Oggetto: Cappotto per Smoking

Gianvittorio Moscato

da Vasto, mercoledì 18 gennaio 2017 alle ore 14:48:41

Illustre Gran Maestro, 

approfitto nuovamente del vostro prezioso tempo per porre una questione che mi provoca una sorta di déjà-vù perchè forse già trattata nel vecchio Castello ma non sono riuscito a ritrovarla. 

Volevo un approfondimento sulla scelta del cappotto da abbinare allo smoking. Come da voi spesso ricordato è ben chiaro a tutti i cavalieri che la scelta è molto limitata sulla gamma cromatica che deve essere necessariamente scura. Personalmente non preferisco il blu di mezzanotte in quanto l'abbinamento nero-blu sui tessuti non lo vedo particolarmente felice salvo rarissimi casi. (revers neri su giacca da sera blu)  


Dunque gradirei una vostra illuminazione su tessuti ed eventuali modelli specifici. 

Come vede l'estensione del bavero in seta anche al cappotto? E a prescindere da questo ultimo dettaglio,  l'uso di un modello, anche sul soprabito, di richiamo alla giacca,  quindi monopetto revers a lancia fortemente aperto sul petto? 


Approfitto dello spazio per augurarle un buon anno, la seguo sempre con dedizione in tutte le sue pubblicazioni anche su altri felicissimi mezzi di comunicazione.


Cordiali saluti


Gianvittorio Moscato



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Giancarlo Maresca

Egregio signor Moscato,

se ci si reca a una serata importante, dall'autunno alla primavera bisogna uscire necessariamente col soprabito. Anche se la temperatura consentirebbe di indossare il solo smoking, vedere a dicembre un uomo uscire dal taxi e recarsi verso il palazzo o il teatro di destinazione col solo abito è cosa triste, meschina, indegna della civiltà che dovremmo sentirci orgogliosi di rappresentare. Quale sarebbe il motivo per non indossare un cappotto? Risparmiare cinque scudi di guardaroba o dieci minuti di fila per raggiungerlo? Economia e fretta possono andare bene per i giovani che viaggiano in low cost, non per un gentiluomo che fa vita di società. I Suoi dubbi sono comunque ben motivati, perché la cravatta nera non solo richiede spesso il soprabito, ma gli impone anche severe condizioni. Quelli più adatti risultano quindi così specializzati da non avere un uso valido al di fuori della sera formale. L'unico capo che può andare bene anche di giorno è il tabarro, interamente nero e con collo di velluto. Lo smoking, però, non deve mai sembrare il frac dei poveri e il primo problema del tabarro è che sembra un po' scimmiottare il mantello da gran sera, anche se quest'ultimo è più lungo, foderato, guarnito al fondo e spesso con mantellina. Utilizzando la lobbia al posto di cilindro, guanti grigi invece che bianchi, e rinunciando alla sciarpa bianca, si evita di apparire un cafone ed anzi si possono ottenere effetti convincenti. Specialmente se fa veramente freddo, situazione in cui il tabarro è insuperabile e verrà invidiato. Il secondo problema del tabarro è che richiede una gestualità particolare per metterlo, toglierlo, lanciarne un lembo sulla spalla opposta per chiuderlo, entrare in auto e muoversi in ambienti stretti, dove la sua abbondanza (rispetto a un cappotto richiede due metri di tessuto in più) può far danni. Insomma per guidarlo senza andare a sbattere nella figura dell'imbranato ci vuole una vera e propria patente di guida, e chi ancora non la possiede è meglio che faccia pratica di giorno e non di sera.

Il pezzo con cui non si sbaglia è un chesterfield doppiopetto in cachemire nero, come quello indossato da Clark Gable nella foto del 1941 pubblicata qui sopra. Questa o altre soluzioni, anche a petto singolo, non hanno molto da guadagnare da un’apertura profonda. Molto più intenso, quindi adatto alla sera, risulterà in capo con vita alta e lunghezza sotto il ginocchio. Naturalmente attrezzi di questo impegno non possono varcare l’uscio di casa senza cappello e guanti. Ancora più sfarzosa la soluzione con bavero in pelliccia di castoro o astrakan, che obiettivamente si lascia ammirare. A questo proposito ho nel cassetto un progettino mai realizzato, ma che potrebbe funzionare. Immagino un cappotto doppiopetto a lancia nero matto a tre coppie di bottoni, spacco dorsale con martingala, realizzato in melton di cachemire nero con paramonture in “spazzolino”, lo splendido cachemire di Agnona finito a orsetto. In pratica un cappotto con baveri in pelliccia in cui però non la pelliccia è sostituita dal suo equivalente tessile.

Nell’immensa antologia dell’età classica troviamo anche colli da sera in velluto, che non hanno avuto alcun successo. Non mi risulta che siano mai stati usati dei baveri in seta, probabilmente perché avrebberio creato confusione con la marsina. Ora  è tardi per provare a introdurli, a meno di essere stilisti. Se la propria cifra personale è l’understatement, meglio adottare il monopetto, leggermente sopra il ginocchio. Il tessuto sarà sempre un puro cachemire con lavorazione melton e non beaver, che è troppo lucida. Più tranquilli i notched lapel, non certo da scartare i peack lapel.

Cavallereschi saluti
Giancarlo Maresca

da , domenica 22 gennaio 2017 alle ore 12:59:37
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