Compendio



IL GENTILUOMO NELLA PROPRIA CASA



a) La casa ideale di un gentiluomo
sub 2) Gli ambienti di rappresentanza

Quando si è ricevuti da un gentiluomo, il primo ambiente che si dischiude alla vista è la hall d’ingresso, nella quale può campeggiare lo scalone che conduce ai piani o al piano superiore. Nelle case moderne, che sovente si sviluppano su di un unico piano, questo ambiente è sostituito da una sala d’ingresso, possibilmente ampia ed ariosa. Il gentiluomo, abituato a ricevere con cura, sa che questo è il primo ambiente che accoglierà i propri ospiti e l’ultimo dal quale costoro si accomiateranno. Si dice che la prima impressione sia la più importante, ma è anche vero che l’addio è il momento più denso di sentimenti. Questi due moti dell’animo vengono consumati nell’ambiente d’ingresso d’una dimora, grande o piccola ch’essa sia. L’uomo elegante perciò porrà particolare attenzione a questa sala, o all’angolo che la sostituisce quando le dimensioni sono ridotte. Nulla dovrà essere trascurato: dalle pavimentazioni, ai muri, dal mobilio alle suppellettili, tutto dovrà essere perfetto perché il colpo d’occhio all’entrata ed all’uscita risulti impeccabile.



La hall d’ingresso tende a sparire dalle nostre abitazioni: oggidì, infatti, si assiste al fenomeno sempre più diffuso dei cosiddetti "open space". Questi sono ambienti unici destinati ad assolvere a più funzioni. Le case, un tempo e dove si aveva la possibilità, erano invero suddivise in più vani, sia pur non grandi, ma ognuno dei quali aveva una sua destinazione specifica, un po’ come gli abiti: v’erano precisamente gli abiti da casa, quelli da passeggio, da viaggio, da società e tant’altri. Oggi si tende a ridurre il numero dei vani, ampliando alcuni ambienti in danno altri. Sulla scia d’un gusto diffuso si predilige il "multipurpose". Gli esempi di cotanto malcostume sono sotto gli occhi di tutti e toccano i più disparati campi. Si propongono "abiti" per tutte le stagioni, che dovrebbero andar bene per tutti i momenti e tutte le occupazioni della giornata. A teatro od a feste da ballo ci si reca sugli stessi "Suv" neri con cui si fa la spesa e si immagina di attraversare la tundra. Tutto vale per tutto, tutto serve a tutto. La nascita della leggerezza, intesa come larghezza nel giudicare la pertinenza ed ammissibilità di cose, persone e comportamenti, corrisponde alla morte della diversità come ricchezza e dell’identità personale come appartenenza ad una bandiera specifica. Condannando i comportamenti giovanili autolesionisti siamo forse disposti ai dar loro una Buona Educazione? Comprendiamo che la trasformazione in branchi viene dal crollo di una civiltà fatta di specifiche identità ed appartenenze? No di certo. I poteri economici e politici, favorendo la grande distribuzione e comunicazione, alimentano la corrosione della varietà indispensabile al senso della vita. La cultura dominante completa l’opera, alimentando il lassismo del "fa lo stesso". E’ un opera diabolica nella misura in cui è ispirata alla menzogna e porta alla dannazione. Quella che viene presentata come la via per la libertà ed il piacere è in realtà la scala da cui si scende nelle camere a gas dell’omologazione e della noia. E’ a questo punto che i giovani reagiscono in modo violento, senza però comprendere che non c’è alcun muro da abbattere, quanto una coscienza da costruire. E’ in questa piattaforma che si iscrive la mutilazione degli "ingressi". La loro superficie è stata inglobata in salotti giudicat piccoli, e quindi scarsamente rappresentativi. Eppure la bellezza d’una donna o di un quadro non si misura in centimetri, così come quella d’una sala non si misura in metri quadri; l’ampliare otticamente le misure può, talvolta, aggiungere qualità; ma non potrà mai colmare lacune ove ve ne siano. Il gentiluomo che non disponesse d’ampi saloni non priverà per questo la propria magione della presenza d’una sala d’ingresso, di questo filtro tra il proprio mondo e quello esterno, di questo tempietto della discrezione dove i fornitori depositano la spesa, i fattorini consegnano la posta, i postulanti vengono allontanati o corrisposti, gli ospiti ricevuti, gli intrusi congedati senza che vedano troppo.

