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TAMARA DE LEMPICKA
di Massimiliano Mocchia di Coggiola
Dal sito www.whipart.it


Gli anni tra il primo ed il secondo conflitto mondiale, quei "folli anni '20", sono stati palcoscenico di decine e decine di scandali, storie più o meno romantiche, tragedie, follie estetiche di ricchi eccentrici, scrittori, pittori...

Tamara de Lempicka, regina della mondanità parigina, acclamata pittrice alla moda, femme fatale di successo, abbisognava ancora di pubblicità - specie in Italia, dove faticava ad affermarsi. Nel 1925 aveva difatti allestito una disastrosa personale nella galleria d'arte del conte Castelbarco, il quale probabilmente la presentò a Gabriele d'Annunzio, poeta guerriero che ora tutti chiamavano "Comandante", con sua gran libidine consequenziale.

Il Vate, già anzianotto, cieco da un occhio, calvo praticamente dalla nascita, e di statura non proprio felice, aveva tuttavia il fascino del genio, e della ricchezza; oltretutto, abituato sin da giovane alle più estenuanti avventure galanti, gli dovette sembrar facile impresa la conquista di quella giovane pittrice polacca, tanto attraente quanto infelicemente sposata, desiderosa di ritrarre il Comandante così da dar lustro al proprio nome anche in quel paese che amava tanto, l'Italia.
Si sa che Tamara fu ospite al Vittoriale almeno due volte; del primo soggiorno non si sa nulla, e s'immagina sia stato brevissimo. Ma del secondo si sa ogni cosa, grazie specialmente al diario della cameriera personale di d'Annunzio, tale Emilie (o Amelie o Emile) Aélis Mazoyer, di origine francese: ella teneva un diario dettagliatissimo, nonché segreto, registrante ogni cosa capitasse al Vittoriale.

Anzi, grazie a lei, ed al carteggio ripubblicato da Franco Maria Ricci nel 1977, fu Tamara stessa a chiedere al Comandante di ospitarla - cosa che lui non si fece certo ripetere due volte. Ora, è bene comprendere che Aélis, così come anche le poche altre donne presenti in pianta stabile nella augusta dimora dannunziana, era amante del Vate - e spesso veniva coinvolta in giochi a due o più protagoniste - sebbene la cosa le spiacesse alquanto.

Secondo le parole di Aélis, l'arrivo della "Polacca" (così si riferisce a Tamara, in maniera piuttosto spregiativa, chiamandola anche come "la cammellona") avrebbe liberato lei e le poche altre signore e signorine dalle boccaccesche attenzioni del padrone di casa.
Le cose non si svolgono però nei termini sperati, sebbene la Mazoyer faccia costantemente il tifo per d'Annunzio; Tamara civetta, ma non si concede. Adduce svariati motivi: teme la sifilide, poi dice pure di non sentirsi pronta per il poeta. Invero, ebbe a definirlo "orribile nano in uniforme", ma la correttezza prima di tutto: caro signor d'Annunzio, scusate ma ho mal di testa.

E il Comandante si irrita sempre di più, giorno dopo giorno. Tamara non riesce a fare il ritratto tanto sperato, ed il Vate, nonostante l'aiuto di varî espedienti (il giretto in automobile, il giretto in aeroplano, la cocaina, l'assalto furioso a base di denudamento e conseguente strusciamento su di una Tamara vestitissima - la qual risponde al Vate, che domanda "posso venire?" - "Sì, ma vestito"), finisce per infuriarsi quando la pittrice osa ipotizzare che forse lui non parla mai del ritratto avendo timore del prezzo.

Tamara è malvista da tutti, al Vittoriale: la si fa mangiare da sola con varie scuse, e se qualche domestico o qualche ospite deve andare a trovarla, lo fa assai malvolentieri. La Mazoyer la odia tanto da imputarle degli assurdi furtarelli in giro per la villa, e resta indignata nel constatare che la "cammellona", andandosene, non ha restituito i gioielli donatile da d'Annunzio, dal valore complessivo di 25 mila lire (almeno 15 mila euro di oggi).

Ingenuità o furberia finita male? Certo è che Tamara de Lempicka, la donna che amava uomini e donne indifferentemente (la sua prima amante fu Ira Perrot, modella), dichiarò qualche decennio dopo "Forse feci male a non concedermi". D'Annunzio aveva forse contato sul suo fascino lesbo? Del resto, era stata arcinota la sua storia d'amore con un'altra pittrice dalle tendenze omosessuali, Romaine Brooks. Lei però gli aveva fatto ben due ritratti.

Bibliografia:
AA.VV., Tamara de Lempicka e Gabriele d'Annunzio (più un carteggio scelto) dal diario di Aélis Mazoyer, edizioni ES, 2006.
C.A. Giunta, Aelis, edizioni Neri Pozza, 2003.

Immagini:
1 - Tamara de Lempicka negli anni '20.
2 - Andromeda, 1929.
3 - Ritratto della duchessa de La Salle, 1929.
4 - Due donne, 1928.
5 - Fotografia di Gabriele d'Annunzio con dedica a Tamara de Lempicka.
6 - Lettera del Vate a Tamara (i due comunicavano in francese).
7 - Aélis Mazoyer.
8 - Ritratto di Gabriele d'Annunzio (di R. Brooks), 1912.