si vuol divertire con l’affilatura vi è il re dei rasoi: il rasoio a mano libera.



Questo è composto da un impugnatura usualmente in osso od in avorio nella quale si ripiega la lama in acciaio della migliore qualità.



Questi rasoi durano una vita e sono di gran lunga i più adatti ad un gentiluomo per la gestualità e la ritualità legati al loro uso ed alla loro manutenzione.

La qualità dell’acciaio la si può valutare con sufficiente approssimazione osservando la lama con una potente lente d’ingrandimento. Quanto più il filo sarà uniforme e compatto, tanto migliore sarà il trattamento che ha avuto l’acciaio. Se si notano delle pur leggere zigrinature, la lama non ha alcun pregio e mai ne acquisterà. Una lama di buona qualità è l’indispensabile premessa ad una rasatura piacevole e soddisfacente.

Altra considerazione che si deve tener presente nella lama è la sua forma. Quella antica era diritta e spessa, quella moderna concava, sottile e con la parte finale della lama curva che permette una migliore rasatura e minori rischi di spiacevoli incidenti. La lama, comunque, non deve essere eccessivamente sottile. La larghezza della lama è in proporzione alla sua flessibilità: ovviamente più è larga meno è flessibile. Certo una lama più larga è più precisa però necessita di una più che buona esperienza nel manovrarla.

Il rasoio a mano libera dopo essere stato usato deve essere perfettamente lavato ed asciugato con una pezzuola di camoscio per evitare abrasioni che comprometterebbero l’affilatura e, prima di riporlo, è opportuno lasciarlo all’aria affinché sia assolutamente asciutto. Infatti anche un piccolissimo residuo d’acqua stagnante potrebbe causare un principio di ruggine che comprometterebbe definitivamente l’affilatura della lama.

I rasoi a mano libera si affilano mediante l’uso quotidiano della coramella - ch’è una striscia di cuoio tesa legata da un capo con un occhiello ad un gancio fissato sul muro e dall’altro tenuta dalla mano del gentiluomo che s’appresta a questa operazione - su cui si passa la lama del rasoio prima in un senso e poi nell’altro.

Per un’affilatura perfetta ci vuole, comunque, l’uso mensile della pietra di silice.





Durante l’operazione d’affilatura, la pietra deve poggiare su un piano solido ed il rasoio deve essere passato in modo quasi perfettamente orizzontale, per evitare le sbavature sul filo della lama. La superficie della pietra deve sempre essere bagnata con acqua, o facendoci colare qualche goccia d’olio. Ciascuno trova il suo modo, il suo gesto, adatto al proprio gusto ed alla natura dello strumento. Al termine dell’operazione si potrà lucidare il rasoio passandolo sulla coramella preparata con apposite paste. Nemmeno lustrare le scarpe dona al gentiluomo le stesse emozioni di questa operazione altamente simbolica, che ha qualcosa di guerriero ricordando con intensità la cura della spada da parte del cavaliere.

Quando ci si rade con il rasoio a mano libera la pelle deve essere perfettamente tirata e per questo si può passare dell’allume di rocca sulle dita che hanno il compito di tendere la pelle per evitare che scivolino durante il passaggio del rasoio che, ovviamente, si farà con l’altra mano. Il sistema del "pelo" e "contropelo" ha le stesse indicazioni sia nell’uso dei rasoi a lamette sia nell’uso del rasoio a mano libera per cui si rimanda a quanto scritto sopra al riguardo. Terminato che avrà d’aver fatto la barba il gentiluomo sciacquerà il viso lo asciugherà tamponandolo e lo cospargerà d’un prodotto dopo barba.



In commercio vi sono lozioni dopobarba assolutamente raffinate e gradevoli; ma anche le vecchie confezioni, a mio avviso, conservano il loro fascino e loro efficienza.



Vorrei spendere qualche rigo a quella che io trovo un simpatica abitudine per l’uomo elegante: prepararsi da sé il dopobarba con l’utilizzo del rhum e dell’alloro sfruttando in parte quel che facevano i marinai sulle antiche golette. Essi infatti sapevano che il rhum è un eccellente disinfettante e lo strofinarsi addosso le foglie d’alloro era ottimale per togliere lo sgradevole odore di pesce ch’essi, inevitabilmente a causa del loro mestiere, avevano.