Al di là, solo gli intimi saranno ammessi. Dall’ingresso si aprono infatti le porte che introducono alle stanze di rappresentanza. Il vano d’ingresso, oltre ad essere un diaframma, è il luogo in cui l’uomo elegante accoglie i propri ospiti, in cui si affidano i cappelli, i soprabiti, gli ombrelli ed i bastoni ai domestici, se si ha la possibilità d’averne ed, in mancanza, allo stesso padrone di casa che disinvoltamente supplirà a questa assenza. Le signore vi hanno modo di dare un civettuolo sguardo al proprio aspetto, rimirandosi in una specchiera prima d’entrare in contatto con gli altri ospiti che si saranno già accomodati nei salotti. E’ il luogo in cui scambiare alcune parole d’affezione nel congedarsi. Come sarebbe possibile, altrimenti e se non vi fosse una stanza a ciò destinata, far tutto questo? Tali incombenze andrebbero adempiute in quell’unico ambiente ch’è anche il salone. Il gentiluomo che abitasse in una casa che non prevedesse questo vano e non fosse possibile realizzarne colà uno apposito, ricaverà un angolo dalla funzione equivalente servendosi di paraventi, di mobili e di tende che fungano da diaframmi separatori.

I pavimenti di questo ambiente saranno preferibilmente in marmo od in altro materiale pregiato. Su di essi saranno adagiati uno o più tappeti, possibilmente di preziosa fattura. I mobili si limiteranno ad una o due consolle sulle quali faranno bella mostra di se preziose suppellettili ed a qualche sedia o divanetto non necessariamente comodi. Il tutto sarà illuminato da un lampadario di cristallo con pendenti a goccia da accendere nelle occasioni di gala e da appliques coordinate per occasioni di minor tono. Se si disponesse d’un ambiente attiguo alla sala d’ingresso per riporre cappotti e quant’altro, sarebbe cosa preferibile. Com’è, infatti, più elegante la vista d’un domestico che, dopo averci fatti entrare in nella hall d’ingresso ed averci aiutato a liberare del paltò, scomparisse per riporlo in una stanza vicina, nel mentre il nostro anfitrione ci viene incontro per accoglierci. Ove non si disponesse di questo ambiente guardaroba, un capiente armadio atto a quest’uso sarà tollerato nell’ingresso. Una specchiera non potrà assolutamente mancare.



Ricevere è un’arte raffinata ed impegnativa. Se il gentiluomo disponesse della servitù necessaria alle esigenze del proprio rango morale, potrà accogliere i propri ospiti così come si dovrebbe. Un valletto aprirà la porta, il maggiordomo verrà incontro all’invitato e chiamerà la guardarobiera che provvederà a ritirare mantelli, cappelli, bastoni e quant’altro. Dopo ciò accompagnerà gli invitati nella sala ove si trovano i padroni di casa ed annuncerà gli ospiti, se questi siano attesi. Viceversa, se questi, per un evento imprevedibile o per una circostanza di assoluta emergenza, fossero arrivati senza essere aspettati, il maggiordomo provvederà a ritirare il biglietto da visita prima d’aver chiamato la guardarobiera e verificherà se i padroni di casa possono ricevere, pregando i visitatori di attendere nella hall d’ingresso. Vi sono case che hanno un salottino atto alla bisogna. In caso vi fosse disponibilità a ricevere si procederà al rituale prima descritto. Viceversa, nel caso in cui padroni di casa non potessero ricevere in quel momento, il maggiordomo restituirà il biglietto da visita, garbatamente farà presente il momentaneo impedimento dei padroni di casa ed incaricherà il valletto affinché accompagni alla porta i visitatori non attesi.

Un tempo, nelle case ove si davano veglie di gala o feste da ballo, una delle porte laterali della hall d’ingresso apriva su di un gabinetto di servizio, una stanza arredata in modo decoroso, ma non eccessivo. Vi erano una macchina da cucire, delle poltroncine ed una psiche basculante a tutt’altezza. Infatti l’ambiente veniva adoperato per le piccole riparazioni ai vestiti che dovessero occorrere in seguito ad inconvenienti occorsi durante un ricevimento elegante. Vi era qui una sartina a disposizione dei signori o delle signore i cui abiti avessero avuto bisogno d’un intervento per una sopravvenuta scucitura, un bottone staccatosi, una smacchiatura d’emergenza. Da questa stanzetta s’accedeva al gabinetto da toeletta, ove una cameriera era pronta ad acconciare qualche capello in disordine o le signore avessero modo di ritoccare il trucco. In mancanza del personale di servizio sarà il gentiluomo stesso a ricevere gli invitati, facendo un elegante baciamano alle signore e salutando, di poi, i signori, il tutto sempre in ordine d’età. Le autorità ecclesiastiche devono essere sempre salutate per prime. Solo ai vescovi si bacia l’anello.


