b) Dell’Onore L’Onore, come colonna vertebrale della morale naturale e dell’immaginazione maschile, svolge compiti di eccezionale rilevanza. Sostiene i comportamenti più arditi ed elevati, che spesso sono i più immediati a comprendersi e più difficili a far propri. Permette l’armonia tra uomini e genti e qui bisogna fermarsi un attimo. Parlando di "armonia", qualcuno potrebbe leggere "pace", che invece viene, o per meglio dire verrà, da tutt’altra famiglia di virtù. L’onore può generare l’orgoglio e quindi si trova spesso ad essere nonno di conflitti, ma rende grande e giusta anche la guerra. E la morte. Segna il confine oltre il quale gli altri sentimenti perdono contatto col centro e cessano d’essere una ricchezza. In senso soggettivo, l’onore "è il sentimento della propria dignità, la coscienza dell’alto valore morale che ha la buona reputazione e di conseguenza il costante desiderio di non demeritarla nel possesso di quelle virtù che procurano la stima altrui, come l’onestà, la lealtà, la rettitudine, e di quelle altre che a ciascuno impone il suo particolare stato". In senso oggettivo "è il valore morale, il merito d’una persona, non in sé ma in quanto conferisce alla persona stessa il diritto alla stima e al rispetto da parte degli altri". La sociologia propende per un sentimento di onore mutabile a secondo delle epoche e delle interrelazioni fra gruppi sociali, oltre che fra sessi. Ciò può riguardare l’onore; per ciò che riguarda l’Onore il discorso è ben altro. La natura, del quale anche l’uomo fa parte, si sviluppa secondo leggi predeterminate, di cui poche sono conosciute, molte ignote, tante travisate. Dai microrganismi ai grandi mammiferi, dal filo d’erba alla millenaria sequoia, seppur con le ovvie diversità, l’impulso naturale alla riproduzione, ad esempio, è immutabile. Infiniti esempi si potrebbero fare. L’uomo primitivo che, mettendo a repentaglio la propria vita, armato di una misera clava, affronta il gigantesco animale per procurare il cibo alla famiglia, anziché limitarsi al necessario per la propria sopravvivenza, agisce in base ad un embrionale sentimento d’Onore. Detto sentimento che si affina – ma non muta nel suo valore e nella sua significatività essenziale – comporterà che egli, pur inseguito dal mastodonte, si fermi a soccorrere il compagno ferito. Questo modo di sentire non risente delle epoche. In alcuni giace assopito in anfratti dell’animo dimenticati o chiusi, in altri vive inalterato. Rammentiamo il detto "tutto è perduto fuorché l’Onore". Sin che l’Onore continua ad esistere, v’è speranza di sopravvivenza per l’Uomo; quando l’Uomo perderà anche l’Onore, allora ad essere perduta sarà l’umana genia.
Il gentiluomo, per essere tale, per essere un uomo gentile, deve coltivare il senso dell’Onore: nella famiglia, nell’amicizia ed in ogni rapporto sociale. Cos’è, d’altronde, il gentiluomo? Da quel che abbiamo scritto è l’uomo gentile, l’uomo che appartiene ad una "gens", l’uomo che vive ed opera all’interno di un gruppo, che ne segue le regole, che in esso è armonicamente integrato e che è orgoglioso di farne parte. Se facciamo, a questo punto, un piccolo excursus, non potremo non intravedere l’assoluta somiglianza fra il gentiluomo e coloro che si riconoscono nello spirito cavalleresco, così come fu sentito nell'arco di tempo compreso fra il XII ed il XIII secolo, tra la salita al trono di Enrico II Plantageneto, re d'Inghilterra, e la morte di Filippo Augusto, re di Francia. L’umana società è basata sulla fiducia. Senza questo meccanismo, dovremmo vivere nel terrore che la persona con cui stiamo conversando ad un tratto non estragga da una tasca una pistola e ci spari. Noi fidiamo che non lo faccia. Il meccanismo della fiducia esiste anche tra gli animali. Quelli del medesimo branco fidano che tra loro non vi sia alcuno che cerchi di sbranare gli altri. Il debole, il derelitto, lo sfortunato, fidano che gentiluomini lo soccorrano. Le dame fidano che un gentiluomo le protegga, il bambino fida che un gentiluomo rettamente gli indichi una via sicura per il suo futuro cammino, l’anziano che non può andare al fronte fida che il giovane milite, con sprezzo del pericolo, difenda i confini della patria dall’invasore. Il gentiluomo agirà, in questi casi, guidato dal sentimento dell’Onore. Quanto detto dimostra due assoluti complementari: l’Onore esiste e ci ispira come sentimento eterno ed attivo, ma anche come idea trascendente, puro archetipo.