Nelle botteghe di barbiere di metà ottocento si preparava un dopo barba fatto secondo questa ricetta:

2 bicchierini di olio di alloro;
1 decilitro di Jamaica rhum;
7 decilitri di alcool;
1 litro di acqua;
1 grammo di magnesio polverizzato.

Questi ingredienti, dopo essere stati miscelati tra loro, devono essere filtrati ed in linea di massima il dopobarba è pronto all’uso; ma se si avesse pazienza lasciar riposare il composto una o due settimane sarebbe preferibile.



Se il gentiluomo, nella sua rasatura, si fosse procurato qualche taglietto



passerà sulla parte tagliata un po’ di allume di rocca.





Questo prodotto, oltre che disinfettare, ha il potere di fermare immediatamente il sangue. Ciò evita, se il taglietto fosse sul collo, che qualche goccia di sangue esca dopo che si è indossata la camicia, macchiandola in un posto molto visibile. Personalmente trovo che sia assolutamente gradevole, oltre che antisettico, dopo la rasatura passare comunque e su tutto il viso l’allume di rocca.

Esistono, comunque, prodotti in piccole confezioni cilindriche che possono eventualmente essere usati in sostituzione dell’allume di rocca.



Il gentiluomo in viaggio avrà sempre con sé il necessario per radersi: al riguardo esistono eleganti cofanetti in legno







o in pelle ove riporre il necessario per la rasatura.





Ove se ne possedesse uno antico o di famiglia od anche per averlo acquistato presso d’un antiquario sarà gradevole farlo rivivere usandolo quando egli si dovesse allontanare dalla propria magione o per diletto o per affari.



Se il gentiluomo preferisse, invece che radere completamente la propria barba, lasciarla crescere



o lasciar crescere i baffi



dovrà, comunque, ugualmente, provvedere alla loro cura quotidiana. Si doterà di forbicine perfettamente affilate con la punta arrotondata

con cui darà la forma che più gli piacerà ai baffi od all’onor del mento. Egli non permetterà mai che i suoi peli crescano disordinati od incolti.

S’egli volesse arricciare i baffi all’insù potrà, sinch’essi non prendano la piega, giovarsi di appositi prodotti non untuosi che provvedano, senza seccare il pelo, a tenerli nella forma desiderata.







Sono, ovviamente, da sconsigliarsi tutti i gel che si trovano in commercio e che alcuni, certamente non i gentiluomini, usano per dare forme stravaganti ai capelli. Anche le brillantine sono da sconsigliarsi perché tendono a gocciolare provocando inestetismi e untuosità indesiderabili. I migliori prodotti per raggiungere il risultato desiderato a mio avviso sono quelli a base di cere.

Quanto s’è detto per le barbe vale per i capelli. Il gentiluomo potrà portarli nel taglio e nella lunghezza che preferisca; l’importante è che conferiscano sempre un aspetto ordinato alla sua fisionomia.











Le tinture sono più adatte alle gentili Dame che ai gentiluomini. I capelli brizzolati o bianchi possono accrescere il fascino e certamente non lo sminuiscono, mentre il giovanilismo a tutti i costi, oltre ad essere contro natura, non è interessante per le Dame a loro volta interessanti.







Oltre al viso, le uniche altre parti del corpo che un gentiluomo tiene in vista sono le mani. Rifuggirei dall’eccessiva cura delle unghie consigliando di limitarsi a tagliarle in modo decoroso ma nulla di più. Unghie troppo curate sono leggermente femminee e non s’addicono ad un "vir".



Manicure e pedicure sono vezzi da concedersi poche volte nella vita, come tutti gli eccessi. La loro pratica regolare s’addice alle frequentatrici degli istituti di bellezza e non al gentiluomo, che coltiverà sempre la propria persona tenendola immersa nella sostanza che più di ogni altra giova al vigore dello spirito e alla dignità: la riservatezza.



La cura che il gentiluomo riserva alle parti non in vista è continua, serena, segreta. Il principio cui si atterrà è quello di una pulizia ineccepibile, che contribuisca alla salute fisica e alla forza morale. Nulla di meno, nulla di più.

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