La porta in asse con il portone di casa s’apre su quelli che sono gli ambienti di rappresentanza veri e propri. Dopo la hall d’ingresso vi sarà un primo salotto servente la sala ballo. In questo salotto si affacceranno altri vani. Uno di questi sarà il salottino del te o del caffé. Qui vi sarà un divano e delle comode poltrone, dove sorbire il caffè dopo mangiato o bere il tè pomeridiano. Vi sarà, in posizione assolutamente non centrale, un comodo tavolino su cui sarà collocato il vassoio con la caffettiera, la zuccheriera e le tazzine. Le tazzine saranno di fine porcellana, la caffettiera e la zuccheriera possibilmente in argento od in sheffield, mai in porcellana. Nessun servizio importante da caffè o da tè ha la caffettiera, la teiera o la zuccheriera coordinate in porcellana. I tovagliolini, possibilmente ricamati con le iniziali della padrona di casa o quelle dei padroni incrociate tra loro saranno adagiati vicino al vassoio, ma su di esso. Ai muri troveranno collocazione un buon numero di sedie foderate della stessa stoffa che riveste il divano e le poltrone, da utilizzarsi in caso in cui gli ospiti siano numerosi.



Da questo salottino si accederà alla sala da pranzo. Vi sono case in cui ve ne sono due, una per l’uso quotidiano ed una per le occasioni più formali. Personalmente non concordo con ciò, il gentiluomo non desina in modo più o meno formale: egli è sempre sé stesso, pertanto o che sia solo, con la sua Dama, o con numerosi ospiti per un pranzo di gala, siederà nella medesima sala da pranzo. Qui saranno collocati mobili atti a conservare i servizi da tavola in porcellana, in argento, in sheffield, in ottone con placcatura argento, mai in acciaio. Di quest’ultimo metallo sono solo la coltelleria e la posateria da cucina. E’ bello vedere la posateria da tavola con incise le iniziali dei padroni di casa o, per chi avesse servizi di famiglia, con quelle dei propri antenati. Anche lo stemma inciso è permesso. Trovo però che, ove sia possibile, è assolutamente più bello e ricco far rappresentare le iniziali o lo stemma a sbalzo.

Particolare attenzione dovrà essere fatta alla quadreria di questa sala. I dipinti, meglio se ad olio, rappresenteranno nature morte con selvaggina, con frutta, divinità ed amorini che banchettano, dejeuner sur l’erbe ed altri soggetti similari. Sono consentite vedute di paesaggi, ma sempre amene. E’ auspicabile che si vogliano evitare vedute di architetture classiche, ruderi ed ancor peggio tempeste, navi in mari burrascosi e consimili che mal s’accompagnano al desinare. I quadri degli antenati saranno collocati in altri ambienti come si vedrà appresso, quelli di soggetto religioso troveranno appropriato luogo nella cappella o nelle camere da letto: il ristoro dello spirito non c’entra nulla con il ristoro dello stomaco.

Dei tovagliati, del servizio di tavola, delle suppellettili di questa stanza, del convitato di pietra e di quant’altro attinente ai pasti, si dirà nel capitolo dedicato al pranzo serale nel titolo "Le relazioni sociali del gentiluomo".



Dalla sala da pranzo si accederà al fumoir o smoking room. Questa stanza è particolarmente cara al gentiluomo. Terminato il desinare egli vi si ritira con i propri amici per fumare e discorrere, mentre le signore continueranno le conversazioni muliebri nel salottino del caffé. V’è chi critica quest’uso trovando più cortese nei confronti delle Dame il rinunziare al fumo per conversare amabilmente con esse. Non concordo con ciò, in quanto le gentili signore amano ogni tanto star tra loro per raccontarsi piccoli segreti o disquisire d’argomenti squisitamente femminili: moda, trucco, problemi dei figli, gossip e altri sublimi misteri, conversazioni di cui la presenza degli uomini le priverebbe, causa l’innata riservatezza che le signore possiedono riguardo al mondo muliebre. Nella saletta per il fumo gli arredi saranno assolutamente maschili, comode berger in pelle scura dallo schienale alto e dalle orecchie avvolgenti offriranno la seduta ai convitati del padrone di casa. I posacenere saranno in numero adeguato e sempre capienti. Accendisigari da tavolo saranno sparsi un po’ ovunque. Le collezioni di pipe del padrone di casa troveranno invece migliore collocazione nella biblioteca, luogo in cui normalmente egli fuma quand’è da solo. I quadri raffigureranno scene di caccia, partite di cricket, momenti di tornei di golf. Un rifornito mobile bar conterrà cognac, brandy o whisky pregiati. Meglio servirli da caraffon in cristallo anonimi. Il pregio di questi distillati non è l’etichetta sulla bottiglia, ma il contenuto. Inoltre, i gusti del padrone di casa saranno così squisiti che attingere alla sua riserva rappresenta da solo un interesse per gli ospiti. Il gabinetto per fumare, ove non dovessero esservi nella casa sale destinate all’uopo, potrà accogliere coppe e medaglie del padrone di casa vinte in competizioni sportive o trofei di caccia.



Rientrando nel salotto servente la sala da ballo e prima di visitare questa, troveremo, sul lato opposto alla porta del salottino del caffé, un salotto in cui possano discorrere coloro che non amino i balli, o pur amandoli vogliano riposare qualche minuto. Sarà questa una sala sufficientemente ampia ed atta a contenere due o tre angoli di conversazione. Ogni angolo comprenderà un divano ed alcune poltrone con braccioli, tra le poltrone ed i divani saranno posizionati dei guéridons, o servitori muti, su cui saranno collocate delle lampade e dei posacenere. L’abitudine moderna di collocare dei tavoli al centro degli angoli conversazione non ha un riscontro nella tradizione dell’arredamento d’una dimora elegante: nel chiacchierare, infatti, non v’è necessità di piani d’appoggio; i guéridons, vicino le sedute, sono sufficienti per il posacenere ed eventualmente per poggiare il bicchiere. Alcuni vi collocano riviste o addirittura libri d’arte. Un abitudine sconveniente, in quanto il luogo atto alla lettura è la biblioteca. Ove la dimora non avesse un ambiente apposito, un angolo del soggiorno sarà sufficiente. Il gusto e la cultura del gentiluomo non si misurano dal quantitativo di volumi e di periodici posati sui tavolini. Lungo i muri di questa sala di conversazione saranno posizionate delle sedie imbottite che potranno essere utilizzate nel caso vi siano numerosi ospiti.



Entriamo finalmente nell’ultimo degli ambienti di rappresentanza che dovrebbero contraddistinguere la casa ideale d’un gentiluomo: la sala da ballo. Sovente quadrata, per permettere a più coppie di volteggiare, ma anche rettangolare, normalmente si tratta dell’ambiente più ampio della casa. Le volte sono le più alte, addirittura a doppia altezza. Ciò era possibile quando ancora era libero il padre di tutti i lussi, lo sfarzo. Mentre i figli sono stati accettati dal regime globalizzato in cambio della loro anima, il fiero genitore è stato condannato senza appello ed oggi, se e dove sopravvive, deve tenersi nascosto. Nei casi migliori, in questo ambiente s’affacciano balconate per chi volesse godere dello spettacolo dei balli senza parteciparvi. La mobilia è scarna, ma preziosissima. Un pianoforte a coda od a gran coda fa bella mostra di sé. Divani a muro e poltroncine senza braccioli in gran quantità sono gli unici mobili. Ai muri bellissime specchiere con ricche cornici in foglia oro riflettono la luce dei lampadari in cristallo, che non possono avere meno di ventiquattro luci. L’ambiente, difatti, dev’essere illuminato a giorno. Consolles in foglia oro, o comunque di pregiata fattura, saranno d’appoggio a preziosi vasi e soprammobili. Purché non trascenda nell’esagerazione, l’eccesso è permesso, anzi gradito. Dopotutto si tratta di una sala che non si apre tutti i giorni ed il suo lavoro è anche nel contribuire ad imprimere nella memoria dei partecipanti tutte celebrazioni che vi hanno luogo. Il colore dei muri di queste sale normalmente è sui toni dell’azzurro; ma ve ne sono anche di rosse bellissime; meno usuale è il giallo oro. Le stoffe che ricoprono le imbottiture delle sedute in talune ricche dimore sono intessute in filo d’oro zecchino, il che conferisce una brillantezza senza pari ai tessuti che risplendono sotto le luci dei lampadari. Questa sala non è assolutamente destinata alla conversazione e il suo uso sarà limitato alle sole feste da ballo o a concerti.

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